#LitBlogStorm: l’ordine nel caos
La rubrica che si inaugura oggi è il frutto di un evento recente.
Il Festivaletteratura 2012 ha deciso quest’anno di aprire una nuova via, provando a coinvolgere i blogger letterari. Mercoledì prossimo ConAltriMezzi – altro lit blog coinvolto – racconterà che cosa è accaduto a Mantova.
Un tempo la lettura era un’attività solitaria, dall’avvento di internet qualcosa si è aggiunto: la condivisione. Condividere opinioni sui libri ha aperto scenari prima impensabili sia per le case editrici che per gli scrittori, permettendo al lettore di divenire protagonista da utente passivo quale era nell’epoca precedente. Nel contempo l’editoria vive da alcuni anni la diffusione capillare delle scosse telluriche digitali: il nostro rapporto con i libri e con l’informazione sta mutando con celerità. La lettura oramai non è più immune dalle nuove tecnologie, si pensi ai tablet oppure agli smartphone o agli ereader: possiamo affermare con sicurezza che la lettura è uguale a qualche decennio addietro? La lettura sta diventando qualcosa di differente, non esistono soltanto nuovi mezzi, ma è, ripeto, la lettura stessa a subire un’evoluzione. La multimedialità concentra e amplifica, affiancando informazioni, immagini e video – per ora, e in futuro? Alcune sperimentazioni non ancora in commercio promettono profumi… –; la multimedialità converge le opinioni in forme nuove: oggi i blog letterari sono perlopiù testo online con qualche immagine a corredo, immaginiamo un domani che cosa potrebbe accadere, rendendo i contenuti più densi, colorati, ricchi di informazioni: una lettura che vira nella scelta di un continuo multitasking dalle infinite occasioni di aggiornamento (un nome di donna che trova in un link la sua origine nella storia e/o nel mito, un evento che si fa raccontare da un video, un oggetto che si lega ad altri oggetti associando significati indipendenti dalla trama d’un romanzo, ecc.).
Le opportunità di espressione si stanno moltiplicando, il lettore vive una nuova democrazia partecipativa, influenzando il mercato editoriale e la sua vita medesima (si legga, fra gli altri, Cultura convergente di Henry Jenkins, edizioni Apogeo). Il lettore non è più passivo, interviene nel dibattito culturale, costringendo gli addetti ai lavori – scrittori inclusi – a tenere in considerazione con serietà le parole di Paul Klee: «Deve ben esistere un terreno comune a profani e artisti, un terreno sul quale sia possibile un incontro, sul quale l’artista cessi di apparire qualcosa di estraneo. E appaia invece come un essere che al par di voi, non richiesto del suo parere, è stato gettato in un mondo proteiforme, in cui bene o male gli tocca raccapezzarsi».
L’evoluzione biologica della lettura è a un bivio e i blog letterari cercano di sondare il terreno alla ricerca dei segni della nuova era. I lit blog non sono soltanto cumuli di recensioni, di più, altresì militanti osservatori dell’attualità editoriale. Un processo di evoluzione deve essere un sistema aperto, disposto a innovarsi strada facendo, aggregando persone e metodi, mettendo in discussione tradizioni, per quanto recenti.
La complessità ha le sue origini nella semplicità, non è retorico affermarlo, a parlare sono i fatti del nostro quotidiano e gli studi, si pensi a Robert Axtell o a Mark Buchanan, la lista sarebbe lunga. I blog letterari stanno vivendo una fase ancora caotica, generando ambiguità e talvolta pressappochismo, l’intento dell’incontro di Mantova era porsi alcune domande, che sono numerose. Tra ordine e caos non è ancora facile muoversi. Noi vorremmo, assieme ai lit blogger e ai lettori, individuare le tracce indelebili nella superficie digitale, i segni della nuova era, le suggestioni da raccogliere per interpretare il presente, per poi scendere magari in profondità, nel derma delle questioni. Un’illusione o un obiettivo possibile?
“Ricondurre qualche cosa di ignoto a qualche cosa di conosciuto alleggerisce, acquieta, appaga, infonde inoltre un senso di potenza. Con l’ignoto è dato il pericolo, l’inquietudine, la preoccupazione – l’istinto primo mira a sopprimere questi penosi stati d’animo. Primo principio: una spiegazione qualsiasi è meglio di nessuna spiegazione... L’istinto casuale è dunque condizionato e stimolato dal sentimento della paura.”
[Crepuscolo degli idoli di F. Nietzsche]
La discussione continuerà non solo nei blog, anche sui social network, in particolare su Twitter utilizzeremo l’hashtag #LitBlogStorm
Dal porto hanno già salpato per l’oceano alcuni blogger letterari, in ordine alfabetico:
Alberto Bullado: ConAltriMezzi, Scuola Twain
Andrea Coccia: Il Post, staff Festivaletteratura
Patrizio D’Amico: Il Tropico del Libro
Marta Malengo: Personal Librarian
Rodolfo Monacelli: Criticaletteraria.org
Morgan Palmas: Sul Romanzo
Giacomo Raccis: La Balena Bianca
Carlotta Susca: ipool.it
Appuntamento a mercoledì prossimo nel blog ConAltriMezzi.
Nel caso siate interessati a questi temi, vi chiediamo di spargere la notizia e commentate sotto con i link nel frattempo se dedicherete nei vostri blog qualche articolo, sarà nostro onere creare una lista di post dedicati. Grazie.
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Commenti
"L’evoluzione biologica della lettura è a un bivio e i blog letterari cercano di sondare il terreno alla ricerca dei segni della nuova era"
Io trovo che la parola evoluzione sia particolarmente azzeccata. Ed e' evoluzione nella lettura e nella scrittura, nel modo di essere lettori e scrittori.
Da quando ho cominciato ad avere un blog e a immergermi nella rete, a volte rimanendone intrappolato, la crescita dei blog letterari, se vuoi, l'evoluzione, e' stata evidente.
La domanda e': sono davvero cosi' maturi i blog letterari italiani da poter sondare il terreno, esplorare, e scoprire i segni di questa nuova era?
Da soli non ce la si fa. Bisogna creare una rete. E questo vale per il lettore, per l'autore e, in questo caso, per il blogger.
Ciao Arturo, ne parlavamo diversi mesi fa, se ricordi: di rete necessaria. Poi, ho dovuto impegnarmi su un altro fronte, ma ora, grazie anche alla forza di nuove energie, credo che si possa riprendere il discorso. L'evoluzione è stata evidente, sì. Non so se sono maturi, tuttavia per capirlo dobbiamo metterci a confronto, in tanti, solo in questo modo lo capiremo. Tu, Arturo, sei uno di quelli che potrebbe contribuire con concretezza al progetto, ancora all'inizio, se vuoi ti fornisco qualche dettaglio ulteriore.
Da soli non ce la si fa. Già.
Come un feedback cellulare di condivisioni estreme e pregnanti il concetto di evoluzione della forma blog diviene fondamentale. Se ne parla anche sul sito di k.Lit (non linko perché, come un ufficiale sabaudo, sono ligio alla netiquette).
Un saluto a Morgan e ad Arturo.
1 - Mi chiedo fino a che punto potranno resistere i blogger. Cioè, parliamoci chiaro, uno facendo il blogger non campa di certo, e questo è tautologico. E allora di cosa vive tutto questo magmatico mondo in cui state cercando di mettere ordine e a cui state cercando di dare una forma? Di passione, immagino, di amore per la letteratura (nel caso specifico dei blogger letterari), di tempo sottratto ad altro, visto che, immagino, il blogger lavori alla sua creatura nel tempo libero, quando cioè il lavoro che lo mantiene effettivamente gli concede gli spazi. E allora, vi chiedo, non è che dopo un po' ci si stuferà? Quando la passione verrà meno (sperando non accada) come andranno avanti i blog? Quanto sarete/saremo disposti a lavorare (lavorare= leggere, studiare, ché certo uno non scrive un post sul nulla, prima si documenta, approfondisce, ecc.) praticamente gratis? E, a questo punto, mi viene in mente un altro quesito, che riguarda specificatamente "la cultura in rete" e che è legato alle domande soprastanti: non è che la possibilità offerte dalla rete e dalle nuove tecnologie contribuisca a diffondere una pericolosa e dannosa idea, quella per cui chi vuole lavorare a contatto con la cultura (i libri, la letteratura ecc.) debba adeguarsi a farlo gratis? Perché tanto un povero disperato che componga pezzi e articoli lo si trova ovunque?
2 - Non è che ci sia troppa offerta? Internet è libero, è vero. Però «tu libero di scrivere», «io libero di non leggere». Voglio dire, tutta la massa di articoli, post, parole, lettere, e oggetti e linguaggi elettronici chi la legge? E non dico chi clicca su un link, ma chi, effettivamente, legga tutto un post. Per chi, in ultima istanza, scriviamo? Per noi stessi? C'è un effettivo riscontro?
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