Letteratura cinese: una forza e una debolezza che pochi conoscono
La letteratura cinese è al centro di quello che potrebbe configurarsi un nuovo caso nel mercato editoriale a livello mondiale, a causa di una contraddizione che sembra sorprendere.
Alcuni dati
In un recente articolo, apparso su ShangaiDaily.com, l’autore Yao Minij va direttamente al cuore del problema, citando espressamente alcuni dati:
«Solo l’8% dei titoli venduti in Cina lo scorso anno (1 milione e 600 mila per l’esattezza) sono stati opera di narrativa e, mentre più di 10 mila titoli hanno ottenuto opzioni di acquisto dei diritti di pubblicazione all’estero, soltanto in pochi casi questi libri sono effettivamente giunti sugli scaffali delle librerie dei lettori».
Questo genera, secondo Cixin Liu, che con la traduzione inglese del suo romanzo The Three-Body-Problem ha venduto 110 mila copie, una situazione contraddittoria perché se l’interesse per gli operatori del mercato sembra alto, questo va a collocarsi «in un mercato globale dove gli autori cinesi sono sconosciuti e, anche quando i loro libri vengono tradotti, l’interesse dei lettori resta molto basso».
Quali le cause?
Difficile individuare le cause precise di questa situazione, ma una prima spiegazione è giunta da Karin Betz, traduttrice in tedesco dal cinese fin dal 2008, per la quale la responsabilità principale potrebbe essere degli editori occidentali che si avvicinano alla letteratura cinese convinti di poter trovare «un Haruki Murakami cinese».
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La stessa Betz, però, individua anche altri fattori legati alle abitudini di lettura in Occidente: «I romanzi cinesi tendono ad essere lunghi e non sono percepiti come “moderni” dai lettori occidentali». Lei stessa, ad esempio, dichiara di non aver mai visto un romanzo cinese che nella traduzione tedesca fosse al di sotto delle 400 pagine.
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E aggiunge: «La letteratura cinese fa sempre molto uso di proverbi, storielle vecchio stile e nomi di personaggi storici con cuii lettori occidentali non hanno alcuna familiarità», e questo limita l’appeal dei romanzi cinesi presso il grande pubblico.
E dopo il Nobel a Mo Yan?
Sembra che questa tendenza, caratteristica della letteratura cinese, non si sia attenuata nemmeno dopo il Premio Nobel a Mo Yan nel 2012.
«Mo Yan è stata la principale porta d’ingresso nella letteratura cinese, ma non sono sicuro che il Premio Nobel abbia avuto così tanta influenza sul lettore medio»: sono le parole di Dave Haysom, editor di «Pathlight», una rivista inglese che pubblica romanzi, racconti, poesia e saggi cinesi.
Anche Karin Betz insiste in questa direzione: «Purtroppo, non vedo un grande cambiamento. Anche Mo Yan non raggiunge vendite accettabili in Germania. Almeno ora la gente sa chi è, ma non ha accresciuto l’interesse verso la letteratura cinese. Nonostante questo, però, c’è un gruppo di lettori interessati alla letteratura cinese e che vede quest’ultima come un modo per conoscere più da vicino la Cina. Il problema è che questo gruppo cresce troppo lentamente».
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Quindi, nonostante il successo sul mercato internazionale di libri ambientati in Cina, come quelli di Pearl Buck, e di autori contemporanei come Amy Tan e James Clavell, ancora oggi scrittori cinesi importanti, come Mo Yan, hanno difficoltà ad attirare l’attenzione dei lettori occidentali.
Una nuova prospettiva?
Negli ultimi anni, però, editori cinesi e aziende specializzate nella compravendita di diritti hanno unito i loro sforzi per approcciare il mercato internazionale. Lo scorso anno, ad esempio, la Cina ha inviato una delegazione di 500 professionisti dell’editoria alla BookExpo America e simili approcci sono stati seguiti anche perla fiera del libro di Francoforte e per quella di Londra.
Il problema principale resta lo stesso, dunque: come aumentare l’interesse dei lettori occidentali verso la letteratura cinese? Certo che se anche Feng Tang definisce un mistero il suo successo, i risultati su larga scala non possono che venire con lentezza.
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