La storia dei libri nel frigorifero: una bella iniziativa ad Acquaviva delle Fonti
Ad Acquaviva delle Fonti, in terra di Bari, da alcune settimane un frigorifero celeste è diventato famoso in città. Non si sa da dove provenga: la sua storia è oscura fino al giorno in cui è stato trovato in una discarica e recuperato dal gruppo di ragazzi “Ravvivàti”, che si son dati nel nome il proprio intento, i quali hanno deciso di farlo diventare una libreria pubblica sempre aperta, gratuita e disponibile per tutti.
Al frigo celeste è stato innanzitutto dato un abito nuovo: Ang, locale artista, lo rendeva più esteticamente apprezzabile, disegnando accattivanti personaggi che sfuggono alla TV e volano via grazie a palloncini fatti di libri, mentre i Ravvivàti iniziavano a raccogliere volumi da donare dalla propria libreria, da amici, da parenti, regalati dalla biblioteca comunale, finché hanno raggiunto un numero tale da poter inaugurare la postazione e iniziare a chiamarla FrigoBook.
La città, incuriosita e subito entusiasta, ha adottato il frigorifero comprendendo la portata innovativa e sociale dell’iniziativa: la libreria non ha lucchetti né sorveglianti fissi. Contiene libri che tutti possono prendere rispettando alcune semplici regole, come non portarne via più di uno, annotare i titoli presi e dati, donare libri propri, chiudere lo sportello, impegnarsi nel tenere i volumi ordinati.
Sembra che siano state anche tacitate le poche voci di paese pessimiste che in coro prevedevano breve vita al frigo, immaginando vandali e distruttori che avrebbero di lì a poco rovinato i libri e l’installazione (attualmente ancora in ottima salute). Il sindaco è stato chiaro nella sua esortazione: «I libri sono di tutti e tutti ne devono avere cura». Pare, dunque, che a sorvegliarli ci sia la città intera: si mormora di arzilli nonni, seduti quotidianamente alle panchine nella piazza che ospita il frigo, visti mettere in fuga chi non stava trattando bene contenitore e contenuto.
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Ora sono i cittadini, spinti da qualcosa che, secondo i Ravvivàti, potrebbe esser definita voglia di bellezza, a donare con piacere molti testi, a scrivere sul quaderno annesso messaggi inneggianti alla civiltà dei compaesani, alla semplicità di far funzionare un'idea, alla piacevolezza di leggere sui giornali e sul web di qualcosa avvenuto nel proprio paese di diverso dalle consuete negative cronache locali.
«Sono tentativi sperimentali, bisogna vedere la durata dell'iniziativa nel tempo» obiettano alcune caute voci. I Ravvivàti rispondono che non puntano all'eternità. Ogni momento ha il suo modo migliore per veicolare qualcosa, non esiste la ricetta valida per sempre. Un progetto deve comprendere il contesto e adattarsi al tipo di fruizione necessaria nel frangente presente che è sempre in divenire. Per cui oggi una spolverata all'interesse culturale può arrivare da un frigorifero celeste pieno di libri, domani da una lavatrice collegata al web nel cui oblò è possibile leggere gli e-book, dopodomani da un juke box che ad ogni moneta fa risuonare brani di letteratura. L'importante è non fermarsi, continuare a produrre idee e viverle in società.
Sembra che una città possa ritrovare intorno a un oggetto creativo un senso di civiltà, aggregazione e socialità, affezionandosi a un semplice simbolo della propria rinnovata sensibilità. Danilo Dolci scriveva: «Ciascuno cresce solo se sognato» riferendosi ai piccoli ragazzi. Forse si dovrebbe plasmare questa frase anche su una collettività di persone che può crescere solo se la si immagina migliore di quanto essa stessa crede di essere. Scoprirà così che può decidere spontaneamente e con forza di puntare sul buono che contiene.
Un altro artista, Steca, sta ora disegnando sul secondo frigo recuperato, perché la storia dei libri nel frigorifero continua.
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