“La stella nera di New York” di Libba Bray
Librerie e biblioteche sono invase da letteratura di genere fantastico, in parte riservata a un pubblico adolescente; spesso anche gli appassionati faticano a trovare qualcosa di valido. Libba Bray, autrice americana, era già sembrata a molti una scrittrice da tenere d’occhio, quando, alcuni anni fa, uscì per la Elliot la trilogia di Gemma Doyle, romanzi urban fantasy di ambientazione vittoriana tutt’altro che liquidabili come narrativa superficiale per ragazzine in cerca di emozioni tra vampiri e dintorni.
Sul finire del 2012, edita da Fazi e con la traduzione di Donatella Rizzati, esce la fatica più recente di Libba Bray, La stella nera di New York, storia tra horror e gotico, ricca di elementi interessanti, curata, interessante e non solo ascrivibile alla mera evasione a cui spesso tende il genere.
Gli Stati Uniti negli anni Venti, all’indomani della carneficina del primo conflitto mondiale, sono una società contraddittoria e affascinante: il proibizionismo impedisce la vendita ufficiale di alcolici che sono poi disponibili ad ogni angolo; la voglia di vivere è alle stelle, ma un ragazzo di colore rischia il linciaggio se si avvicina a una donna bianca; i giovani, spesso fratelli e sorelle minori di ragazzi morti nelle trincee della lontana Europa, hanno voglia di vivere e di divertirsi, oltre che di scandalizzare genitori legati a un altro modo di vivere.
In questo mondo, in cui, per la prima volta, si afferma la modernità, dal conflitto tra generazioni diverse a un immaginario basato su cinema e musica, vive Evie O’Neill, 17 anni, che, dopo l’ennesima bravata, viene trasferita dai genitori dalla sua città natale a New York, ospite dello zio Will, curatore del Museo dell’Occulto.
Per la verità, tutto questo sarebbe per lei più un premio che una punizione, visto che nella Grande Mela c’è più da divertirsi che altro, ma Evie si troverà presto nei guai per via di un potere sanguinario e spaventoso, che ha richiamato in vita senza volerlo, quello di un assassino morto mezzo secolo prima che deve finire un rituale per rievocare le forze delle tenebre.
L’autrice sa padroneggiare bene l’intreccio horror, tra suggestioni di varie culture e leggende metropolitane, e il libro piacerà agli appassionati del genere, con reminescenze anche di Stephen King e, per fortuna, niente vampiri innamorati dell’eroina di turno. Evie è un personaggio decisamente frivolo e poco attendibile, una maschietta con decisamente poco spessore, non una paladina contro le forze del male, e questo la rende simpatica.
La vera forza de La stella nera di New York sta nel saper immergere il lettore nella società rutilante e piena di voglia di vivere degli anni Venti, che tanto ha influenzato l’oggi e in cui si parlò, per la prima volta, di divertimento, adolescenza, ruolo delle donne e dei giovani, annichilita dal massacro della guerra ‘15-‘18, sospesa tra il dramma del crollo della borsa del Ventinove, l’avvento dei fascismi in Europa e la Seconda Guerra Mondiale: un mondo che rivive nitidamente nelle pagine di un libro che funziona sia come romanzo horror che come romanzo storico e cronaca di gioventù perdute, di ragazze che, come Evie, sognavano e volevano libertà e una vita senza quelle guerre che avevano distrutto la generazione precedente. Il finale è aperto, e senz’altro ci saranno degli sviluppi su questa eroina per caso, tra forze del male e la voglia di vivere senza freni che la possiede, più forte di qualsiasi presenza maledetta.
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