"La stanza di Therese" o della ricerca filosofica
La stanza di Therese (Tunué, 2017) è il nuovo libro di Francesco D'Isa, eclettico artista fiorentino, fondatore del collettivo artistico internazionale Pornsaints.org, curatore di mostre, giornalista e scrittore.
La trama è semplice. Therese, una giovane donna di cui non sappiamo praticamente nulla, né l'età esatta, né il luogo d'origine, né alcun elemento importante del suo passato, ha annunciato a parenti e amici di essere partita per un lungo viaggio, che dovrebbe portarla per un anno a spostarsi in vari luoghi del mondo, che però non intende comunicare. Tutto quello che sappiamo, in pratica, è che Therese è reduce da un serio incidente automobilistico, che le ha però fruttato anche un ricco rimborso assicurativo, quello che ora le permette di mettere in atto un suo particolare progetto: si è cancellata dai social, ha smesso di rispondere al cellulare e si è rinchiusa in una stanza d'albergo, in una città che non conosciamo, ma che non è certo Lisbona, o Parigi, dove finge di trovarsi nelle rare telefonate che ha fatto alla madre.
Perché decidere di trascorrere un intero anno di vita in un'anonima stanza d'albergo, come se fosse la cella di un carcere? Perché Therese vuole indagare sui misteri dell'universo, sull'enigma dell'esistenza di Dio e dei limiti della conoscenza, in pratica su ciò che la ossessiona da sempre.
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Periodicamente, nel corso di questa sua reclusione volontaria, scrive lunghe lettere alla sorella, unica persona con cui sembra intenzionata a voler mantenere una minima forma di contatto. In queste pagine cerca di esporle il frutto delle sue riflessioni, corredandole da numerosi ritagli di libri e giornali, da disegni e da citazioni tratte dai libri che ha portato con sè, a sostegno delle sue idee. Queste lettere ci appaiono nella forma assunta dopo che la sorella vi ha annotato a margine i suoi commenti, per rispedirle quindi a Therese.
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Agli enunciati sempre più aggrovigliati della protagonista che, seguendo il filo di ragionamenti logici, e suffragati da citazioni di eminenti studiosi, finisce però per perdersi senza scampo nella nebbia dei suoi pensieri, la sorella risponde molto spesso facendo uso dell'ironia, se non del sarcasmo, ed è questo che permette anche al lettore di restare ancorato alla realtà, e di non perdersi a sua volta nei meandri della mente della protagonista. Forse non a caso il font utilizzato per le note a margine della sorella di Therese riproduce fedelmente la grafia di Jane Austen, la cui ironia nel descrivere i costumi del suo tempo è una delle doti per cui è apprezzata ancora oggi da milioni di lettori. Il rapporto tra le due sorelle emerge pure da una serie di allusioni a episodi del loro passato comune, dalla quale si comprende come questo legame sia sempre stato difficile per entrambe.
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Difficile dare una definizione univoca di questo libro, che si presenta come un romanzo breve, ma potrebbe essere classificato come pamphlet filosofico mascherato da romanzo epistolare, e che in definitiva è stato pubblicato da Tunué, casa editrice specializzata in fumetti e graphic novel. Il fatto che l'autore sia un artista visuale accentua senza dubbio l'importanza dell'aspetto grafico dell'opera, perché le immagini sono strettamente legate al testo, che non potrebbe essere letto senza prenderle in considerazione, ma non siamo lontani dallo stile dei precedenti romanzi dell'autore.
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La stanza di Therese non è un libro di facile lettura, ma può appassionare gli amanti delle discussioni filosofiche e scientifiche, chi è in cerca di storie del tutto anticonvenzionali e chi apprezza un uso raffinato della grafica.
Per la prima foto, copyright: Stas Svechnikov.
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