La sindrome di Asperger oltre la malattia. Intervista a Franco Faggiani
La manutenzione dei sensi di Franco Faggiani, edito da Fazi, è una storia quotidiana dove le vite di due sconosciuti si incrociano dando così avvio a una profonda amicizia e a una famiglia. I protagonisti sono Leonardo: vedovo, con un passato di brillante giornalista, e un presente un po’ precario e non ben chiaro. Al suo fianco, in affidamento, arriva il solitario e taciturno Martino Rochard, orfano di padre e abbandonato dalla madre. Leonardo e Martino vivono a Milano e la scoperta che il ragazzo è affetto dalla sindrome di Asperger porterà i due a rivedere in modo completo la loro vita, i sensi e le emozioni. Ne abbiamo parlato con l’autore, presente al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Come è nata la storia deLa manutenzione dei sensi e il riuscire a trattare in modo garbato il tema della diversità?
Avevo voglia di scrivere una storia positiva, buona, ma non certo buonista, in un momento deprimente della mia vita (la casa editrice in cui avevo lavorato con passione e divertimento per vent’anni aveva chiuso i battenti da un giorno all’altro). Pensavo a possibili soluzioni camminando in montagna. In un rifugio isolato avevo incontrato casualmente un ragazzino con la Sindrome di Asperger. Un piccolo genio solitario e misterioso. Mi aveva incuriosito e così ho cominciato ad approfondire, nelle settimane successive, i comportamenti, suoi e miei. Nel tempo, entrambi ce la siamo cavata. Ho così unito le due storie.
Quelli con la Sindrome di Asperger vanno accettati così come sono e seguiti con pazienza e gentilezza e un po’ di ironia. Dunque mi è venuto naturale raccontare il tutto in modo garbato.
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Quanto delle esperienze sue personali (se ci sono) hanno influenzato la stesura del romanzo?
In buona parte Leonardo Guerrieri sono io. In passato ho fatto tutto quello che ha fatto lui, compreso il piccolo scrittore-editore self service di manualetti. Nina, la figlia di “Leo” corrisponde davvero – nella professione e nell’intraprendenza – a una delle mie due figlie, anche se nel romanzo ho accentuato i suoi comportamenti. A differenza del protagonista non sono comunque vedovo ma felicemente sposato.
Cosa spinge Leonardo, il protagonista, giornalista-scrittore in crisi e vedovo a prendersi cura di Martino, anche quando la figlia (fautrice dell’affidamento) partirà per Boston?
In linea di massima, il quieto vivere. Lui che in quel momento vive un presente da depresso non ha neanche più voglia di opporsi alle decisioni di una figlia dal carattere determinato. Poi Martino “non disturba”, è quieto, solitario, non chiede, non pretende. Insomma, un piccolo compagno di viaggio (perché Leonardo è certo che qualcuno prima o poi lo prenderà in adozione) quasi perfetto, a cui non serve dedicare tante attenzioni.
La scoperta, alle scuole medie, della Sindrome di Asperger che affligge Martino, quanto destabilizzerà l’armonia che lui e Leonardo avevano pian piano costruito?
Alla scoperta della Sindrome Leonardo Guerrieri rimane spiazzato, non sa cosa fare e soprattutto prevede altre complicazioni in arrivo. Poi però si accorge che nella loro quotidianità, nulla cambia, la vita scorre quasi piatta e apatica, come prima. Anche se cominciano a fermentare i primi sintomi di una ripresa, di un cambio di vita. Che si concretizzano quando Martino diventa oggetto di atti di bullismo. Leonardo scopre, quasi con sorpresa, che anche il suo affetto latente per Martino sta prendendo corpo.
A un certo punto Leonardo e Martino lasciano la città e si trasferiscono a vivere in montagna, a Cesana Torinese. Cosa rappresenta per loro questa nuova località? Un semplice cambiamento di luogo o una trasformazione emotiva e umana?
La nuova località, e in particolare la loro casa isolata tra boschi e pascoli, inizialmente è vista dai protagonisti come un luogo protettivo, un luogo in cui rinchiudersi e lasciare fuori il mondo con tutte le sue cose negative. Poi, grazie all’ambiente naturale e al rapporto con altre persone che vivono in sintonia in quei posti magici, le barriere fisiche e soprattutto mentali, cadono. Leonardo Guerrieri si libera di rimpianti e orpelli inutili. Martino invece si adatta subito e meglio, perché lui è un ragazzino diretto, che va subito al sodo, senza fronzoli.
Le parolemanutenzione dei sensi possono essere viste come un reciproco prendersi cura del proprio io attraverso il prendersi cura degli altri?
La manutenzione dei sensiinizialmente va intesa alla lettera. Martino ama andare nel bosco, specie al buio, per annusare, toccare, ascoltare i fruscii, le rugosità, le morbidezze della natura. Poi si trasforma pian piano nella manutenzione dei sentimenti.
Martino parla poco, spesso smozzica le parole e sembra assente, però a volte esprime quello che dice con brevi frasi e gesti. Cosa rappresenta questo modo di fare?
Quello di Martino è il comportamento tipico degli adolescenti con la Sindrome di Asperger.
Loro sono, in genere, così, anche se non mancano naturalmente le eccezioni. Martino, nella storia, è la somma di diversi comportamenti dei ragazzi con la Sindrome di Asperger che ho conosciuto nella fase di documentazione. Per circa un anno, prima di iniziare a scrivere, ho parlato con genitori, ragazzi e neuropsichiatri. Posso dire che i complimenti maggiori sulla storia li ho ricevuti proprio da chi ha a che fare con la sindrome . Una ragazza Asperger, dopo aver letto il romanzo, mi ha mandato un lungo messaggio che ha concluso così: «mi auguro che tutti i genitori di ragazzi con la Sindrome di Asperger si comportino proprio come Leonardo Guerrieri si comporta con Martino Rochard». Mi sono commosso. Vorrei fare una precisazione: questo non è un romanzo sulla Sindrome di Asperger. Qui la sindrome è una condizione di uno dei due protagonisti, quindi non è stata posta al centro dell’attenzione, anche se poi ci si colloca in maniera naturale. Con delicatezza, appunto.
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La manutenzione dei sensiè un romanzo di formazione riguardante Martino che da bambino diventa giovane uomo e trova un senso al suo esistere grazie anche a Leonardo. È possibile parlare di percorso di formazione ad una nuova paternità e anche giovinezza per Leonardo?
Leonardo sicuramente deve molto, moltissimo, a Martino. È lui, “il suo ragazzo”, come lo chiama, con la sua schiettezza e le sue domande dirette a risvegliarlo dal torpore. È il ragazzo a riportare l’adulto a una nuova vita, ad affrontare la solitudine («I figli se ne vanno, è naturale che sia così») con serenità e consapevolezza.
Le donne sono presenti, ma lo sono in modo fugace, perché questa scelta di escluderle un po’ da tutto l’universo Leonardo-Martino?
Le donne forti della storia sono quelle che… non ci sono. Ovvero Chiara, la moglie scomparsa di Leonardo, che a volte torna a farsi viva nelle nostalgie e non più nei rimpianti, e la loro figlia Nina, che va e viene come una cometa. Altre presenze femminili sono comprimarie. Questo per focalizzare di più l’attenzione sul rapporto tra i due personaggi maschili. Non ho idea di quanti romanzi siano incentrati su un rapporto così stretto tra un padre e un figlio, a memoria direi pochi. Comunque se ci fossero state una moglie partecipe o una fidanzata a fianco di Leonardo, sarebbe stata un’altra storia e non questa.
Se dovessero fare una trasposizione cinematografica del suo romanzo, ha già pensato a chi potrebbero essere i due protagonisti?
Avevo iniziato a fantasticarci su poi ho lasciato perdere. Perché il 5 aprile è uscito un film dal titolo Quanto basta, di Francesco Falaschi, che affronta il tema tra un adulto, chef incupito, e un geniale ragazzino Asperger con la passione per la cucina. Il loro rapporto, inizialmente difficile, si trasforma in vero affetto.
Come si sente a essere presente al Salone del libro?
Mi fa un po’ effetto. Ci sono venuto per anni come lettore e acquirente compulsivo (a casa ormai i libri debordano ovunque), poi ci ho presentato un libro non mio, ora mi ci ritrovo in veste di autore. Naturalmente grazie a Fazi, l’editore che mi ha accolto con entusiasmo e considerato come se fossi un autore già affermatissimo, e prima ancora a Loredana Rotundo, la mia agente, senza la quale sarei ancora a scorrere con la punta dell’indice le Pagine Gialle alla ricerca della “voce” Editore, subito sotto Edilizia.
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Sta lavorando a qualche altro romanzo?
Sto facendo una cosa da pazzi. Sto scrivendo le prime trenta-quaranta pagine di due romanzi molto diversi tra loro per ambientazione, periodo, trama, Paesi, usanze, periodi storici. Mi sono dato anche un tempo limite, fine agosto, che è un’altra follia. Naturalmente sono storie a cui penso da molto tempo, “vedo” già le sequenze, come fossero film, ben chiare e dettagliate in testa.
Ma mi vanto, anche se il verbo è esagerato, di avere la “capacità” di scrivere ovunque e in qualsiasi condizione. Non ho necessità di un posto riservato e silenzioso. Riesco a concentrarmi e a isolarmi anche su un autobus affollato o a un concerto e non ho bisogno di cuffiette. Quindi anche i ritagli di tempo sono tutti buoni. Questa capacità mi viene dall’aver fatto per molti anni il giornalista per giornali di tutti i tipi, in un’epoca ormai scomparsa dove i capiredattori ti chiamavano a qualsiasi ora e ovunque tu fossi e ti chiedevano, anzi ordinavano, un pezzo di quattro cartelle “fatte come si deve” entro mezz’ora. E non c’era scampo.
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