“La festa dei limoni” di Marco Braico racchiude l’essenza della vita
La festa dei limoni (edito da Piemme) di Marco Braico racchiude l’essenza della vita. Il caso di questo romanzo è davvero singolare, un longseller venduto grazie al passaparola che di bocca in bocca ha testimoniato la bellezza di questa storia vera – a lieto fine – di tenacia e di voglia di vivere.
Nel 2011 l’insperato traguardo di 12mila copie con una piccola casa editrice (Effatà) poi il corteggiamento dai big dell’editoria e ora il successo che porta questo libro (e il suo autore) su e giù per l’Italia, dopo essersi aggiudicato anche diversi premi letterari. Perché? I lettori desiderano conoscere storie di questo genere – assai ben raccontate tra l’altro – dove la vita e la morte si fronteggiano nella quotidianità più scontata e quindi più bella, perché più vera.
Braico è un professore piemontese, con origini lucane: in questo romanzo racconta la storia di Gabriele, il suo alter ego, spiritoso, brillante, sempre allegro, cui un giorno viene diagnosticata una grave forma di leucemia. Inizia quasi senza rendersene conto il percorso-calvario in ospedale, tra speranza e sconforto, tra riprese e scivoloni. In mezzo a tutto ciò ci sono le terapie, le infermiere generose pagate quanto un bidello a scuola, le partite di calcio da guardare alla tv in reparto con gli altri malati, i sogni, gli incubi, il pianto e la gioia. E poi la perdita dei capelli, del gusto, della forza, l’impossibilità di vedere suo figlio, i suoi studenti. Marco-Gabriele riesce a combattere questa battaglia e a vincerla grazie alla forza di volontà, all’ironia: gioca, scherza, ride, piange, si arrabbia e si aggrappa alla vita, mettendosi a nudo per riprendersi ciò che è suo. Per questo La festa dei limoni conquista sin dalle prime pagine, fa riflettere senza sfoggio di retorica, diverte, commuove. Abbiamo chiesto a Marco Braico di spiegarci il suo successo.
Come si sente a distanza di tempo dalla stesura del romanzo? Sente di aver raggiunto l’obiettivo?
Sicuramente la scrittura mi ha aiutato a uscire fuori dai rovi del mio animo, durante e dopo la malattia. Ha avuto un effetto terapeutico. Ho potuto mettere a posto i pezzi dal puzzle. Se vogliamo metterla così, diciamo che ho raggiunto il mio obiettivo. Ma poi ci sono tanti micro-obiettivi che riesco a raggiungere grazie alle presentazioni che faccio in giro per l’Italia. Raccolgo donazioni che vengono destinate a piccoli progetti concreti negli ospedali italiani con l’associazione La festa dei limoni Onlus e questa cosa mi dà una gioia e una carica infinite. Non sai che bello vedere ragazzi delle superiori che ti ascoltano e ti confidano i loro segreti, adulti che si rimboccano le maniche per fare qualcosa per gli altri. Ecco questo è l’obiettivo del romanzo.
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Perché ha scelto i limoni?
Perché il limone rappresenta l’essenza. Quando arriva la malattia nella vita di una persona e di tutti suoi familiari, sei inevitabilmente portato a pensare all’essenza della tua esistenza, alle cose vere, alle cose belle. Oggi pochi gioiscono sinceramente per te e per ciò che di bello può accadere nella vita, ed è un segno pericoloso perché stiamo andando verso la parte sbagliata. Io ho una voglia di vivere pazzesca, di abbracciare, di baciare, di sorridere e voglio condividere tutto questo con le persone che mi circondano e che incontro lungo il mio percorso, senza secondi fini. In giro c’è molto invidia e diffidenza, e ciò, oltre a rattristarmi, mi preoccupa parecchio.
Come ha preso il successo di questo romanzo? Se l’aspettava?
Assolutamente no, ma è una sorpresa che giorno dopo giorno mi porta a scoprire posti dell’Italia che non conoscevo, a imbattermi in situazioni nuove, a parlare con persone che riescono ad aprirsi e a fidarsi di me già dalla prima volta. È la vita con le meraviglie che porta con sé.
C’è nuovo romanzo in cantiere?
Sto lavorando a un romanzo che ha per protagonisti i ragazzi. Sono insegnante alle superiori e ho a che fare quotidianamente con loro. Purtroppo nessuno di noi ha la vaga idea di quello che i giovani stanno vivendo, ci sono vicende personali terribili che superano anche la più fervida fantasia. Anoressia, bullismo, autolesionismo, i ragazzi perdono il contatto con la realtà e non hanno avuto un’educazione all’affettività che li guidi verso l’età adulta. Tutto questo sarà al centro del mio nuovo lavoro.
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