La famiglia di David James Poissant è un lago profondo in cui è dolce affondare
La scrittrice americana Natalie Goldberg sostiene che un autore degno di questo nome debba scrivere “fino alle ossa”, dando alla carta il colore della propria consapevolezza. Penso che sarebbe stata soddisfatta del lavoro di David James Poissant e del suo primo romanzo La casa sul lago (tradotto con perizia da Gioia Guerzoni e pubblicato da NNEditore, cui sarò sempre grato per aver portato in Italia Kent Haruf), storia della famiglia Starling e del bisogno dei suoi membri di essere ascoltati, ascoltati davvero.
In un periodo come quello in cui stiamo vivendo, dove l’isolamento forzato e la separazione dal “resto del mondo”, anche solo attraverso un rettangolo davanti a naso e bocca, rischia di diventare la norma, il bisogno congenito di ascolto dell’essere umano pulsa come un mal di testa cronico sotto la nostra mascherina alla ricerca di una preda su cui scaricare le nostre frustrazioni, i nostri desideri infranti, la paura per quello che ancora deve accadere e il terrore più grande di tutti: essere soli quando l’indefinito si abbatterà su di noi. David James Poissant ci offre il salvagente che tutti, spesso nostro malgrado, abbiamo a disposizione: la famiglia, persone che abitano sotto lo stesso tetto, anche solo per un fine settimana, come gli Starling. Tre giorni che li porteranno a vuotare il sacco sull’inverno del loro scontento e, sorprendentemente, a riuscire per la prima volta ad ascoltarsi.
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Siamo nel 2018 in North Carolina, in una casa mobile, poi diventata stabile, affacciata su un lago. Una casa che Richard e Lisa hanno deciso di vendere dopo decenni per trasferirsi in Florida a godersi la loro pensione, dopo una lunga carriera alla Cornell University. Nell’ultimo weekend che li separa dalla vendita, i loro due figli Michael e Thad, molto più problematici e meno realizzati dei loro genitori, arrivano con i rispettivi compagni, Diane e Jake, per prendere le loro cose e raccattare i ricordi della loro infanzia. Questo il setting narrativo predisposto da Poissant, che non manca, in perfetto stile Carnage, di offrire un pretesto per la deflagrazione emotiva di una famiglia, pronta, forse per la prima volta, a raccontarsi tutto quello che si è tenuta nascosta per decenni. Come nella migliore tradizione narrativa dei drammi familiari è la replica di un’innocua dinamica relazionale a scatenare veri e propri tsunami con cui gli Starling si colpiscono senza pietà («è così che funzionano le famiglie: l’insignificante elevato ad imperativo») e senza alcun rispetto, ma «il rispetto a volte è più difficile da concedere dell’amore».
Come richiesto da Goldberg, questa storia vi porterà fino alle ossa dei personaggi e ancora più in profondità, fino a toccare la loro anima e scoprire che «a volte devi lasciare quello che ami per amare quello che hai», anche se questa scelta ti fa arrabbiare, anche se ti taglieresti una mano pur di evitarlo. Alcol, droga, silenzio, sesso, niente basterà a placare la paura che gli Starling hanno nascosto così bene in fondo al loro cervello. La casa sul lago costringerà il lettore a guardarsi dentro, scoprendo che ha molte cose in comune con questi personaggi che non sembrano fare alcuno sforzo per piacerci, sventolando i loro difetti con indisponente serenità. Eppure, non sono proprio fatti così i membri di una famiglia? Orgogliosi delle loro nevrosi, create con l’unico scopo di torturare compagni, figli e genitori?
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Con uno stile poliedrico, che sa bilanciare la capacità introspettiva con la leggerezza, David James Poissant mette un altro paletto sulla strada della propria carriera letteraria, iniziata con la raccolta di racconti Il paradiso degli animali (pubblicata nel 2015 sempre da NNEditore) e grazie al quale è stato paragonato ad autori del calibro di Raymond Carver e Richard Ford, sebbene nella sua casa sul lago si percepissero più echi di Jonathan Safran Foer e Michael Cunningham, offrendo al lettore un viaggio che aumenterà la sua consapevolezza, ricordandogli che la «vita è come un’elezione e la nostra anima è il voto».
Per la prima foto, copyright: Dimitry Anikin su Unsplash.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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