La difficoltà di crescere nel romanzo d’esordio di Pietro Vaghi, “Scritto sulla mia pelle”
Racconta la difficoltà di crescere il romanzo d’esordio di Pietro Vaghi Scritto sulla mia pelle, edito da Salani e che ha conquistato una folta platea di lettori. Dottorato in Filosofia, copywriter ed esperto di coaching per adolescenti, Vaghi ha deciso di raccontare la storia di Stefano, un sedicenne alle prese con la più grossa tempesta della sua vita: sua madre se ne è andata di casa senza motivo durante il trasloco e ora Stefano si trova ad avere a che fare con un padre con cui dialoga poco, un fratello più piccolo e in compenso pieno di domande e un nonno ammalato. Troverà conforto nell’amicizia con Elisa, apparentemente l’unica in grado di comprenderlo davvero. Tra solitudini e ansie, Stefano trova la forza di affrontare ciò che gli è capitato, di maturare e di crescere per ricostruire l’equilibrio della sua famiglia. Cerchiamo di capire qualcosa di più su Scritto sulla mia pelle, ponendo qualche domanda all’autore.
L’adolescenza è protagonista di numerosi romanzi italiani negli ultimi mesi. È necessario riaccendere i riflettori su questa stagione della vita?
Penso di sì. Stiamo attraversando anni di cambiamento, di crisi, di ricerca di identità. Guardiamo tutti al futuro con grandi domande e dubbi. Il successo di tanti romanzi di formazione penso sia dovuto proprio alle caratteristiche della nostra epoca. È un’epoca adolescente, con tutti i suoi pregi e difetti. Per questo è facile immedesimarsi nei ragazzi. E forse per questo è importante guardare a loro per sognare il futuro, perché, anche solo per motivi anagrafici, il futuro sono loro.
Quale obiettivo intende raggiungere con Scritto sulla mia pelle?
Volevo raccontare un lato a volte poco esplorato del cuore dei ragazzi. È la voglia e la forza di cambiare le cose, di costruire, il desiderio del meglio. È un qualcosa che tutte le ragazze e i ragazzi hanno dentro, ma a volte viene schiacciato dalla realtà e dalle storie che gli raccontiamo. Quando mi capita di incontrarli leggo sempre nei loro occhi la voglia di qualcosa di più. Volevo dare voce a questo lato B degli adolescenti che è diametralmente opposto a quello che ci raccontiamo sui giornali, nelle cronache e spesso anche nelle fiction.
«Senza accorgermene sono cresciuto sognando di avere una famiglia così». Che cosa sognano oggi gli adolescenti?
È una bella domanda. La mia esperienza è che prima o poi, almeno una volta, tutte le ragazze e i ragazzi sognano di trovare il compagno o la compagna di una vita. Qualcuno con cui condividere tutto, il presente ma anche il futuro. L’amore per sempre è un sogno che non è tramontato nei cuori dei ragazzi (e in fondo penso anche tra tanti adulti). Quello che colpisce è quanto in fretta, segnati da storie familiari o delusi da esperienze personali, smettano di credere che sia possibile. Ma provate a chiedere a una ragazza o un ragazzo: ti piacerebbe trovare qualcuno che ti ami davvero, per quello che sei, per sempre? Potete immaginare la loro risposta. Forse dovremmo aiutarli a realizzare i sogni più che ripetergli ogni giorno coi fatti e con le storie che è impossibile.
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La sua scrittura è secca, asciutta, senza giri di parole. C’è una ragione precisa dietro questa scelta stilistica?
Penso che la prima ragione sia il punto di vista del racconto. Tra le cose incredibili che ho trovato in Stefano c’è un pregio che ammiro molto: è sincero, diretto. Magari si complica la vita con mille pensieri, ma se li dice chiaramente, è trasparente e un po’ per volta impara ad ascoltarsi. Per questo il suo flusso di coscienza non poteva essere stilisticamente complicato, doveva essere lineare, rapido, andare al punto e subito. In questo, penso mi abbia aiutato molto anche la mia esperienza nel mondo della pubblicità. Scrivere da copywriter significa essenzialmente tagliare, tagliare, tagliare. In una riga devi fare centro, prendere il pubblico, emozionarlo e convincerlo. C’è anche un’ultima motivazione dietro la scelta stilistica. Volendo raggiungere come primo pubblico le ragazze e i ragazzi, avevo bisogno di una scrittura asciutta, semplice che coinvolgesse nella lettura chi normalmente preferisce a un libro una serie tv o un film. Tecnicamente mi ha aiutato molto anche aver partecipato a un master in scrittura per la fiction e il cinema. Lì ho scoperto cosa significa dare ritmo a una storia e come render vive le pagine di un racconto.
Per questo suo libro d'esordio si è ispirato a qualche romanzo o autore in particolare? Quali sono le sue letture di riferimento?
Un romanzo che mi ha folgorato per il tema e per lo stile è La strada, di Cormac McCarthy. McCarthy scrive parole che scolpiscono la realtà, non una di più, non una di meno. E nel caso di La strada racconta un tema che mi affascina molto e che piace molto anche al pubblico giovane: gli scenari postapocalittici e le distopie. C’è molta voglia di sapere dove stiamo andando negli occhi dei ragazzi. Ed è anche il segreto che spinge tutti a leggere le storie: come andrà a finire? Un altro autore di cui ho letteralmente divorato i romanzi è Chaim Potok e in particolare Il mio nome è Asher Lev. Una storia di formazione, di ricerca di identità che ti inchioda dalla prima pagina all’ultima.
Vorrebbe essere letto di più dagli adolescenti per lanciare loro un messaggio o dagli adulti che devono migliorare la comunicazione con gli adolescenti?
Senza dubbio entrambi. Tengo moltissimo al pubblico dei ragazzi perché Scritto sulla mia pelle è nato da loro e per loro. Spero davvero che possa accompagnarli e in qualche modo aiutarli a scoprire chi sono e quello che possono fare della loro vita. Gli adulti sono stati una scoperta successiva. Prima di inviare a tante case editrici ho voluto far leggere la storia di Stefano ad alcuni ragazzi e ragazze. Ho scoperto poi che quasi tutte le mamme (e qualche raro papà) avevano letteralmente rubato i manoscritti per dare un’occhiata. Alcuni poi mi hanno contattato per ringraziarmi. È stato un bel regalo e ho capito che forse poteva servire anche a loro.
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Il sito ufficiale di Pietro Vaghi è http://www.pietrovaghi.it
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