La bellezza e l’insidia dei ricordi. “Il passato” di Tessa Hadley
Famiglia. Ricordi. Natura. Sono questi i tre elementi portanti del Il passato, nuovo romanzo di Tessa Hadley uscito per Bompiani nella traduzione di Milena Zemira Ciccimarra.
Con il suo modo di scrivere asciutto ma abilmente divertente ed elegante, la Hadley è ormai considerata una dei più importanti scrittori contemporanei inglesi.
Il passato è il suo sesto romanzo e tratta la storia di una famiglia composta da tre sorelle, molto diverse l’una dall’altra, che decidono di trascorrere una vacanza estiva di tre settimane nella casa di campagna ereditata dai nonni dove hanno passato lunghi periodi in gioventù.
Kington, l’amata dimora dove nonno Cranes era stato vicario per più di quarant’anni, cade a pezzi, e nessuno della famiglia può prendersene cura. Perché allora non trascorrerci le vacanze, per l’ultima volta, tutti insieme, tra partite a un polveroso Monopoli, pranzi in giardino, liti, scherzi e piccoli flirt tra gli adolescenti della famiglia?
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C’è Alice, dalla personalità complessa, vaga, perennemente romantica. C’è Fran, che fa l’insegnante ed è in compagnia dei due figli Ivy e Arthur. C’è Harriet, la più anziana, indipendente ma sempre sfuggente. Tre donne brillanti ma fragili, che portano con sé bagagli di vite – amorose, lavorative, sociali – insoddisfacenti e quasi auto-distruttive.
Attorno alle tre protagoniste ruota una serie di altri personaggi, uniti a queste da legami di sangue o meno, che arricchiscono con le loro esistenze lo svolgersi degli eventi: il fratello, Roland, un filosofo al terzo matrimonio; Pilar, sua ultima moglie nonché avvocato argentino dal passato inizialmente non chiaro; Kasim, figlio dell’ex fidanzato di Alice.
Tutti i protagonisti si muovono nella casa di campagna tra passato e presente, e le tre donne rievocano, prima con brevi riferimenti e poi con un flashback più lungo, vari momenti delle loro vite che le hanno condotte fino a lì.
Come il 1968, quando la giovane madre Jill abbandona il marito e Londra e cerca di rifugiarsi con i suoi genitori in campagna, portando con sé Harriet, Roland e Alice ancora bambini.
La Hadley si muove come a passo di danza tra i sentimenti che le tre sorelle provano: dalla lealtà all’affetto, alla riconoscenza, fino a sprofondare nel risentimento e nell’antipatia. Perché quando, da adulti, si è troppo vicini, anche i ricordi più dolci possono trasformarsi in insidie.
In passato, proprio quella casa era stata amata come il luogo del far niente, così diverso da Londra e così conciliante e positivo.
Ora, nel presente, è vecchia, cadente, e forse dopo questa vacanza probabilmente nessuno la visiterà più: «Immaginò di poter sentire attraverso il vetro l’odore di vecchio e di chiuso della stanza; la moquette era scolorita e consumata nei punti in cui vi batteva il sole».
Ma quella casa assurge comunque a un ruolo fondamentale: riporta con nostalgica prepotenza i quattro fratelli a ciò che erano, scovando nelle loro anime le tensioni più profonde e soprattutto facendo da cassa di risonanza alla consapevolezza di un tempo che non tornerà mai più.
Il contrasto interiore tra eterno desiderio di giovinezza e presa di coscienza dell’età adulta è insistente tra le pagine, e non abbandona il lettore fino all’ultima riga.
Assieme a tutto questo, ciò che sbalordisce di più della scrittura della Hadley è la pienezza delle parole che usa. Ogni centimetro della casa, ogni secondo della storia, ogni più piccolo movimento dei personaggi è reso brillantemente e sembra prendere vita perché lei ne sa scegliere la descrizione perfetta.
I tre elementi portanti a cui accennavo prima – famiglia, ricordi, natura – si mescolano nelle sue frasi accuratamente cariche di significato.
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Anche la più – all’apparenza – banale descrizione naturalistica in realtà prende vita sotto la sua penna: «Era un pomeriggio di mite tepore, con una luce soffusa, perché l’aria era densa di lanugine, moscerini dalle ali trasparenti, polline; la luce tremolava sull’erba, e sotto la betulla bianca l’ombra delle foglie si muoveva, sovrapponendone i contorni».
È tutto questo che fa della Hadley una scrittrice fuori dal tempo, quasi classica, che sembra uscita dalle pagine di Jane Austen… o di Alice Munro.
Per la prima foto, copyright: Peter Boccia.
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