L’umanità e il senso di potere. “La Splendente” di Cesare Sinatti
Puntata n. 20 della rubrica La bellezza nascosta
«La pioggia riempiva la piccola barca, ogni onda rischiava di rovesciarli nel mare oscuro e vorticoso. Il cielo rombava di rabbia, incombendo sopra di loro. Il maggiore si era sbilanciato, aggrappandosi all’albero maestro. Aveva guardato il fratello con i suoi piccoli occhi furiosi, ardenti.»
Il mito è un oggetto fatto di storia, è una maniera di restare aggrappati a un passato che ci ha formati, a un livello mentale e corporeo. Il mito della guerra è da sempre l’immagine della forza, del coraggio e della paura. Il soldato che si accinge a partire per raggiungere il campo di battaglia porta in sé il terrore della fine e l’adrenalina sconsiderata di un nuovo inizio.
Dentro la testa del soldato, prende forma un’intera narrazione, un dialogo ininterrotto con se stesso, nascono domande che restano senza risposta, assumono forma concreta ricordi passati che, nei momenti in cui la terra si alza davanti agli occhi per la violenza del fuoco, diventano dolci nenie a cui assoggettarsi. Imporre il dominio della forza è un meccanismo perverso, dove c’è quasi tutto da perdere, e davvero pochissimo da guadagnare. Ma la guerra e la sua storia possono assumere forme e simboli differenti, perché se ci sono guerre fatte di spade e pistole, è vero anche che altre guerre si combattono con la mente, con le emozioni, e in queste battaglie il campo di duello è la relazione affettiva. Guerrieri impavidi che a colpi di terrore cercano con prepotenza di rubare l’ultimo respiro all’avversario; e il ballo è quello della morte, dove chi perde, perde tutto.
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Cesare Sinatti è nato a Fano nel 1991, con il romanzo La Splendente, edito da Feltrinelli, ha vinto il premio Calvino. Il romanzo ci porta nel cuore del mito troiano, Sinatti riporta in vita, rendendoli più umani, personaggi come Agamennone, Elena di Troia, Menelao, Achille e molti altri. Riattualizzare, quindi, personaggi e tematiche care ai mondi dell’epica e della tragedia, con riflessi shakespeariani. Un libro sulla potenza dei sentimenti e delle emozioni, dove echi di storie passate tornano vivi, riconducendoci in maniera più umana tra le vite di personaggi leggendari.
«Gli dei non si adirarono e risero di lui. Ridevano come si ride di un cane che voglia imitare gli uomini, levando latrati che assomigliano a parole, senza riuscire a parlare davvero. Persino i suoi figli, cresciuti nella luce delle case degli dei, ridevano di lui. L’ambrosia che Tantalo aveva rubato non rendeva immortali gli uomini. I segreti raccontati da Tantalo non erano che un granello minuscolo dell’infinita sapienza degli dei.»
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La lingua che usa Sinatti è molto forte, epica, nel ritrattare argomenti mitologici, prende le parole e le modella e le struttura, affinché ogni frase, ogni periodo, possano portarci gli odori e i sapori di quel tempo che fu. Ma al contempo, la narrazione è moderna, a tratti sprezzante. E si alternano toni lirici, quando ci racconta d’amore; e toni crudi e duri, quando ci porta nelle terre di scontro e sangue.
Un romanzo sull’umanità tutta, sul senso di potere, e sulle contraddizioni infinte che possiede ogni animo umano.
«La barca era immobile sotto il cielo stellato. Dal fondo nero del mare sembrava che qualcosa li osservasse, attraverso il mantello di acqua salata; sonnecchiante e vigile, come se vi abitasse una creatura immensa, inconcepibile, che agitandosi nel sonno causava tempeste e che ora, per capriccio del caso, riposava. Il minore non parlava per paura di svegliarla. Gli ultimi stralci di nubi temporalesche frantumavano le costellazioni. Il maggiore dormiva, i capelli biondi incrostati di salsedine.»
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Ciò che da sempre ha caratterizzato il racconto dell’epica e della tragedia è il fato, o destino che dir si voglia. Ma se l’uomo, che soggetto al suo destino, è in ogni modo vincolato alle scelte in cui l’universo ha deciso di legarlo, bisogna sempre tenere ben salda tra le mani la certezza che, per quanto incrollabili possano essere gli eventi, ciò che siamo e ciò che diventeremo dipenderà sempre, esclusivamente, dalle nostre scelte. Che tu sia un dio o un essere umano, quando i giorni volgeranno al peggio, non potrai fare altro che contare sulla tua storia di guerriero.
Per la prima foto, copyright: Samuel Scrimshaw.
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