L’insulto come strategia politica
A volte, guardando quanto accade sempre più spesso alla Camera dei Deputati italiani, mi prende l’angoscia e la perplessità. Penso che alcuni scambino quegli spalti con le tribune delle curve da stadio e la loro bocca per una fogna vomitante oscena. Non sono il solo, evidente, ma mi sento solo di fronte a tanto sessismo gratuito in quella stanza ombrosa dove si decidono i destini miei e dei miei connazionali. Il fatto, in sé, non è nuovo, ma nuova è la mole, la messe di offese profferite e lanciate contro non una donna, ma tutte le donne. I parlamentari grillini devono sentirsi investiti di una nuova forza cogente: quella del rigurgito medievale, dell’insulto a tutti i costi, della negazione dell’altro.
Poi mi volgo dall’altra parte, osservo i banchi delle altre forze, e trovo lo sconsolato panorama di persone ridotte a occupare fisicamente un posto senza quasi mai cimentarsi con la prova dell’autonomia, del pensiero, dell’elaborazione politica per un Paese che non ce la sta facendo.
Siamo tutti nello stesso calderone, ma noi che siamo fuori dell’aula lo sappiamo: loro no. Tanto più grave, questo dissertare nel nulla, perché offuscato dal turpiloquio della congrua minoranza dei cinque stelle. In questo andirivieni di offese e cialtroneria ci rimette l’Italia, che velocemente scivola lontano dai bagliori del progresso e, come ci ha confermato Chomsky, della democrazia. Siamo fuori dall’agorà internazionale, ridotti a pietire 500 milioni di euro dal Kuwait, terreno desertico che difendemmo con i nostri militari al comando degli Stati Uniti. Siamo tornati un Paese servo di più padroni.
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Perché, allora, queste riflessioni così ovvie e pertinenti non escono dalle fauci dei grillini? Perché il capocomico d’Italia non dice una parola sulla nostra politica commerciale ed economica? E perché le altre opposizioni non promuovono un’iniziativa di rilancio realistico del lavoro? Fermi al palo da tempo, come una puttana s’aspetta un cliente, il lenone tedesco a sogghignare pochi metri più in là, dietro una siepe collocata a Bruxelles. Perfetto, siamo nell’impasse, tra mummie alla maggioranza e offensori alla minoranza noi in mezzo: stritolati, tartassati, vessati da un’imposizione fiscale inaudita e bloccati da freni che sempre più si ripercuotono sulla nostra salute fisica e mentale. Peccato che non s’abbia più un euro per disintossicarsi da questi veleni. Cala infatti il numero degli italiani che accedono alle cure specialistiche, e calano le prestazioni sanitarie per anziani e donne. Non sembra l’uscita dal tunnel, piuttosto l’ingresso nella barbarie.
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