L'eclissi, dal buio alla luce per ritrovare se stessi
Eclissi è il romanzo di Ezio Sinigaglia, edito da Nutrimenti, che rappresenta un ritorno importante per questo autore. Da sempre dedito alla scrittura come traduttore, copywriter e anche docente all'Università Bicocca di Milano, in questo libro ci regala un tuffo nella natura incontaminata di un'isola norvegese.
Il protagonista è Eugenio Akron, un uomo triestino giunto quasi ai settant'anni d'età, e che proprio per festeggiare questo traguardo decide di compiere un viaggio in un'isola sperduta della Norvegia per assistere a una breve eclissi totale di sole.
Forse è il viaggio della vita quello che sta per compiere, l'ultimo per riuscire a rispondere ad alcune domande che da qualche tempo assillano la sua mente; o meglio per riuscire a trovare, prima di tutto, la domanda a cui rispondere. Rimasto vedovo da qualche anno, con il figlio architetto che lo attende a Trieste, Eugenio s'imbarca in quest'avventura da solo. Il verbo non è scelto a caso, perché lui è da sempre un appassionato di vela, dei venti e del mare e, non appena arriva sull'isola, sente riaffiorare un'energia che da troppo tempo era svanita.
Il dolore per la perdita della moglie è ancora vivo in lui, ma l'approdo in quella terra che sembra dimenticata da tutti lo metterà a suo agio e in grado di superare i ricordi che fanno più male.
Il paesaggio è un elemento fondamentale e fa da sfondo all'intera narrazione attraverso la minuziosa descrizione del territorio, un mix di colori e caratteristiche spesso contrastanti: il blu-nero dell'oceano, il color basalto delle rocce a strapiombo, il verde dei prati, il giallo-rosso dei tramonti e le forme a volte spigolose di case e monumenti.
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Leggendo si ha la sensazione di vedere realmente ciò che viene descritto e, a un certo punto del romanzo, c'è una bellissima espressione che sintetizza in poche parole la capacità di Sinigaglia di creare metafore suggestive:
«Le case erano buttate intorno alla conca dello stretto fiordo come i cubi multicolori di un gioco di bambini».
Quest'atmosfera radiosa si trasforma quasi in un inno alla vita quando Eugenio incontra una donna americana, Mrs Wilson, arrivata lì per il suo stesso motivo. Dai primi scambi di battute si capisce già che la conoscenza tra i due sarà proficua e allieterà il soggiorno sull'isola a entrambi.
Mrs Wilson si dimostrerà molto elegante e raffinata nei modi, ma anche spiritosa nei confronti di Eugenio. Nei passi del romanzo dove i due dialogano, e compiono una piacevole gita il giorno prima dell'eclissi, Sinigaglia costruisce con maestria delle conversazioni davvero brillanti. Riesce a tradurre la cadenza inglese della donna che si sforza di parlare italiano, per far piacere al suo interlocutore e fargli comprendere meglio i suoi pensieri, mentre Eugenio si esprimerà nel suo inglese. Ne risulteranno delle pagine esaltanti e divertenti, quasi comiche, perché potremmo facilmente immaginare la scena ed entrare nella parte. Un modo diverso e originale per “catapultare” il lettore dentro la storia e farlo rimanere lì fino alla fine.
Tra l'ammirare i paesaggi e il lieto passeggiare con la sua nuova amica, però, Eugenio sente un velo di malinconia riaffiorare nel cuore: stavolta, non è il ricordo della moglie, ma quello dell'amico Ben, morto quando entrambi erano giovani.
Un'amicizia nata negli anni del liceo, poi diventata importante grazie alla condivisione di passioni come il mare, il vento e l'astronomia. Ben aveva insegnato a Eugenio a riconoscere stelle e costellazioni, e aveva imparato, invece, dall'amico l'importanza del vento quando si viaggia in mare. Purtroppo, Ben era un tipo molto sicuro di sé e, in qualche modo, più spericolato rispetto a Eugenio, e quel giorno di cinquant'anni prima non sarebbe dovuto uscire in mare.
Forse, quindi, questo viaggio in Norvegia si lega in qualche modo a Ben? A capire perché era morto così giovane, magari anche per colpa sua?
Eugenio sente che c'è ancora qualcosa di irrisolto nel suo cuore, qualcosa che gli sfugge e che deve comprendere, magari grazie a Mrs Wilson.
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Sinigaglia, con questo insieme di suspense, di attesa e d'incertezza, ci fa arrivare al giorno dell'eclissi carichi di aspettative sia per l'evento, sia per la sorte di Eugenio e Mrs Wilson. L'evento astronomico, vissuto tra luci ed ombre, porterà a delle verità inaspettate e a una conclusione altrettanto sconcertante.
Natura e progresso: due dimensioni ancora in contrasto
In uno dei dialoghi tra i protagonisti, c'è una frase di Mrs Wilson che sicuramente ci porta al vero fulcro attorno a cui ruota tutto il romanzo:
«È triste vedere che tante persone intelligenti camminano sulla superficie del pianeta come se la Terra fosse piatta, senza mai alzare gli occhi in su per dare uno sguardo all'universo».
In una società, come la nostra, dominata dalla fretta, dal lavoro e da mille altri impegni che ci distraggono, il viaggio di Akron si presenta anche per noi come una pausa da questa nostra realtà. Per la prima volta, forse, capiamo (e vediamo) quanto sia bella la natura, quella più selvaggia, il blu e tumultuoso oceano, le casette colorate di villaggi mai visti prima.
Eppure abbiamo ancora occhi per vedere, ma nonostante questo non riusciamo a osservare ciò che ci sta intorno. Non c'è bisogno di arrivare lontano, perché in ogni angolo del mondo, anche il più sperduto, ci sono dei luoghi magnifici, inesplorati, e pure quelli più conosciuti, però, non hanno l'attenzione che meritano.
Non abbiamo più tempo anche solo per stare a guardare le stelle, mentre invece dovremmo trovarlo e fermarci a riflettere: «È davvero giusto farci ingoiare da questa società senza guardare veramente con i nostri occhi?»
Per quanto mi riguarda dovremmo seguire l'esempio di Eugenio, perché per ora stiamo solo “sbirciando” ciò che è intorno a noi.
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