“Io so chi sei”, Paola Barbato e la paura che arriva da uno smartphone
Anche Paola Barbato si avventura nel territorio delle trilogie, presentando Io so chi sei (Piemme, 2018), primo volume di una serie a cui ne faranno seguito altri due in un prossimo futuro.
Uno di questi, Zoo, è in realtà già presente su Wattpad, ma il collegamento tra i tre romanzi non sarà così stretto da impedirne la singola lettura.
Protagonista di Io so chi sei è Marilena detta Lena, una trentenne fiorentina di rara antipatia, del tutto incapace di condurre una vita soddisfacente a due anni di distanza dalla scomparsa del fidanzato Saverio, caduto nell'Arno in una notte di sbronze e mai più ritrovato. Saverio era una persona bordeline e per stargli vicina Lena aveva abbandonato la tranquilla vita precedente, suscitando la riprovazione dei genitori e delle amiche, per frequentare la sua cerchia di amici animalisti. Da quando è scomparso, Lena vive come in apnea, incapace sia di riallacciare i vecchi rapporti, sia di continuare a frequentare il gruppo in cui era stata introdotta da Saverio: incapace, soprattutto, di capire cosa voglia fare della proria vita.
Una sera, rientrando dal suo lavoro di receptionist in un grande albergo, trova nella cassetta della posta un telefono cellulare, incredibilmente simile a quello di Saverio, che non era mai stato ritrovato dopo la scomparsa del proprietario nel fiume. Potrebbe trattarsi di un banale equivoco, oppure di uno scherzo, tuttavia su quel telefono iniziano ad arrivare messaggi che solo Saverio potrebbe aver scritto. E se non fosse morto, ma scomparso e rifugiatosi chissà dove, come del resto aveva già fatto talvolta in passato? Aggrappandosi alla speranza di rivederlo, Lena si fa trascinare, giorno dopo giorno, in un gioco sempre più pericoloso, perché adattandosi a eseguire gli ordini che riceve attraverso il telefono si ritrova a mettere in gioco le vite delle persone che la circondano, in una spirale perversa di cui è difficile intravedere la fine.
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Abbiamo parlato di Io so chi sei con Paola Barbato nel corso di un'anteprima per i blogger che si è tenuta a Milano alla vigilia dell'uscita del romanzo in libreria.
Cosa ci può dire per cominciare?
Questo è il mio progetto più ambizioso: la costruzione di una trilogia, che però non sarà veramente tale. Io so chi sei per prima cosa non è un romanzo di buoni sentimenti, ma un thriller un po' deviato, che presenta una protagonista del tutto inetta. Non credo negli eroi, nei protagonisti positivi e nemmeno negli antieroi, che nella mia ottica non rispecchiano la realtà. Attorno a noi c'è tanto grigiore, tanta incapacità di fare la storia, anche quella con la esse minuscola. Tutti i personaggi di questo romanzo sono nel complesso incapaci di affrontare una realtà che tende a stritolarli, ma mi auguro che i lettori ritrovino in essi le loro debolezze.
Può dirci di più del progetto di trilogia?
Io so chi sei nasce come costola di Zoo, che è un romanzo che sto scrivendo su Wattpad.
Mentre elaboravo quella storia, che forse è la più tremenda che abbia mai scritto, mi sono resa conto che alcuni dei personaggi avrebbero potuto avere un'altra vita "fuori", così mi sono concentrata su uno di loro, attorno a cui ho costruito questo nuovo romanzo.
Le due storie sono collegate, ma non sono subordinate e nemmeno necessaria una all'altra.
Avranno un seguito comune, ma non sarà obbligatorio leggerli tutti per capirli. Per quanto possa essere difficile, farò in modo che anche il terzo capitolo della trilogia possa essere letto anche senza conoscere prima gli altri due.
Per Io so chi sei, che si svolge nel 2017, ho dovuto costruirmi il timing giorno per giorno: sapere, ad esempio, che tempo c'era a Firenze in una certa data, perché se avessi scritto che pioveva e poi fosse arrivato un fiorentino a dirmi che c'era invece il sole, la cosa non mi sarebbe piaciuta. Per la prima volta mi sono dovuta agganciare alla realtà in maniera strettissima, mi sono segnata proprio tutto, persino le date delle partite di calcio.
Il lavoro enorme per questo romanzo ha rallentato molto il progresso di Zoo, ma l'ho trovato comunque molto interessante.
Quale personaggio l'ha impegnata di più?
Caparzo, il poliziotto che irrompe a metà della storia e ne diventa subito coprotagonista.
È il nome di un personaggio del film Salvate il soldato Ryan. Nella prima stesura gli era stato preferito Capasso, ma siccome concideva col cognome del carabiniere che ha compiuto la strage di Latina, si è deciso di tornare al nome originale, che a me piace proprio perché è duro da pronunciare, si rifà alla tempra del personaggio.
Mi sono basata su persone che conosco, ma il suo linguaggio sgrammaticato mi ha dato molto filo da torcere. Del resto, anche le parti che seguono i pensieri di Lena dovevano avere una determinata struttura, noiosa come è lei: Lena non è in grado di risolvere la sua vita da sola e passa tutto il tempo ad aspettare l'arrivo di qualche deus-ex-machina che prenda delle decisioni per lei. Tutto quello che fa è sempre imbeccato da terzi.
Caparzo le fa quindi da contrappeso?
Lena non è nata subito così, ma doveva essere salvata da una specie di mostro.
Tutto comincia dal rapporto contorto che Lena instaura con un cellulare, che rispecchia un po' un atteggiamento diffuso, per cui ne siamo davvero tutti ormai schiavi. Qual è il suo rapporto con questo oggetto?
Come quasi tutti, non riesco più a farne a meno. Puoi ignorare le telefonate, puoi non rispondere e mettere tutti i filtri che vuoi, ma un telefono è come un tubo che va in due direzioni, ti collega sempre a qualcuno. Lo stesso accade su Internet, dove anche i tuoi amici di Facebook possono riempire la tua bacheca di immagini sgradite. L'unica forma di tutela che puoi avere verso un telefono in fondo è non averlo.
Da dove viene la scelta di ambientare il romanzo nel mondo animalista?
Purtroppo l'ho frequentato per molti anni, avendo trovato delle cose straordinarie, ma anche dei talebani, che per me sono dei folli, fuori dalla realtà. Non offrono alternative o soluzioni pratiche, creando dei problemi reali. Sono quelli, ad esempio, che liberano animali inadatti a vivere in libertà e destinandoli a morte sicura. Ho fatto volontariato tra loro per anni, ma mi sono scontrata con molte persone di quel mondo.
Come ha concepito la struttura complessa di questo libro?
Non sono brava a fare scalette, anche perché spesso le idee migliori mi vengono scrivendo, così che mi costringono a modificare qualsiasi struttura possa aver costruito prima, perciò tendo a non progettare. In questo caso ho dovuto però lavorare su dei punti fermi, per analogia con quanto già scritto in Zoo, anche perché certi elementi messi qua mi avrebbero costretto a modificare anche l'altro romanzo.
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Ci può dire qualcosa sulla scelta dei titoli dei suoi romanzi? Sia Non ti faccio niente, il suo romanzo precedente, sia Io so chi sei hanno titoli parecchio inquietanti.
Sono due frasi che nascono entrambe con intenti rassicuranti, ma che non si dovrebbero mai dire. Personalmente mi disturbano: la prima è la tipica frase di una madre che sta per punire un figlio, la seconda mi fa pensare a un fidanzato ossessivo.
Non ha mai avuto la tentazione di far fare a Lena qualcosa di positivo? Come ha potuto mantenere per tante pagine un distacco assoluto dal personaggio della protagonista?
Ci ho pensato più volte, ma suonava sempre come una forzatura, una stonatura nella linearità del personaggio.
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Per la prima foto, copyright: Neko Tai.
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