Il ritrovarsi di un padre e di una figlia. “Una di Luna” di Andrea De Carlo
Puntata n. 46 della rubrica La bellezza nascosta
«Non è che la mia apprensione nei suoi confronti sia infondata: ce ne sono stati di casi in cui se la brava figlia devota non fosse scattata in azione le cose sarebbero finite parecchio male. Come sei anni fa, nel momento peggiore della crisi con i soci, tra cause legali e minacce di bancarotta, quando mia madre mi ha telefonato e nel suo tono svagato mi ha detto “Credo che tuo padre abbia avuto un infarto, è seduto sul bordo della vasca da bagno, tiene la testa bassa e non mi risponde.»
Esistono alcuni rapporti in cui vince il sangue, dove per quanti problemi e incomprensioni e mancanze possano esserci, il legame che ci impone il corpo, alla lunga, trionfa.
Uno degli equilibri più precari lo possiede il rapporto tra un padre e una figlia. Senza scomodare eccessivamente Sigmund Freud, sappiamo che per una bimba il primo amore e il primo oggetto sessuale sono rappresentati dal padre, è proprio da quei primi contatti, da quelle prime carezze, da quegli abbracci e dalle emozioni che vengono via in quelle prime fasi, che si formerà la parte emozionale della bambina, e di conseguenza, il rapporto con il genitore.
Irrimediabilmente, la figura del padre, per una figlia, sarà sempre il metro di giudizio per scegliere poi un uomo, e per definire in maniera marcata il suo comportamento nei confronti del sesso maschile; figlie che odiano gli uomini sono figlie di padri che hanno portato scompiglio e problemi nel nucleo familiare; come, all’opposto, una donna che ha un buon rapporto con l’altro sesso è cresciuta con una figura paterna equilibrata e spesso affettuosa.
Ma non tutto si può chiudere dentro il recinto delle regole, non è tutto scritto, e alcune volte, nonostante un passato non idilliaco, una figlia può tornare a voler bene al padre, e magari scoprire che quel bene si era solo nascosto.
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Andrea De Carlo è nato a Milano nel 1952, fu scoperto, a suo tempo, come scrittore, da Italo Calvino; Una di Luna è stato pubblicato in Italia dalla casa editrice La nave di Teseo.
Ci troviamo inizialmente a Venezia, dove Margherita, chef e titolare di un ristorante, incontra suo padre, Achille, un uomo che ha più di ottant’anni e che vanta un passato da grande chef. Si rivedono perché Margherita si è offerta di accompagnare il padre a Milano; Achille è stato invitato in un programma televisivo di cucina come ospite speciale. Inizia così questo viaggio, questo tragitto di una figlia e di un padre, che si trovano a fare i conti con un rapporto sempre traballante, che ha visto troppe cose non dette e poco affetto. Il tempo che sono costretti a passare insieme li costringerà a mettere le carte in tavola, e a cerca, forse, di capirsi veramente per la prima volta.
«Quello che mi aveva colpita di più non erano tanto le cose che lui era riuscito a indovinare di me, quanto la sensazione sconcertante che sapesse chi ero davvero: che conoscesse la natura del mio rapporto con la Luna, con il mio lavoro, con mio padre. Almeno, così mi era sembrato. Forse ero così abituata alla mancanza di interesse, e anche solo di curiosità, nei miei confronti da parte di Luca e di mio padre da trovare straordinario il primo uomo che invece ne dimostrava, quali che fossero le sue ragioni.»
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Questo romanzo di Andrea De Carlo inizia lentamente, lo scrittore ci introduce con calma nelle vite e nei rapporti dei protagonisti e, con il passare delle pagine, ci delinea con una certa maestria il loro aspetto psicologico e la realtà in cui vive la loro relazione.
Tutta la narrazione è asciutta e scorrevole, si arriva all’ultima pagine del romanzo senza sforzi, e senza rendersene conto.
Una di Luna è un libro che indaga in maniera accurata ed emozionale il rapporto tra padre e figlia e ci porta nelle terre pericolose di una relazione che si trascina dietro un passato difficoltoso e quasi sempre privo di complicità.
«Ogni volta mi sembra anche che la temperatura scenda, e un po’ succede davvero per la mancanza di calore umano, ma non certo al punto di giustificare i brividi che mi vengono. È lo svanire simultaneo delle aspettative contrapposte di chi ha cucinato e di chi è venuto a mangiare, tutti e due in cerca di gratificazioni emotive e sensoriali, tutti e due in preda all’incertezza fino al momento della verifica. Ogni giorno quando ricomincio a lavorare in cucina stranamente non ci penso più, come se le cose potessero andare in modo diverso, il gioco di aspettative contrapposte non consumarsi e dissolversi di colpo ogni notte.»
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Un padre si porterà sempre dentro il sorriso bambino di un figlio, e con quel sorriso si difenderà dal tempo, dagli eventi e dalle sofferenze che la vita impone; quel sorriso bambino che forse non racconterà mai a nessuno, ma che resta, come una fotografia da portare nel sonno in tutte le notti di silenzi e difficoltà.
Per la prima foto, copyright: Caroline Hernandez.
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