Il mistero della morte di Caravaggio
Edito da Skira, L’ultimo respiro del corvo. L’omicidio Caravaggio di Silvia Brena e Lucio Salvini è un appassionante giallo che indaga il mistero che si nasconde dietro la morte di Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Il romanzo mescola storia vera e ipotesi e leggende intrecciando il mondo attuale a quello del Seicento. A fare da ponte è un certo quadro di Caravaggio che, pare, contenga informazioni essenziali per decifrare il mistero della sua morte.
Ci troviamo davanti a un personaggio davvero fuori da ogni regola. Infatti, Caravaggio è l’unico artista che raffigura il proprio volto morente. Nessun altro pittore ha mai scelto di rappresentare il momento in cui la vita si spegne attraverso il proprio ritratto. Nel farlo, usa come cornice il racconto biblico di Davide e Golia. La testa decapitata del gigante, con occhi fissi ed espressione rigida, somiglia al pittore e sembra una vera e propria maschera funeraria. A ispirarlo, pare sia stato un episodio reale.
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Il 31 maggio 1606 era rimasto gravemente ferito in seguito a un accoltellamento, con morto, avvenuto nei pressi di Villa Medici dopo un incontro di pallacorda. Accusato di omicidio, fu segnalato come bandito e sulla sua testa venne messa una taglia. Il dipinto diventò parte della collezione privata del mecenate di Caravaggio, Scipione Borghese, e forse, qualora fosse stato dipinto mentre era in esilio, fuggiasco, allora il riferimento autobiografico indica la speranza di Caravaggio di riuscire a evitare l’esecuzione capitale e convincere il Borghese a concedere la grazia al suo artista di spicco.
Se queste sono le nozioni storiche, apprese sui banchi di scuola, e stimolate a riaffiorare nell’atto della lettura del romanzo, gli intrighi e gli equilibri precari che sottostanno alle logiche dei mercati d’arte diventano una scoperta grazie a L’ultimo respiro del corvo.
Il quadro che fa da ponte tra passato e presente non è quello di Golia, ma un altro, ancora più misterioso. Anzi, una copia che Caravaggio ha dipinto poco prima di morire. Il martirio di Sant’Orsola.
Nel passato incontriamo Caravaggio, un genio pazzo e irascibile, forse affetto da una malattia che gli faceva perdere il controllo scatenando la sua ira, che frequentava le prostitute e le ritraeva. Come per la Morte della Vergine dove, distesa, con un braccio ciondoloni, giace una figura terrena, con il ventre gonfio e priva di qualsiasi riferimento al canone iconografico. Pare avesse ritratto una prostituta ritrovata morta lungo il Tevere. Che Caravaggio vedesse il divino proprio in mezzo alla miseria umana? È una domanda che sorge a margine, come molte altre, perché l’eccentrico Dante Hoffman, il critico d’arte travolto dalla vicenda, ha ben altro a cui pensare.
La copia de Il martirio è scomparsa. La notizia la dà un giornale italiano riportando il ritrovamento di diverse opere d’arte nella casa di un malfattore. Manca però il quadro essenziale che possiede la chiave di volta per sciogliere il mistero dietro la morte di Caravaggio. Il genio ha lasciato un indizio, poco prima di morire; conoscerlo potrà portare Hoffman a identificare i colpevoli di questo grande e intricato cold case della storia dell’arte.
Un quadro che fa da ponte, tra il 1600 e il 2017, ed è come se si aprisse un varco in mezzo al quale Caravaggio e Hoffman si rispecchiano nei loro destini. Anche Hoffman sta per fare la stessa fine di Caravaggio. E con gli stessi mezzi.
Con una scrittura lineare e un ritmo calzante, L’ultimo respiro del corvo di Silvia Brena e Lucio Salvini è una lettura piacevole per gli appassionati del genere che tradisce una documentazione approfondita da parte degli autori volta a impreziosire il romanzo e la trama che diventa ancor più convincente.
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La domanda di fondo che tiene unite le pagine del romanzo è una: Caravaggio è stato assassinato? E, allora, per saperlo c’è solo un modo: leggere questo appassionante giallo storico che vi farà amare ancor di più la folle genialità di Michelangelo Merisi.
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