Il cammino eterno di Santiago di Compostela. “Abbronzati a sinistra” di Elio Paoloni
«Una delle poche verità indubitabili che ho raggiunto è che non esiste un modo giusto di fare il cammino. Ogni cammino è quello giusto. E soprattutto è sempre un compromesso.»
Abbronzati a sinistra è un romanzo che tratta di uno dei pellegrinaggi più famosi al mondo: il cammino di Santiago di Compostela.
Pubblicato da Melville Edizioni è scritto dalla penna raffinata di Elio Paoloni.
Il protagonista del libro, un uomo di cui non conosciamo il nome, riflette a lungo sull’idea di intraprendere il pellegrinaggio, si documenta su cosa portare, quali scarpe indossare ma in fondo non aveva mai pensato di iniziarlo davvero. La morte di una persona a lui cara però mette in moto la sua iniziativa facendo diventare il progetto originario in un cammino del ricordo quasi in onore della defunta così, insieme alla compagna Vera e a un paio di amici, Marco e Marta, comincia il viaggio. Tutta la storia è incentrata sulla descrizione di ogni singolo passo che compie il gruppo ma principalmente sul percorso spirituale del nostro personaggio.
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La prima tappa del cammino è Leon, altre dodici città devono attraversare per arrivare infine a Santiago de Compostela. Durante il tragitto molte sono le persone che incontrano e parlando con loro ascoltano gli svariati motivi che li spingono a questa peregrinazione: la ricerca di sé, di Dio, di un senso alla vita stessa.
Le iniziali difficoltà che l’uomo incontra sono le privazioni di tutte quelle abitudini che per lui erano futili ma che in loro mancanza diventano quelle più sconvolgenti, come il non bere un buon caffè di mattina presto. Cammina per chilometri con uno zaino in spalla ricercando un’esperienza il più intima possibile. Attraversa tutta la Spagna osservando tutto ciò che lo circonda con sguardo critico e fotografando quello che lo affascina. Vede nelle piccole cose delle vere e proprie epifanie per la sua anima, all’inizio guardandole con incredulità ma verso la fine sempre più attese, quasi pretese chiedendo al mondo una prova dell’esistenza di un Lui che sta lì per sorreggerlo e dissipare così la sua credenza che in realtà esiste solo il Diavolo.
«Il succo della vita, tu lo sai, non è apprezzare milioni di sfumature di colore ma il grigiore delle mete meschine che ci prefiggiamo di volta in volta; sentirsi vivi non è restare assorti in contemplazione di un bambino che sgambetta bensì muovere cielo e terra con dedizione continua...»
Andando avanti con i capitoli ci si sofferma molto sul significato del cammino.
Si comprende che questo percorso non può darti alcuna risposta ma in cambio puoi abbandonare tutte le tue colpe, i tuoi fardelli lanciando un sassolino sulla montagna di sassi della Cruz de Hierro.
Tutto è incentrato sull’introspezione del protagonista, poco è detto dei personaggi secondari, quasi nulla sul rapporto che li lega, tutto si annulla per far spazio solo a Dio, alla fede. Alla fine, neppure quello che lo aveva affascinato in un primo momento sembra toccarlo lasciando dentro di sé solo il nulla.
Il conseguimento del traguardo, l’arrivo alla cattedrale con impazienza e dubbi fa comprendere all’uomo che non è il cammino a liberarti dai tuoi peccati, non ha senso chiedere delle grazie ma rifarsi solo «alla richiesta di tradizione, la più generica e la più ampia possibile: Raccomandami a Dio, amico mio.»
In abbronzati a sinistra non si ha un finale ad effetto, quello che ci rimane leggendolo è il viaggio, non se il personaggio sia arrivato ad una assoluzione, ma la consapevolezza che quello che è importante è il singolo istante.
Un resoconto di un viaggio intimo ma con sprazzi di ironia e sentimentalismo.
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È un libro questo che sembra indurci a guardare dentro di noi a misurarci con i nostri peccati, con il nostro io, con il nostro Lui, con la nostra fede qualsiasi essa sia perché il cammino di Santiago di Compostela non è solo per i religiosi ma un’esperienza unica dove la prerogativa principale è bussare alla porta degli altri per chiedere ciò di cui si ha bisogno e lasciare ciò che si ha.
Per la prima foto, copyright: Jorge Luis Ojeda Flota su Unsplash.
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