I medici nazisti e la terribile purificazione del popolo tedesco
Dei medici nazisti e della terribile purificazione del popolo tedesco non si parla purtroppo abbastanza nei libri di storia. Quando si esamina la Germania della seconda guerra mondiale la si associa principalmente all’immensa tragedia dell’Olocausto, ed è giusto che sia così, eppure prima ancora che si arrivasse ai campi di concentramento e allo sterminio di massa di milioni di ebrei, i tedeschi avevano già collaudato i propri meccanismi facendo esperimenti su altri esseri umani, bambini in primis.
Nel 1933 in Germania fu emanata una legge che stabiliva la sterilizzazione forzata di persone affette da malattie ereditarie, quali schizofrenia, sordità, cecità, ritardi mentali. Tre anni dopo ebbe inizio la famosa operazione denominata Aktion 4,volta a eliminare tutti gli Ausmerzen, vale a dire gli individui non in grado di affrontare la marcia nello sforzo bellico cui la Germania stava andando incontro. Tale operazione era indicata nei documenti del Reich come Eu-Aktiono E-Aktiondove la lettera E era l’abbreviazione del termine Euthanasie. Il Ministro dell’Interno e la Sanità Ereditaria formata da tre membri, tra cui due medici e un giudice distrettuale, iniziarono a setacciare tutti gli ospedali e le strutture psichiatriche in cerca di individui da inserire in questo programma. Lo scopo era di migliorare la razza ariana epurandola e purificandola e per far ciò bisognava salvare solo quegli elementi ritenuti originari di razza, il resto andava soppresso. I bambini, e a partire dal 1940 gli adulti, affetti da determinate patologie dovevano essere ricoverati in apposite strutture ove sarebbero stati curati, ossia uccisi. È stato stimato che morirono tra le 200 e le 300 mila persone a causa dell’Aktion 4. Ad avere le redini in mano di questa macchina tesa alla purificazione della razza furono i medici, innanzitutto i medici di famiglia, poiché furono i primi a consigliare alle famiglie il ricovero dei propri cari all’interno di queste strutture speciali. Erano i medici a selezionare e a scegliere le vittime da uccidere.
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Nel Giuramento di Ippocrate è scritto: «Giuro su Apollo medico e su Asclepio e su Igea e su Panacea e su gli dei tutti e le dee, chiamandoli a testimoni, di tener fede secondo le mie forze e il mio giudizio a questo giuramento e a questo patto scritto… Mi varrò del regime per aiutare i malati secondo le mie forze e il mio giudizio, ma mi asterrò dal recare danno e ingiustizia».
Il giorno del conferimento della Laurea in Medicina un medico sancisce quella che da quel momento in poi diventerà la propria professione e la propria missione con il Giuramento di Ippocrate. Se i medici nazisti svolsero un ruolo cruciale e attivo nel progetto di genocidio hitleriano, per risanare la razza ariana e l’intera nazione tedesca da ogni forma di contaminazione, sorge spontaneo domandarsi come sia possibile conciliare l’attività svolta dai suddetti medici con tale giuramento.
Steve Sem-Sandberg nel suo ultimo romanzo I prescelti (traduzione italiana di Alessandra Albertari e Katia de Marco, edizioni Marsilio) affronta gli orrori perpetrati dai medici nazisti durante il secondo conflitto mondiale. Lo scenario che fa da sfondo a questo romanzo è l’ospedale Spiegelgrund di Vienna, luogo in cui tra il 1941 e il 1945 circa ottocento bambini definiti indesiderabili furono sottoposti a torture e a esperimenti medici di ogni genere fino alla violenza finale dell’eutanasia.
Spiegelgrund era considerato «una sorta di centro di smistamento dove i deboli venivano costantemente separati dai più deboli» attraverso un semplice gesto, «una caramella che il Dottor Gross con grande delicatezza metteva loro in bocca».
La decisione di attuare una rigenerazione biomedica provenne dalla Cancelleria, ossia dall’ufficio personale di Hitler. Bisognava porre fine a tutte quelle vite considerate senza valore. «Maiale non sei degno di vivere» erano le parole ripetute di continuo ai bambini.
Coloro che soffrivano di disturbi quali idiozia, mongolismo, microcefalia, cecità, sordità, malformazioni di ogni genere andavano curati, vale a dire eliminati. «Non so se ve ne rendete conto, ma siete dei prescelti, perciò siete qui». Seguendo il programma Aktion 4i bambini venivano ricoverati in strutture che dovevano offrire loro le cure necessarie. In realtà, dopo averli sottoposti a torture e a vari esperimenti venivano uccisi. Per quei medici i bambini non erano esseri umani, ma «campionari, esempi viventi di difetti fisiologici o neurologici o di malattie il cui decorso era degno di studio».
La copertura della cura era chiaramente un subdolo meccanismo inteso a ingannare i familiari delle vittime e il popolo in generale. I genitori affidavano in buona fede i propri figli a quei medici che si mostravano tanto gentili e che ispiravano loro fiducia. Tuttavia, nel momento in cui si recavano in ospedale per andare a riprenderli, scoprivano che i propri figli erano morti, assassinati per mano da coloro ai quali si erano rivolti per curarli e salvarli.
Cosa bisognava allora dire a un genitore? Come raccontargli «che in quell’istituto si uccidono i bambini, che i medici scelgono quali devono morire offrendogli una caramella in bocca? E che poi i prescelti vengono portati al padiglione 15, dove gli fanno un’iniezione o gli mettono del veleno nel cibo, e quando sono morti li sistemano su carretti con grosse ruote e un coperchio verde?»
Ne I prescelti Steve Sem-Sandberg narra sotto forma di romanzo delle ingiustizie cui furono sottoposti questi poveri innocenti e lo fa dando voce a due personaggi principali e contrapposti: l’infermiera Anna Katschenka, che nel 1948 venne poi processata, e Adrian Ziegler, uno dei bambini rinchiusi che quasi per miracolo riuscì a scampare all’eutanasia. Due voci dunque, l’infermiera che esegue gli ordini del medico al quale obbedisce per senso del dovere diventando lei stessa carnefice e il paziente, la vittima che subisce le decisioni del medico.
La cosa che sorprende in modo particolare in questa terribile tragedia e posta in evidenza dallo scrittore svedese è la definizione che i medici nazistidiedero di se stessi, vale a dire di «medici dell’anima». Essi furono realmente convinti di agire in funzione del benessere primario del malato. Tuttavia il malato non fu identificato con nessuno degli ottocento bambini rinchiusi nella struttura, bensì nel popolo tedesco. Era la Germania a dover essere in realtà curata dalle contaminazioni e tale cura richiedeva l’uccisione di tutti coloro che avrebbero potuto mettere in pericolo la purezza della razza ariana, bambini compresi.
I medici passavano nei padiglioni della struttura a intervalli regolari per esaminare e studiare i propri campionari. Sceglievano con cura «quali andavano soppressi subito e quali eventualmente valeva la pena di tenere sotto osservazione ancora per un po’». I bambini erano vere e proprie cavie sulle quali eseguire esperimenti di ogni sorta e poter così giungere alla risoluzione finale di disinfezione. Se i bambini volevano scampare alla morte dovevano agire in modo da farsi notare il meno possibile «per non rischiare di attirarsi le ire delle infermiere, non opporre resistenza, annullare se stessi, stare al gioco e fingere di fare come volevano loro, perché loro volevano solo annientarci». Abgespritz, è una parola terribile e indica la soppressione tramite iniezione letale e tragicamente rende l’idea delle mostruosità perpetrate all’interno di quell’ospedale di Vienna.
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I prescelti è un romanzo indubbiamente toccante e commovente. La scrittura di Steve Sem-Sandberg è scorrevole, intensa e profonda. Ogni parola resta impressa nella mente e difficilmente riesce a staccarsi da essa. Il lettore viene dolorosamente coinvolto nelle vicende crudeli vissute da questi piccoli innocenti. Definirlo agghiacciante è riduttivo, eppureI prescelti lo è. È un romanzo che bisogna leggere per non dimenticare le barbarie avvenute durante la seconda guerra mondiale e riflettere sul male che l’uomo è capace di compiere su un proprio simile. Se è vero che la storia dovrebbe insegnare a non far ripetere determinati avvenimenti nefandi allora dovremmo tutti agire seguendo la direzione del bene e fare in modo che quel che è avvenuto mai più si ripeta, eppure sappiamo perfettamente che tutto ciò non è altro che una semplice e vana utopia. E sicuramente bisognerebbe parlare di più di come i medici nazisti si vendettero al regime le proprie competenze scientifiche per giustificare il genocidio di massa in nome di una prospettiva biomedica.
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