Gli “Spaghetti all’Assassina” di Gabriella Genisi: il piatto forte dell’estate pugliese
Sono gli Spaghetti all’Assassina di Gabriella Genisi il piatto forte di questa estate pugliese targata 2015. Edito da Sonzogno, il quinto capitolo, che vede nuovamente protagonista la commissaria più in gamba e sexy della narrativa italiana, la barese Lolita Lobosco, si intitola come una delle più celebri ricette della gastronomia levantina.
La Genisi conosce bene i meccanismi del giallo e confeziona anche questa volta un romanzo avvincente: uno degli ingredienti più importanti è certamente l’ambientazione – Bari, città capoluogo della regione – dove istinti passionali, malavita e verve tipicamente pugliesi si mescolano alla perfezione, creando la struttura portante di questo nuovo lavoro. Location, innanzitutto, ma anche “pugliesità” che si respira nella questione della lingua, viva e brutale, con quel quid di viscerale che solo i dialetti meridionali sanno esprimere e che la Genisi ha personalizzato con stilemi tutti suoi, inconfondibili, cui i lettori sono molto affezionati.
In effetti, la Puglia è alla ribalta letteraria da un po’ di tempo e questa fortunata serie ne è un’ulteriore riprova. Dopo la stagione della “primavera” pugliese – politica e sociale prima che letteraria, che, purtroppo, stenta a trasformarsi in una calda “estate”, nonostante le temperature roventi – nel tacco dello Stivale si registra un elevato tasso di fertilità narrativa, con ottime performance (vedi Premio Strega 2015 al barese Nicola Lagioia), attestazioni e riconoscimenti: da Mario Desiati a Nicky Persico, dai fratelli Carofiglio a Donato Carrisi, giusto per citarne qualcuno, sperando di non fare torto a tutti gli altri talentuosi rappresentanti.
Spaghetti all’Assassina prende le sue mosse dall’assassinio efferato di Colino Stramaglia, il re che a Bari vecchia ha spopolato per anni con questo piatto apprezzato e prelibato: sulla scena si presentano tanti personaggi nuovi sui quali indagare, un cuoco algerino, un capocameriere e una spogliarellista brasiliana, e alcune solide certezze, come i fidati collaboratori di Lolita Lobosco e il prof. di Medicina Legale Introna che abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare.
Gabriella Genisi è una certezza della narrativa pugliese: con questo quinto capitolo della “saga” del Commissario Lobosco, a che punto sente di trovarsi nel percorso di scrittrice?
Credo di essere ancora all’inizio. La scrittura è anche esercizio e ogni libro scritto è un traguardo raggiunto ma anche un passetto in più per una strada lunga non sai mai quanto.
Senza svelare nulla ai lettori per non togliere il gusto della suspense, che cosa le piace di più in quest’ultimo romanzo, rispetto ai precedenti?
Credo la lingua. Un giusto equilibrio tra italiano e “parlato”.
È cambiato qualcosa dall’esordio con La circonferenza delle arance?
Sicuramente più consapevolezza, più studio e molto affetto da parte dei lettori. Il Commissario Lolita è entrata nel cuore di molti di loro e questo per un autore è bellissimo e di grande stimolo.
Come ha avuto inizio questo percorso da scrittrice? Un sogno nel cassetto o una nuova sfida?
È iniziato per gioco, ma ci ho messo anche grande impegno da subito. Tra autore e lettore si instaura un patto già dalle prime righe e non bisogna tradirlo mai. Quando il testo arriva in libreria deve essere perfetto. Almeno dal tuo punto di vista.
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Lolita Lobosco piace sia alle donne che agli uomini: come mai?
È vero, ed è una specie di miracolo. Nella vita le donne che piacciono agli uomini non incontrano mai le simpatie femminili, invece con Lolita accade. È l'amica che tutte noi vorremmo, ma anche la donna da desiderare, forse anche da sposare chissà.
In ogni titolo dei suoi romanzi - tranne che in Gioco pericoloso – c’è un riferimento al cibo o alla gastronomia. Quanto conta oggi la cucina, in particolare nella narrativa contemporanea? Si può parlare di un effetto Masterchef?
Il cielo ci salvi dall’effetto Masterchef! In questo libro mi prendo un po’ gioco proprio di questo aspetto. Nel mio caso non è una moda, ho mescolato cucina e narrativa sin dal primo libro. Lo ritengo il modo migliore per raccontare una storia, o un territorio.
Questo è un periodo particolarmente fervido per gialli, noir e polizieschi, sia nel Nord Europa - se pensiamo a quelli scandinavi – che nel Mediterraneo, con numerosi esempi in Spagna, Italia e Grecia: che cosa sta succedendo? Ci stiamo trasformando tutti in provetti commissari o la ripresa di questo genere rivela una mutazione sociale che sta avvenendo sotto i nostri occhi?
Il giallo attualmente rappresenta il romanzo sociale, un modo per raccontare uno spaccato attuale, una provincia italiana o straniera. Il noir mediterraneo ha in parte sostituito il giornalismo d’inchiesta spesso strozzato da querele e lacci burocratici o giudiziari. Entrambi i generi esprimono il bisogno di conoscenza contemporaneo.
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Si ringrazia Nicky Persico per le foto.
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