George Orwell e la sua recensione del “Mein Kampf” di Hitler
Non sorprende che George Orwell abbia pubblicato una recensione del Mein Kampf di Adolf Hitler. Anzi ci saremmo meravigliati se Orwell non avesse prestato attenzione al fenomeno del Nazismo e alla figura del cancelliere tedesco.
Siamo nel marzo del 1940 quando Orwell pubblica la sua recensione all’autobiografia di Hitler offrendo un interessante punto di vista sul libro e sulla figura del suo autore. Nella recensione lo scrittore inglese arriva alle radici del carisma di Hitler e, procedendo nel discorso, anticipa temi che appariranno nei suoi futuri capolavori, La fattoria degli animali e 1984.
Così scrive Orwell:
Il fatto è che in lui c’è qualcosa che affascina profondamente. […] Hitler… sa che gli esseri umani non vogliono solo confort, sicurezza, orari di lavoro comodi, igiene, controllo delle nascite e, in generale, senso comune; vogliono anche, almeno in maniera intermittente, la lotta e il sacrificio di se stessi, per non parlare dei tamburi, delle bandiere e delle sfilate. Fascismo e Nazismo sono psicologicamente molto più profondi di qualsiasi concezione edonistica della vita.
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Orwell non era un fan di Hitler. E a un certo punto della recensione immagina come sarebbe stato il mondo se il Terzo Reich avesse avuto successo:
Ciò che Hitler prevede, da qui a cento anni, è uno stato continuum di 250 milioni di tedeschi con un grande spazio vitale (che si può estendere per esempio più o meno fino all’Afghanistan), un orribile impero senza cervello in cui, essenzialmente, non accade nulla a parte una continua formazione di giovani uomini per la guerra e l’infinito allevamento di carne fresca da macello.
L’articolo fu scritto quando, come Orwell stesso nota, l’alta borghesia iniziava a fare marcia indietro rispetto al precedente supporto offerto al Terzo Reich. Infatti una precedente edizione del Mein Kampf, pubblicata in Inghilterra nel 1939, aveva offerto un’immagine molto positiva del Führer.
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L’ovvia intenzione del traduttore, così come espressa nella prefazione e nelle note, era di abbassare i toni della ferocia del libro e presentare Hitler in una luce quanto più gentile possibile. In quel momento Hitler era ancora rispettabile. Aveva schiacciato il movimento operaio tedesco, e per questo le classi possidenti erano disposte a perdonargli quasi qualsiasi cosa. Poi all’improvviso si è scoperto che Hitler non era per niente rispettabile.
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Nel marzo del 1940 tutto era cambiato, e in Inghilterra fu pubblicata una nuova edizione del Mein Kampf, che riflette il mutamento di questo punto di vista su Hitler.
La Gran Bretagna e la Francia avevano dichiarato guerra alla Germania dopo l’invasione della Polonia ma la battaglia vera e propria doveva ancora iniziare. Entro pochi mesi, la Francia sarebbe caduta e la Gran Bretagna avrebbe iniziato a barcollare. All’inizio della primavera di quell’anno, tutto però era abbastanza tranquillo. Il mondo stava trattenendo il respiro. E in questo momento di terrificante suspense, Orwell prevede gran parte della futura guerra.
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Quando si confrontano le sue esternazioni di un anno fa con quelle fatte quindici anni prima, una cosa che colpisce è la rigidità della mente, il modo in cui la sua visione del mondo non si sviluppa. È la visione fissa di un monomaniaco non suscettibile di essere influenzato dalle temporanee manovre del potere politico. Probabilmente nella mente di Hitler il patto russo-tedesco rappresenta non più di un’alterazione del calendario. Il piano stabilito nel Mein Kampf era di distruggere la Russia prima, con l'intenzione implicita di fracassare l’Inghilterra dopo. Ora si è dovuta affrontare prima l’Inghilterra, perché la Russia è stata quella più facile da comprare. Ma la svolta della Russia verrà quando l'Inghilterra è fuori dal quadro. In qualunque modo andrà a finire questa è ovviamente una questione diversa.
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Nel giugno del 1941 Hitler invase la Russia, commettendo uno dei più grandi errori strategici nella storia della guerra moderna. Stalin fu completamente preso alla sprovvista dall’invasione e le notizie del tradimento di Hitler gli causarono un crollo nervoso. Chiaramente non aveva letto il Mein Kamp così attentamente come Orwell né la sua recensione.
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