Fuggire per valicare il confine e salvarsi
Il confine di Nicky Singer edito da DeA Planeta è un romanzo avvincente dove la suspense è presente dalla prima all’ultima pagina, compagna della protagonista Mhairi Anne Bain impegnata nel raggiungimento dell’agognata meta. Mhairi narra la sua storia in prima persona e chi legge si confronta con gli eventi che vengono raccontati dalla ragazzina, con i suoi ricordi del padre, della madre e di quel fratellino scomparso chissà dove. Non solo, perché la protagonista espone anche le sue paure, il suo coraggio, la tenacia e tutti i dubbi che l’assillano durante la sua missione.
Mahiri è una ragazzina in fuga, non ha nulla con lei, se non chilometri su chilometri alle spalle, una pistola senza munizioni (ma chi la incontra questo non lo sa) e un documento di identità. A un certo punto nel suo percorso la protagonista incontra un bambino. Lui non parla, ma osserva lei, abituata a non fidarsi di nessuno e lo scrutare ossessivo del ragazzino se da una parte mette nervosismo a Mahiri, per lui è il modo per capire se quella giovane è la persona giusta della quale potersi fidare per provare a mettersi al sicuro. La ragazza non lo vorrebbe con sé, perché lento, non parla e dovrebbe dividere con lui acqua e cibo, poi la ritrosia viene spazzata via e Mhairi prende con sé il bimbo, un esserino magro, sporco, con gli occhi pesti dalla stanchezza.
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I due cominciano un vera e propria corsa frenetica verso la rinascita e la libertà,dall’Inghilterra in direzione della Scozia, ma a Heathrow c’è una battuta d’arresto e Mhairi finisce in prigione. La giovane diventa un numero, una rimpatriata e il piccolo – che da questo momento comincerà a chiamarsi Mo – viene allontanato da lei. Il bambino farà lo sciopero della fame per riavere vicino l’estranea che per lui è diventata un’importante alleata. Una volta ricongiunti, Mhairi non esiterà ad architettare e a mettere in atto l’evasione.
Lei e il piccolo Mo scappano, lo fanno per poter sistemare le cose per entrambi e sulla loro strada, come succede a molte altre presone in viaggio per la salvezza, s’imbatteranno in molti ostacoli ma, per fortuna, anche in persone che daranno loro aiuto (la maestra Sperry, Peter, la nonna) nella speranza che il bene e la giustizia facciano il loro corso e trionfino. Un’aspettativa, quella di Mhairi, cha avrà serie difficoltà a trovare la strada libera nel suo farsi.
Il confine, tradotto da Chiara Baffa, è una storia in cui l’amicizia tra due sconosciuti (una ragazzina di quindici anni e un bambino) diventa un legame potente a tal punto da permettere ai due protagonisti far nascere tra loro un’alleanza che li spinge ad affrontare ogni difficoltà (compreso il dormire in un cimitero) presente sul loro cammino, verso un luogo dove trovare pace: casa.
Pagina dopo pagina, attraverso i ricordi della protagonista, frammenti di un tempo andato che lei tiene chiusi in un luogo soprannominato Il Castello, emergono spezzoni della sua vita di ieri e allora chi legge comprende perché Mhairi prende con sé il piccolo solo, e si capisce anche che lei, come lui, tempo prima è scappata da una terra – il Sudan – dove la sua vita e la sua famiglia erano in pericolo. Dal passato, così vivo nei ricordi della protagonista, scopriamo che aveva una mamma, un papà, un fratello. Scopriamo che durante la fuga, all’ennesimo posto di blocco, lei e il fratello vennero separati dai genitori. Scopriamo che Mhairi non solo non seppe più nulla dei genitori, ma non riuscì più ad avere nessuna notizia sull’amato fratellino.
Mhairi ha un vissuto di dolore, di sofferenza, di sradicamento dalla propria terra di origine, di perdita di importanti punti di riferimento per la crescita e della scomparsa di affetti insostituibili. Tutte mancanze che vive anche il ragazzino che lei trova sulla sua strada e che, con l’inseparabile pistola scarica, diventa il suo compagno di avventura. La protagonista e il ragazzino (anche lui del Sudan? O un berbero? Orfano? Non lo si saprà mai in modo chiaro), sono due anime e persone sole al mondo, sono due individui in fase di crescita che stanno lottando per poter trovare un po’ di pace dalla morte e dalla distruzione che li ha costretti a fuggire dalla loro terra di origine e a cercare rifugio altrove.
Il confine del titolo non è solo il limite geografico, ma anche emotivo, culturale. Il confine, spesso, è quel pregiudizio che ci impedisce di comprendere a fondo chi incontriamo nella nostra vita. Il confine per Mahiri e Mo diventa un ostacolo fisico, mentale, affettivo e legislativo da valicare per rinascere, anche se quando tutto sembra essere perfetto e compiuto, il destino arriva a farsi sentire e a volte è davvero beffardo.
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Nicky Singer, autrice di Il ragazzo piuma (Fabbri editori) vincitore di importanti premi e ispiratore di una serie tv e un musical del National Theatre, ci porta in un mondo letterario che, allo stesso tempo, richiama le vicende di tutte le persone (uomini, donne, adulti e bambini) che abbandonano la loro tormentata terra, spesso con mezzi di fortuna, nella speranza di raggiungere luoghi migliori dove ricongiungersi con i parenti (Mhairi è diretta a Glasgow dove sta la nonna) o cominciare una nuova fase esistenziale, con nel cuore il ricordo vivo di chi magari è lontano o, purtroppo, non c’è più.
Il confine di Nicky Singer è un libro, ma è la dimostrazione di come la letteratura diventi lo specchio della realtà che ci circonda e che non sempre riusciamo, o forse volgiamo, percepire.
Per la prima foto, copyright: Randy Fath su Unsplash.
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