Francesco Bianconi teorizza “La resurrezione della carne” nella Milano del futuro prossimo
È ambientato nella Milano del futuro prossimo La resurrezione della carne (Mondadori) teorizzata da Francesco Bianconi, componente e frontman dei toscani Baustelle.
Un romanzo dolce e spietato allo stesso tempo, dove amore e morte si mescolano in un meccanismo narrativo ben calibrato, pur se con qualche elemento prevedibile. La storia raccontata da Bianconi ha per protagonista Ivan Sacchi, aspirante poeta e intellettuale, che arriva al successo come autore di un serial televisivo, La resurrezione della carne, appunto, che trae ispirazione dai B-movie degli anni Settanta. L’ambiente che frequenta non gli basta, però, e gli sta parecchio stretto. Snobba l’establishment. Vive con distacco – e quasi con disgusto – la sbronza orgiastica di programmi tv e libri legati al cibo. Sembra immerso in una realtà – quella milanese – fatta di cinismo di massa e degli zombie che lui stesso aveva raccontato nella sceneggiatura del serial tv, fino a quando incontra una donna, Giovanna, in grado di farlo sentire vivo dopo tanto tempo. Giovanna è una persona vera, che sente le emozioni, che soddisfa la sua necessità di confronto e di dialogo, oltre che ovviamente di amore. Un evento tragico interrompe, però, l’idillio e porta Ivan ad intraprendere un viaggio alla riscoperta di sé.
Questo secondo lavoro di Bianconi è stato presentato a Poggibonsi (SI), nell’ambito della rassegna “Letture in Autunno – Il senso della cose presenti”. Un reading-concerto, organizzato dall’associazione La Scintilla, con BTC Poggibonsi e in collaborazione con SONAR e FONDAZIONE ELSA, col supporto e il patrocinio del Comune di Poggibonsi, che ha mescolato le parole del libro e le musiche del cinema dei morti viventi, con Ettore Bianconi (elettronica e computer) e Sebastiano De Gennaro (vibrafono): al termine della chiacchierata con Dario Ceccherini è stato proiettato La notte dei morti viventi (1968) di George Romero. La poetica di Bianconi emerge nelle vibranti pennellate dosate qua e là: sentimenti e stati d’animo vengono catalogati con puntualità, cesellati con un lessico ricco e mai ridondante. Il suo romanzo arriva ad arricchire la schiera di cantanti italiani prestati alla narrativa, come nei recenti casi di Nada, Simone Lenzi (Virginiana Miller) o di Giuliano Sangiorgi (Negramaro), artisti a tutto tondo che hanno qualcosa da dire e da raccontare anche con questa forma d’arte.
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Da dove nasce l’ispirazione per La resurrezione della carne?
Da un incidente causato da un messaggino inviato al volante, ma non solo. Avevo proprio letto un articolo in cui veniva approfondito questo fenomeno, dilagante negli Stati Uniti, della distrazione dovuta all’uso dello smartphone alla guida. Questi sono stati i primi elementi a catturare la mia attenzione. Allo stesso tempo continuava a ronzarmi nella testa la voglia di scrivere la storia della trasformazione di un uomo, un passaggio di stato di un uomo che ha già tutto, ha successo, ma non è felice.
Quanto c’è della sua analisi personale o della critica alla società che ci circonda in questo romanzo?
Il libro nasconde delle considerazioni sul mondo, su Milano e sulla società. Sono fatte in primis dal protagonista, un intellettuale, talvolta antipatico, molto critico. Dalle sue esternazioni si capisce che non è in sintonia con il mondo che lo circonda. Poi gli capita un evento traumatico che lo porterà a intraprendere un percorso di trasformazione interiore. La mia visione del mondo in questo romanzo è meno esplicita: condivido alcune cose del protagonista che racconta la storia in prima persona, mentre da altre sono molto distante. Ad esempio, lui detesta tutto il circo che riguarda il cibo, mentre io sono abbastanza succube di questo mondo, mi piace mangiare, cucinare e parlarne. Sono una tipica preda di questo nuovo sistema di valori. Per Ivan, invece, parlare di cibo è il segno di una civiltà in decadenza. Sotto questo aspetto il romanzo non poteva che essere ambientato a Milano, dove tutti parlano di cibo e ne sono ossessionati, in qualche modo. Il 2020 di cui si parla nel romanzo è già in atto in questa città che, forse, ha tanti difetti, ma riesce a creare – unica in Italia – dei modelli di futuro possibile.
Per arrivare alla Resurrezione, bisogna prima, però, passare per la morte: la nostra società sta attraversando questa fase?
Me lo auguro. Bisognerebbe fare come certi mistici, ovvero riuscire a risorgere senza passare per la morte. Sta morendo certamente una certa concezione dell’Occidente nata con l’Illuminismo, ma sono ottimista per il futuro. Ci sarà sicuramente una Resurrezione. O almeno lo spero.
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