Finalmente in italiano un’opera di Melchior Lengyel
Il 12 gennaio è una data fortunata per la drammaturgia ungherese e non solo: in questo giorno, nel 1878, vide la luce Ferenc Neumann, dalla maggiore età Ferenc Molnár (1878-1952), probabilmente il letterato ungherese più famoso grazie al suo intramontabile romanzo I ragazzi di via Pál, ma soprattutto alle sue pièce teatrali come Liliom, in cartellone da decenni in molti teatri in tutto il mondo. Due anni dopo, sempre il 12 gennaio, nacque Menyhért Lebovics (1880-1974), divenuto celebre con il nome Melchior Lengyel, autore di prosa ma anche drammaturgo e sceneggiatore, cui dobbiamo la paternità del Mandarino meraviglioso, uno dei caposaldi del balletto moderno con la musica di Béla Bartók, e di alcuni capolavori cinematografici di Hollywood fra le due guerre, tra cui Ninotchka, realizzati con i registi e gli autori più in voga come Otto Preminger, Ernst Lubitsch, Gregory Peck, Greta Garbo, Marlene Dietrich, solo per citarne alcuni.
Pur avendo vissuto a Roma per oltre un decennio – nel 1963 gli viene conferito il Grand Prix –, Melchior Lengyel rimane pressoché sconosciuto al pubblico italiano, mentre è ben nota la sua discendenza italiana: sua figlia Anna (1922-2015) era sposata all'economista, politico e accademico Manlio Rossi-Doria, quindi Marco Rossi-Doria, il maestro di strada nonché politico, è suo nipote.
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Pochi mesi fa la casa editrice Aracne, con la collaborazione di Nina Di Majo, regista, attrice e sceneggiatrice italiana, ha dato alle stampe la commedia in tre atti di Lengyel intitolata Beniamino e le cose dell'altro mondo, tuttora inedita in ungherese (titolo originale: Benjámin, avagy a másik világ dolgai), che però secondo il catalogo OPAC era stata rappresentata già al Teatro Argentina di Roma nel 1930. La traduzione italiana è della moglie dell'autore, Lidia Lengyel nata Gerő, e il testo è stato curato da Nina Di Majo che ha arricchito il volume della sua nota informativa, seguita dalla nota sull'autore di Marco Monreale.
Una commedia sofisticata, un triangolo amoroso che un po' per volta si trasforma in un quadrangolo, con sullo sfondo rari cenni ma molto amari, critici, alla situazione politica ungherese del momento, che vede il cancelliere Dollfuss allearsi con l'ammiraglio Horthy, capo del governo ungherese filofascista. Questo particolare sul piano cronologico colloca la pièce fra il 1932 e il 1934, più tardi rispetto alla data della prima rappresentazione italiana, quindi si suppone che sia un'aggiunta successiva.La trama, ambientata fra Budapest, un treno che trasporta i protagonisti su lidi sereni e località in voga, riserva poche sorprese ma è raccontata con garbo e con una buona dose di conoscenza dell'animo umano. I dialoghi sono plastici al punto che il lettore ha la sensazione di assistere a uno spettacolo teatrale, e questo libretto è infatti una provocazione, un invito a portare la commedia in scena.
Far conoscere questo pezzo di Lengyel è un'operazione indubbiamente positiva, che però lascia un pizzico di amaro in bocca a quelli che conoscono la sua vasta e interessante produzione. Questa non è la sua commedia migliore, e nasce dunque spontaneamente la nostalgia, il senso di mancanza di altre sue opere che sfortunatamente non sono reperibili in italiano, e potrebbero invece essere portate in scena.
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Concludo quindi ringraziando per questo grazioso libretto, nella speranza di poter vedere tradotte e vedere nei teatri altre pièce di Melchior Lengyel, che era uno dei protagonisti di un'epoca indimenticabile nella storia del teatro e del cinema. Se poi si potesse leggere in italiano anche il romanzo sulla sua vita, l'autobiografico Életem regénye (Libro della mia vita), un'impareggiabile testimonianza storica e culturale...
Per la prima foto, copyright: Gerrit Vermeulen su Unsplash.
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