Ecco cosa stiamo distruggendo in Siria. Il reportage di Gianluca Serra
Pubblicato nel 2016 da Èxòrma nella collana “Scritti Traversi”, il reportage di Gianluca Serra, Salam è tornata, è il racconto autentico dell’avventura di un giovane naturalista italiano catapultato nel deserto siriano.
Corre l’anno 2000 quando Gianluca Serra poggia per la prima volta piede sul suolo arido di Damasco con il mandato di catalogare la flora e la fauna del territorio circostante l’oasi di Palmira, uno dei siti archeologici più grandi del mondo. Un compito grandioso, se fin da bambino il tuo desiderio è sempre stato quello di vivere circondato dalla natura, per osservarla con l’occhio attento e paziente del cacciatore pacifista che al posto del fucile imbraccia un binocolo. Così, con l’entusiasmo proprio di chi si appresta a vivere un’avventura affascinante, il giovane naturalista si imbarca su un aereo diretto nella capitale, allora ancora sicura, della Siria. L’impatto con il suolo desertico rende concreto il sogno di una vita e contemporaneamente lo fa scontrare con la realtà di un Paese povero e trasandato nell’architettura che però, grazie a un isolamento durato trent’anni, ha conservato la purezza di una cultura fatta di sorrisi e gentilezze, nomadismo e semplicità.
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«Il mio sguardo fluttua sulla distesa di tetti sgangherati, palme che spuntano alla rinfusa, abbaini, gatti spelacchiati, finestre con i vetri rotti, antenne paraboliche arrugginite, cisterne dell’acqua, panni stesi, voli di colombi ammaestrati, minareti. Un caos primordiale, anche sonoro, cela quieti e ombrosi cortili dove si sente soltanto l’acqua delle fontane che gocciola ipnotica. Una visione antica, mistica, intima».
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E se Damasco è una citta fatta di tetti di lamiera animati dal vociare puntuale dei muezzin, Palmira è l’oasi che accoglie tra le sue braccia la bellezza delle rovine di una città antichissima e il tentativo rozzo e informe di riabitare quelle stesse strade:
«Dopo tante idealizzazioni sull’oasi decantata da libri e viaggiatori, le prime settimane subito dopo il mio arrivo in questo villaggio sonnacchioso e di frontiera furono caratterizzate dal disincanto. Eppure bastò poco per riconciliarmi con me stesso e con il groviglio di antenne arrugginite: fu sufficiente uscire dal perimetro del paese, addentrarsi nel deserto e scorgere un branco di lupi che correva in lontananza, sul filo dell’alba».
In questa cornice fatta di incoerenze visive, inizia per Gianluca Serra il percorso che lo porterà a innamorarsi sempre più intensamente della Siria e dei suoi abitanti, tanto da trascorrerci, a fasi alterne, dieci anni della sua vita. Gli incontri e gli scontri con la popolazione locale, nomade o sedentaria che fosse, si sono aggiunti alle contraddizioni materiali del paesaggio e hanno reso forse ancora più stimolante la sfida di costruire a Palmira una riserva naturale a protezione di uno degli uccelli più rari della Terra: l’ibis eremita.
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Infatti quello che era iniziato come un lavoro di semplice catalogazione di specie più o meno preziose, più o meno comuni, volto a sostenere un progetto di riqualificazione del territorio e sensibilizzazione ecologica della popolazione, si è presto trasformato in una missione di salvataggio di una specie animale che per anni è stata considerata estinta.
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In queste pagine Gianluca Serra ci racconta la meraviglia di una scoperta che ha fatto sognare i naturalisti di tutto il mondo, l’incontro inaspettato con l’uccello sacro della mitologia egizia che la letteratura scientifica considerava estinto da almeno settant’anni:
«Guardavo quelle nicchie scavate nell’arenaria rosata, come cesellate, contenenti qualcosa all’interno, una specie di gemma nera. Le stesse nicchie vuote osservate all’inizio di marzo. La ricerca era partita a spirale, in allontanamento da quelle nicchie, per poi ritornarvi a ritroso un mese dopo. La gemma nera all’interno della nicchia non era altro che il leggendario ibis eremita (Geronticus eremita) in cova».
Salam è tornataè il resoconto puntuale di quegli anni, un reportage di grande interesse scientifico che descrive con minuzia tutti i passaggi che hanno portato alla scoperta del sito di nidificazione dell’ibis eremita e alla conseguente missione di monitoraggio e protezione della specie. Gianluca Serra ci restituisce la sua esperienza con la precisione propria delle professioni scientifiche ma non si limita a raccontarci solo il suo di viaggio, il lettore accompagna anche l’ibis eremita nel suo volo migratorio e così entra in contatto con le storie e le tradizioni locali di cui l’uccello è diventato protagonista.
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La forza di questo libro risiede nella capacità dell’autore di intrecciare il racconto di un Paese, la Siria, con la descrizione della natura che appartiene a quelle stesse terre. Così, mentre capiamo le difficoltà di un giovane ricercatore alle prese con la burocrazia di una città corrotta retta da un sistema politico rigido e inespugnabile, scopriamo anche la bellezza del deserto e degli animali che ancora lo abitano. Così ancora facciamo la conoscenza del sistema culturale e di valori proprio delle popolazioni nomadi che ancora abitano il deserto siriano e, irrimediabilmente, entriamo in contatto anche con la guerra e le sue conseguenze. Salam è tornata non è certo un libro che ha la forza della grande letteratura e lo stile con cui è scritto tradisce fin troppo l’anima scientifica dell’autore, ma è sicuramente un documento di grande importanza per tutti coloro che sono interessati a capire meglio la distruzione ecologica che sta avvenendo anno dopo anno nel nostro pianeta.
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