Dalle canzoni al romanzo, intervista a Kekko Silvestre
Francesco Kekko Silvestre, cantautore e leader del gruppo Modà, ha esordito nella narrativa con Cash – storia di un campione (Mondadori, 2018). Protagonista è un giovane pugliese, che da Cerignola emigra al Nord con la famiglia e cresce barcamenandosi tra lavori vari. Finisce spesso per menare le mani, non perché sia un violento, ma perché viene spinto dal desiderio di fare in qualche modo giustizia quando assiste a qualche sopruso. Per quanto le sue intenzioni siano buone, però, il fatto di vederlo spesso coinvolto in una rissa spinge Samantha, la sua ragazza, a lasciarlo mentre sono in vacanza al mare.
Confuso da questo abbandono, Cash si ritrova a seguire persone incontrate per caso in una bizzarra avventura, che lo porta addirittura in Colorado, negli Stati Uniti: qui è stato messo in piedi un gigantesco reality show, basato su una lunga serie di incontri fra pugili o aspiranti tali, per arrivare a incoronare il prossimo sfidante del campione del mondo in carica.
Cash ha così modo di incanalare la sua forza e la sua rabbia verso un fine preciso, anche se le cose non andranno sempre nel modo migliore.
Francesco Silvestre ha risposto per noi a qualche domanda sul suo romanzo.
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Lei scrive da sempre canzoni, quindi ha raccontato molte storie a un vasto pubblico: come mai, a un certo punto, ha voluto scegliere un altro tipo di narrazione e passare al romanzo?
Avevo già scritto questa storia come sceneggiatura per un film. Questa è stata per me una grandissima possibilità, prima di tutto perché non avevo mai fatto niente del genere, e per chiunque scriva cimentarsi in un romanzo è un'esperienza importante, e poi perché in ogni cosa che ho scritto in precedenza, come le canzoni, ero soggetto a dei limiti di tempo. Il romanzo mi ha permesso di uscire da questi confini per raccontare tante cose più in dettaglio, come non è certo possibile fare nello spazio ristretto di una canzone, però cercando di mantenere gli ingredienti che hanno sempre caratterizzato i miei testi. Qui, come nelle mie canzoni, si parla di tutto: sogni, amore, amicizia, fede.
Questo cambio di misure le ha dato dei problemi, oppure si è trovato subito a suo agio con tante pagine a disposizione?
Direi che mi sono trovato molto a mio agio, perché a me piace curare i dettagli, e in questo modo ho potuto approfondirli di più, anche rispetto alla sceneggiatura che avevo scritto in partenza: pure una sceneggiatura è soggetta a dei limiti di spazio, non può essere troppo lunga rispetto al tempo medio di un film. Qui ho potuto raccontare meglio i personaggi e soprattutto descrivere di più l'infanzia del protagonista. Essendo uan storia in parte vera e in parte romanzata, perchè mi sono ispirato a una persona reale che conosco, per me era importante aggiungere il massimo dei dettagli della storia vera.
Esistono davvero negli Stati Uniti dei reality basati sullo sport come quello a cui partecipa Cash?
No, quello fa parte della mia invenzione narrativa, però ho cercato di mettere insieme alcune situazioni reali. Alcuni episodi che ho ambientato in America sono accaduti magari in altri luoghi.
La cosa divertente è che, mentre scrivevo la prima stesura della storia, la sceneggiatura, ho dovuto scrivere con precisione tutte le regole di questo reality e depositarle alla SIAE, perché mi è stato detto che potevo correre il rischio che a qualcuno piacesse l'idea e se ne appropriasse, magari per farci un film o una serie televisiva.
Perché non ha fatto seguire al personaggio un percorso tradizionale in ambito sportivo, per esempio avviandolo a una carriera pugilistica, anziché farlo partecipare a questo reality?
Pensavo che Cash come pugile risultasse poco credibile: lui in effetti non lo è, non ha mai fatto sport ma ha questa forza dentro di sé,un qualcosa che lo spinge ad agire in un certo modo. Avevo anche paura di scopiazzare troppo la storia di Rocky, mentre mi sembrava più giusto farlo competere con persone normali come lui, non necessariamente pugili professionisti.
Mi piaceva molto l'idea che partisse da sconosciuto in un reality e riuscisse a far appassionare il pubblico con la sua genuina ignoranza e con l'incapacità di comunicare in una lingua non sua, che poi diventeranno le sue armi più apprezzate dal pubblico. In questo modo lui riesce a sfogare tutta la rabbia che si porta dentro senza dover far male a qualcuno, come accadrebbe in un contesto che non fosse quello sportivo. Dopo essere stato considerato un buono a nulla e un violento per aver preso le difese degli altri e combinato in questo modo dei guai, Cash scopre così che possiede qualcosa di buono, perché nessuno prima di allora gli aveva dato la possibilità di scoprirlo.
Cash vive una grande avventura ma in definitiva la sua vita non sembra cambiare molto, come se non riuscisse a raggiungere il suo scopo, che era più che altro quello di migliorarla.
Un pugile improvvisato non avrebbe potuto ottenere di più, ma non è del tutto vero che la sua vita non possa cambiare: intanto, grazie al reality, è diventato l'idolo di migliaia di persone, un simbolo di coraggio e perseveranza, e ha ancora un futuro davanti a sé.
Il messaggio del libro è ben chiaro: tutti possono avere dentro di loro qualcosa di buono e prima o poi possono iniziare a tirarlo fuori, a credere di più in loro stessi e a ottenere l'appoggio di qualcuno.
È un invito a credere di più nei propri sogni: ci sono quattro disperati che si ritrovano per caso dall'altra parte del mondo, pensando di essere inutili, e invece scoprono di essere in realtà importanti l'uno per l'altro, fino a formare una specie di famiglia. È un bel messaggio di amicizia e di solidarietà, perché tutti vengono cambiati dall'esperienza vissuta insieme.
Dopo aver trasformato la sceneggiatura in romanzo, potrebbe essere più facile proporre di nuovo questa storia per un adattamento cinematografico oppure ha accantonato il progetto?
No, io non accantono mai nulla, e del resto se l'avessi fatto avrei potuto lasciar perdere prima di scrivere il romanzo. La sceneggiatura è pronta, io non ho venduto i diritti e non è detto che prima o poi succeda, anche se magari scriverò prima un secondo libro. Credo che questa storia possa vincere attraverso il passaparola, visto che non è un romanzo normale, con una trama ben definita, ma racconta uno stato d'animo e spero che appassioni i lettori e li convinca a consigliarlo agli amici.
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Considerando che il finale è aperto, e che il protagonista alla fine del libro ha ancora tutta la vita davanti a sè, potrebbe avere un seguito? Il suo secondo libro potrebbe essere un "Cash 2"?
Nella mia testa c'è sicuramente un seguito ben chiaro: quando ho finito di scrivere questa storia mi sentivo spaesato, mi mancavano i personaggi e l'atmosfera che si era creata fra loro, perciò mi piacerebbe molto tornare a raccontare qualcosa di quel mondo, ma dipenderà dal successo del romanzo: se non colpirà nessuno, forse sarà meglio che questo seguito me lo tenga per me.
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Per la prima foto, copyright: Hermes Rivera.
Per la terza foto, la fonte è qui.
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