“Curtun, il segreto degli etruschi”, intervista a Lucia Tilde Ingrosso
Curtun, il segreto degli etruschi di Lucia Tilde Ingrosso è appena uscito per Salani, casa editrice che ormai da tempo si dedica con attenzione alla narrativa per ragazzi e fantasy. Ed è infatti un fantasy destinato al pubblico young adult questo romanzo, ambientato nella città di Cortona, anticamente uno dei maggiori insediamenti della civiltà etrusca, la stessa che ha lasciato ampie tracce di sé in tutto il territorio dell’Italia centrale, oltre a splendidi reperti ospitati nei principali musei archeologici.
Arianna, la protagonista del romanzo, ha 17 anni, una nuvola di capelli rossi e un’amica, Paola, piena di piercing. Non ha una madre, né un fidanzato e nemmeno una grande fiducia in sé stessa. Da qualche mese, con il padre, da Roma si è trasferita a Cortona, dove si divide fra gli amici, le uscite in motorino e lo stage al museo etrusco. Finché nella sua vita irrompe Ruggero, misterioso ragazzo dall’irresistibile sguardo giallo-verde da gatto.
Da quel momento, ad Arianna accade di tutto: statue che prendono vita, assalti di rapaci, inseguimenti nei sotterranei del museo. E un’improvvisa popolarità con i compagni di scuola. In un crescendo di suspence, gli interrogativi si moltiplicano.
Perché Ruggero sembra evitarla? Che cosa nascondono Emilio e Lucilla, inquietanti gemelli romani? Che cosa c’entra con lei una storia d’amore e di sangue di trent’anni prima? Ma, soprattutto, chi era davvero sua madre e quale pesante eredità le ha lasciato? Tra avventure e pericoli, sfide e rivelazioni Arianna dovrà scegliere fra l’amore e la propria natura, e affrontare un terribile scontro finale che potrebbe cambiare non solo il suo destino, ma anche quello dell’intera umanità.
Vicenda piena di mistero, ambientata in un luogo ricco di storia, e quindi densa di riferimenti a un passato lontano, che esce dai libri per irrompere nella vita di un gruppo di adolescenti apparentemente come tanti, Curtun sembra possedere tutte le caratteristiche necessarie a interessare il crescente pubblico degli Young Adult.
A questa fascia di lettori vanno, giustamente, sempre maggiori attenzioni da parte delle case editrici: sia perché l’adolescenza è un’età con problemi e sentimenti propri, che i ragazzi impegnati ad affrontarla vogliono ritrovare in libri scritti a loro misura, sia perché è in quella delicata fase di passaggio tra l’infanzia e il mondo adulto che si può consolidare l’amore per la lettura. Un amore che però, a volte, rischia anche di svanire per sempre nel caso in cui certe aspettative dei giovani lettori vengano deluse.
Ne abbiamo parlato in una breve intervista all’autrice, Lucia Tilde Ingrosso.
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Lei è una giornalista e scrittrice eclettica, che si è cimentata in svariati generi letterari, dal thriller alla manualistica. Come mai questa volta ha deciso di scrivere un libro per ragazzi?
È stato lo scrittore Sandrone Dazieri a consigliarmi di farlo. Per “indicarmi la via”, mi ha anche regalato Hunger Games. Io ho passato un’estate a leggere romanzi fantasy, per capire quali erano le regole da seguire e gli elementi fondamentali da inserire nel plot. È stata poi mia figlia Stella, 9 anni, a chiedermi di scrivere qualcosa che anche lei potesse leggere (è molto precoce). L’ho considerata una bella sfida. Da giornalista, abituata a scrivere su argomenti diversi e con tagli differenti, mi sono cimentata in questa nuova “impresa”, piena di entusiasmo e curiosità.
Di cosa si deve preoccupare di più uno scrittore nel momento in cui cambia genere letterario, e di conseguenza anche il suo pubblico di riferimento?
Di essere sincero, credo. Di non tradire la fiducia dei lettori. Di scrivere un libro che soddisfi tutte le esigenze di chi legge. Il fantasy coniuga amore e avventura, amicizia e soprannaturale, intrattenimento e riflessione. Quanto al pubblico di riferimento, quello degli young adult, è difficile da conquistare, ma anche di grande soddisfazione. Sono i lettori del futuro. Smart, cool, connessi. Il mio obiettivo è conquistarli uno a uno, parlando con loro, facendo presentazioni nelle scuole, raccontando Curtun nei blog e sui social.
Curtun è ambientato nel mondo contemporaneo, ma appartiene senza dubbio al genere fantasy. Quando è nata l’idea, molto interessante, di utilizzare il patrimonio storico-mitico italiano per creare un’ambientazione fantasy? Potrebbe suggerire un nuovo filone agli autori del genere?
Una volta comprese le regole del genere fantasy, serviva un’idea forte, per non scrivere una fotocopia di romanzi già esistenti. Di vampiri, semidei e angeli caduti si erano già egregiamente occupati altri. Dovevo farmi venire un’idea nuova. E l’idea è stata quella di far scendere in campo gli Etruschi. Popolazione affascinante e misteriosa al punto giusto, e neanche inflazionata. Per far questo, ho messo a frutto i miei studi classici e il fatto di aver vissuto infanzia e adolescenza a Cortona, una delle lucumunie etrusche più importanti e scenario di questa storia.
Non pensa che la narrativa italiana, e soprattutto quella per ragazzi, sia un po’ troppo condizionata dai modelli anglosassoni, i cui autori, di fatto, dominano il mercato del settore “giovani adulti”?
Questo è vero, ma solo in parte, se pensiamo che anche noi abbiamo autori originali e di grande successo. Oltre alla regina incontrastata Licia Troisi, citerei Barbara Baraldi e Francesco Gungui, che hanno trovato una via tutta italiana al fantasy young adult.
Si sa che le saghe in più volumi incontrano molto il favore degli adolescenti, e Curtun si chiude con un finale relativamente aperto. Pensa di scriverne un seguito e, nel caso, ha già qualche idea al riguardo?
L’idea è proprio quella di una saga, e le idee sul futuro di Arianna e Ruggero non mancano. Dipenderà tutto dai lettori e dal modo in cui accoglieranno il libro. Libro che, sia detto per inciso, è anche nelle mani di un importante produttore cinematografico...
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