Cosa accade se perdi la memoria? Intervista ad Amanda Reynolds
Amanda Reynolds, scrittrice già impegnata nei corsi di scrittura creativa, esordisce con un romanzo che indaga la memoria. L’anno che è passato è uscito in Italia per Corbaccio, nella traduzione di Valeria Galassi, e verte su una domanda semplice: cosa accadrebbe se un giorno ci si ritrovasse a non ricordare più un pezzo della propria vita?
La risposta è ben articolata tra le pagine del romanzo che portano il lettore a scoprire Jo, una donna sulla cinquantina. Oltre a essere madre di due figli ormai grandi, la donna è anche moglie – presumibilmente felice e devota. Non ne è certa, dopo aver smarrito tra le pieghe del cervello gli ultimi dodici mesi della vita. Sono spariti per colpa della botta che ha preso cadendo per le scale. Un incidente? Una violenza? Jo non ricorda. Ricorda solo la vita fino a un anno prima, quando il figlio iniziava l’università e la figlia post-hippy viveva in una triste topaia. Scelte della figlia, perché non sembra ci siano problemi economici nella vita di Jo. Anzi, lei e il marito Rob vivono in una bella casa fuori città, un po’ tetra e, seppur ampia, claustrofobica, ma comunque esteticamente bella. Come la casa, così l’intera esistenza di Jo appare stratificata e l’autrice lascia intuire che nasconda qualcosa, qualcosa che nessuno è disponibile a rivelare alla donna.
Dal punto di vista strutturale, il romanzo di Amanda Reynolds si dispiega su due binari, adottando il punto di vista della protagonista, esattamente come la memoria di Jo: c’è un tempo prima della caduta – più precisamente, un anno prima – e uno dopo.
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La scrittrice britannica, in Italia per un tour di presentazioni del romanzo, ha risposto ad alcune domande riguardo ai retroscena che hanno portato alla stesura della storia.
L’anno che è passato parla di memoria. E il pensiero sottile che nasce leggendo il romanzo è questo: l’uomo è ciò e quanto ricorda di essere. Se non ti ricordi chi sei, sei un estraneo a te stesso…
La memoria mi ha sempre affascinata come argomento. Ed è vero: siamo ciò che ricordiamo di essere; e penso sia traumatico e drammatico perdere la memoria. Infatti, se questa manca, la vita ne rimane devastata, si diventa estranei a se stessi e anche gli affetti più cari subiscono lo stesso destino. Tutto si complica quando non sai chi sei e chi sono le persone attorno a te.
Intuisco sia difficile affrontare un argomento di questo tipo a meno che non si sia rimasti vittime di una simile esperienza. La domanda è: com’è nata l’idea?
Stavo attraversando un momento di grandi cambiamenti nella vita privata mentre mi accingevo a scrivere il romanzo. Mio figlio iniziava l’università e mia figlia l’aveva appena finita. La casa si era svuotata all’improvviso e io mi sono ritrovata a riflettere su quella che viene definita la sindrome del vuoto. Ovviamente, la famiglia mi ha sostenuta molto in questa fase di passaggio, ma nonostante ciò mi sono sorpresa a riflettere su cosa potrebbe succedere se, a questa situazione di cambiamento, dovesse sopraggiungerne un’altra, ovvero quella della perdita di memoria. È nata così l’idea. È nata dal desiderio di raccontare alle persone come me, sui quaranta, cinquanta anni, scorci di vita. Perché si arriva a un punto in cui i figli sono pronti a proseguire lungo la via della loro esistenza e anche se hai imparato a piccoli passi come lasciarli andare, in ultima analisi, non si è mai preparati a farlo nel momento in cui non sono ammessi ulteriori indugi. E, sebbene sia meraviglioso dedicarsi alla famiglia e ai suoi bisogni, è un lavoro molto impegnativo quello di reinventarsi quando questa ha bisogno di nuovi spazi.
Utilizza una tecnica narrativa molto particolare, ricrea un puzzle facendo conoscere Jo, la protagonista, mentre Jo stessa si ri-conosce. Manca un anno a completare il suo io, eventi che devono averla portata in un punto diverso da quello che si era prefigurata quando l’ambulanza la portava in ospedale dopo la rovinosa caduta per le scale…
Beh, devo ammettere che mi piace complicarmi la vita. Avrei potuto scegliere di raccontare tutto in modo lineare, senza alternare i capitoli tra un anno prima della caduta e i giorni dopo la caduta. Questo modo di raccontare, però, mi ha permesso di mostrare Jo e la sua vita in maniera completa. Volevo che Jo apparisse esattamente come è, nella sua forza e nelle sue buone e cattive scelte. Io penso che la letteratura abbia bisogno di personaggi umani, in modo tale che il lettore possa vedere qualcosa di se stesso, anche quando non è d’accordo con le scelte dei personaggi.
Penso all’atteggiamento di Rob, alle sue attenzioni smisurate che provocano sospetti in Jo…
Rob non è una cattiva persona, è un buon padre, è un buon marito. Tutto quello che fa è per proteggere Jo, anche se le sue scelte sono discutibili. Nel gioco delle forze, Jo sa che c’è qualcosa che non va, ma non sa che cosa. E questa è una cosa che può accadere nelle relazioni a lungo termine, a prescindere da situazioni complicanti come la perdita di memoria.
Nel caso specifico, il fatto che Rob risulti che controlli la moglie eccessivamente è anche una necessità intrinseca della storia.
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Qual è per lei il libro che tutti dovrebbero leggere?
Fino in fondo di Louise Doughty. L’ho trovato brillante, specie nella trama che parla di una donna sui cinquant’anni che mantiene un cattivo comportamento esattamente come quando era giovane. È stato di ispirazione per me, perché in fondo è così: le donne non smettono di essere ciò che sono soltanto perché invecchiano. Specifico donne, perché sui comportamenti dell’uomo abbiamo svariate fonti letterarie. Altro libro indispensabile è Il grande Gatsby.
Lei è impegnata nella scrittura creativa. Qual è il consiglio che si ritrova a dare più frequentemente?
Potrebbe suonare semplice, ma ciò che dovrebbe fare chiunque si avvicini alla scrittura è leggere. Se non ami leggere non puoi amare la scrittura. La seconda cosa indispensabile è lo scrivere stesso. Tutti i giorni. Con costanza. Scrivere, correggere, riscrivere: prima o poi qualcosa di buono verrà fuori.
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Per la prima foto, copyright: Tom Pumford.
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