Come sviluppare il pensiero critico – 7 strumenti utili
Sviluppare il pensiero critico, o forse sarebbe meglio dire la capacità di pensiero critico, appare senz’altro indispensabile in un mondo in cui bisogna sempre più barcamenarsi tra realtà e finzione, discernendo con difficoltà crescente la verità dalla menzogna o, per dirla con un’espressione più moderna, dalla post-verità.
Robert H. Ennis, uno dei più importanti studiosi nel campo, definisce il pensiero critico come «un pensiero razionale e riflessivo focalizzato a decidere cosa pensare o fare». Già da questa breve frase può risultare chiaro come sia importante poter contare su una buona capacità di pensare criticamente. Ma esiste un modo per poterla rafforzare?
Secondo Daniel Dennett, docente di Filosofia e direttore del Centro per gli Studi Cognitivi della Tufts University, non solo la capacità di pensiero critico può essere sviluppata, ma addirittura esistono degli strumenti per poterlo fare in modo rigoroso.
In un’intervista al «Guardian» Dennett, già autore di opere come L’io della mente (Adelphi), La mente, le menti (BUR) e Strumenti per pensare (Raffaello Cortina), ha elencato ben sette strumenti utili per sviluppare il pensiero creativo. Eccoli:
1. Usa i tuoi errori
In prima istanza Dennett raccomanda una rigorosa onestà intellettuale, l’auto-valutazione, e il procedere per tentativi ed errori: «Quando fai un errore, dovresti imparare a fare un respiro profondo, stringere i denti e quindi esaminare i tuoi ricordi dell’errore nella maniera più spietata e fredda possibile». Questo strumento è parente stretto del metodo scientifico, nel quale ogni errore offre l’opportunità di imparare e non di deprimersi e brontolare.
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2. Rispetta il tuo avversario
Questo secondo punto è uno strumento logico e retorico poiché l’essenza della persuasione implica convincere le persone ad ascoltarti. E non lo faranno se sei eccessivamente pignolo, pedante, meschino, frettoloso o spiacevole: «il tuo pubblico sarà ricettivo alle tue critiche se hai mostrato di comprendere le sue posizioni e se hai dimostrato buon senso».
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3. Usa il clacson dei “sicuramente”
Sì, proprio uno strumento che suoni come il clacson delle auto per segnalare qualcosa di urgente. A questo punto Dennett chiede di trattare la parola “sicuramente” come un segnale retorico del fatto che è stato stabilito un “truismo” esaminato male, senza offrire sufficienti ragioni o prove, sperando che il lettore o chi ascolta concorderà presto e passerà oltre. Ma questo non sempre è il caso, scrive Dennett, in quanto tale espressione spesso segnala un punto debole in un’argomentazione, dato che parole come questa non sarebbero necessarie se l’autore e il lettore fossero davvero “sicuri”.
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4. Rispondi alle domande retoriche
Come l’uso di “sicuramente”, una domanda retorica può essere un sostituto del pensiero. Anche se le domande retoriche si basano sul fatto che «la risposta è talmente ovvia che t’imbarazzeresti a rispondere» Dennett raccomanda di farlo comunque. Illustra quest’aspetto attraverso il fumetto dei Peanuts: «Charlie Brown ha appena chiesto retoricamente: “Chi dice cos’è giusto e sbagliato qui?” e Lucy risponde: “Lo farà io”. La risposta di Lucy ha “sicuramente” preso alla sprovvista Charlie Brown. E se fossimo impegnati in un dibattito filosofico, lo costringerebbe a riesaminare le sue premesse».
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5. Applica il rasoio di Occam
Occam, filosofo inglese del XIV secolo, ha legato il suo nome al famoso “rasoio”, principio che in precedenza era noto col nome di “legge della parsimonia”. Dennett lo sintetizza così: «L’idea è semplice: non inventare una teoria complicata e stravagante se già ne hai una più semplice (con un minor numero di ingredienti, un minor numero di entità) che spiega il fenomeno altrettanto bene».
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6. Non perdere tempo con le sciocchezze
Il sesto punto di Dennett espone la “legge di Sturgeon” che stabilisce che «il 90% di ogni cosa è merda». Anche se questo potrebbe essere un’esagerazione, il punto è che non si guadagna nulla perdendo tempo con argomentazioni che non sono buone anche, e soprattutto, a causa di questioni ideologiche.
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7. Stai attento alle “profondità”
Dennett lascia per ultimo il suo spauracchio preferito, quelle che definisce come “deepity”, cioè «un’espressione che sembra essere importante e vera e profonda ma che raggiunge il suo effetto attraverso un certo livello di ambiguità». Qui è dove la devozione di Dennett per la chiarezza a tutti i costi tende a dividere i suoi lettori in due campi. Alcuni pensano che la sua spinta verso la precisione sia un ammirevole sforzo etico-analitico; altri pensano che egli manifesti un ingiusto pregiudizio verso il linguaggio dei metafisici, dei mistici, dei teologi e dei filosofi continentali e post-moderni, e forse anche dei poeti.
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Insomma non ci resta che applicare questi sette strumenti con metodo e rigore verso noi stessi per verificare se davvero sono utili a sviluppare il pensiero critico.
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