Ci sarà mai uno Stato Palestinese?
Nella geopolitica mondiale, quella che non annovera ancora uno Stato Palestinese, Israele rappresenta un’anomalia post-bellica, unica e senza precedenti nella storia. Uno Stato concentrato, fortemente concentrato, sorto sulla scorta della tragedia, dell’esclusione, della morte e del dolore. Questa unicità si rivela a ogni esplosione conflittuale, ogni volta che si riaffaccia la violenza nell’area. In un Mediterraneo destabilizzato dalle rivoluzioni maghrebine fino ad oggi, Israele non pare rappresentare un elemento di coesione, ma una specie di spina nel fianco, di nemico interno ad un mondo arabo solo apparentemente omogeneo. Dall’altra parte, la mossa poco efficace dell’ANP di andare al governo con Hamas ha rappresentato un ulteriore elemento di crisi, di conflitto e di rinvio del riconoscimento dello Stato Palestinese.
Ci sarà mai uno Stato Palestinese? A guardar bene, e più in profondità, Hamas è strumentale a questo rinvio sine die, a questo appuntamento con la storia costantemente mancato. Pare che ogni passo verso la costruzione di un’autorità statale riconosciuta internazionalmente debba essere ostacolata dal ripristino della legge della violenza. Ad approfittarne, tutti coloro che non desiderano uno Stato Palestinese, che non vogliono un organismo vivo su un fronte di guerra che forse mai si trasformerà in una frontiera di pace. E così, di attacco in attacco, di missile in bombardamento, a farne le spese, sempre e sempre, sono i civili inermi. Bambini, soprattutto, che dovrebbero rappresentare il futuro e l’avvenire, smorzati nella loro esistenza già scarna e concentrata nei territori occupati.
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Bambini estirpati dalla vita e consegnati al novero freddo delle vittime. Sono retorici e quasi inutili i richiami a deporre le armi, gl’inviti a far tacere gli obici, dal momento che i due contendenti preferiscono vivere e far vivere nel terrore e nella paura i propri quanto gli altrui cittadini. È una mortale partita a scacchi, un gioco di guerra tutto giocato sulla tattica, in assenza di un’accettabile strategia di pace e nell’impossibilità occidentale di porsi da mediatore tra uno Stato anomalo e uno Stato inesistente. A conti fatti si celebra una guerra tra vivi fantasmi e potenti simulacri di democrazia: non vincerà nessuno, ma moriranno in troppi prima che veda la luce uno Stato Palestinese.
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