Che cos’è il mito? Paul Valéry risponde
Molti, moltissimi sono i filosofi, gli scrittori, i poeti che si sono interrogati sull’essenza del mito, sulle ragioni del suo potere evocativo. E dell’argomento si è occupato anche Paul Valéry, in una serie di scritti raccolti in All’inizio era la favola a cura di Elio Franzini e nella traduzione di Renata Gorgani, riproposti da Guerini e Associati in una nuova edizione.
Qui di seguito, riportiamo un estratto dal secondo capitolo del libro, Piccola lettera sui miti, in cui Valéry, immaginando una corrispondenza con un’ignota interlocutrice, chiarisce proprio cosa sia il mito, per lui, e come questo sia in relazione con la creazione artistica e l’amore.
Paul Valéry, Piccola lettera sui miti
Mia cara amica, una signora, una signora sconosciuta, mi scrive e mi interroga, in una lettera alquanto lunga, affettuosa e insieme discreta, su una infinità di difficili argomenti, fingendo di credere che io possa illuminare il suo spirito intorno a essi.
[…]
Signora, le ho detto, o mito! Mito è il nome di tutto quel che esiste e sussiste avendo solo la parola per causa. Non vi è discorso così oscuro, chiacchiera così bizzarra, proposizione così incoerente cui non si possa dare un senso. Esiste sempre una supposizione che dà senso al linguaggio più strano.
Immaginate ancora che diversi racconti di una stessa faccenda o differenti versioni di uno stesso fatto vi vengano fornite da libri o testimoni che non sono d’accordo tra loro, benché ugualmente degni di fede. Dire che non si accordano è come dire che la loro simultanea differenza compone un mostro. La loro concorrenza procrea una chimera. Ma un mostro o una chimera, che non hanno vita nei fatti, stanno a loro agio nell’indefinito del mondo degli spiriti. La combinazione di una donna e un pesce è una sirena, e la forma di una sirena è facilmente accettabile. Ma è possibile una sirena viva?
[…]
[I servizi di Sul Romanzo Agenzia Letteraria: Editoriali, Web ed Eventi.
Leggete le nostre pubblicazioni
Seguiteci su Facebook, Twitter, Google+, Pinterest e YouTube]
Quel che muore per eccesso di precisione è un mito. Sottoposti al rigore dello sguardo, e ai colpi ripetuti e convergenti delle questioni e delle interrogazioni categoriche di cui lo spirito risvegliato si arma in ogni sua parte, i miti muoiono e la forma delle cose vaghe e delle idee si impoverisce infinitamente. I miti si decompongono alla luce prodotta in noi dalla presenza combinata del nostro corpo e dei nostri sensi al più alto grado.
[…]
LEGGI ANCHE – I migliori corsi di Filosofia in Italia
In verità, ci sono così tanti miti in noi e così familiari che risulta quasi impossibile distinguere dal nostro spirito qualcosa che non ne sia partecipe. Del resto, non si può parlarne senza mitizzare ancora; non sto facendo io stesso, in questo istante, il mito del mito per rispondere al capriccio di un mito?
Ebbene sì, non so come fare per uscire da ciò che non è, mie care anime! La parola ci abitua e abita ogni cosa al punto che non sappiamo come fare per astenerci dalle immaginazioni da cui nulla si esime.
Pensate che domani sia un mito, che anche l’universo lo sia, che il numero, l’amore, il reale come l’infinito, la giustizia, il popolo, la poesia, la terra stessa siano miti. E anche il polo lo è, poiché coloro che pretendono di esservi stati hanno deciso di andarvi per delle ragioni che sono indivisibili dalla parola.
Dimenticavo tutto il passato… Tutta la storia è fatta di pensieri cui aggiungiamo il valore essenzialmente mitico della rappresentazione di ciò che è stato. Ogni istante precipita a ogni istante nell’immaginario, e appena siamo morti andiamo a raggiungere, alla velocità della luce, i centauri e gli angeli. Ma che dico, appena ci voltiamo, appena siamo fuori dalla vista l’opinione fa di noi tutto quel che è in suo potere.
Ritorno alla storia. Come, insensibilmente, si tramuta in sogno nella misura in cui si allontana dal presente! Molto vicino a noi vi sono soltanto miti moderati, ostacolati da testi non incredibili e da vestigia materiali che moderano un poco la nostra fantasia. Ma oltre i tre o quattromila anni prima della nostra nascita siamo completamente liberi. Infine, nel vuoto del mito del tempo puro, e vergine di tutto quel che ci circonda, lo spirito – sicuro solo del fatto che c’è stato qualcosa, costretto per sua essenziale necessità a supporre un antecedente, delle cause, dei supporti a ciò che è, o a ciò che esso è – dà vita a epoche, Stati, avvenimenti, esseri, origini, immagini o storie sempre più ingenue, che fanno riflettere, o che si riconducono senza sforzo a quella cosmologia così sincera degli Indu, i quali, per sostenere la terra nello spazio, la misero sul dorso di un immenso elefante, che poggiava su una tartaruga a sua volta portata da un mare che conteneva non so più bene quale vaso…
LEGGI ANCHE – Perché studiare filosofia
Il filosofo più profondo, il fisico meglio dotato, il geometra più munito di quegli strumenti che Laplace chiamava pomposamente «le fonti dell’analisi più sublime» - non possono né sanno fare altro.
Per questo motivo giunsi a scrivere un giorno: All’inizio era la Favola!
Questo significa che ogni origine, ogni aurora delle cose è della stessa sostanza delle canzoni e dei racconti che circondano le culle.
È dunque una specie di legge assoluta che ovunque, in ogni luogo, in ogni periodo della civiltà, in ogni fede, all’interno di qualsiasi disciplina e in tutti i rapporti, il falso sia di sostegno al vero e il vero si dia il falso per antenato, per causa, per autore, per origine e per fine, senza eccezione né rimedio – e il vero generi quel falso da cui pretende d’essere a sua volta generato. Ogni antichità, ogni principio delle cose è solo un’invenzione favolosa che obbedisce a leggi semplici.
Che cosa saremmo dunque senza il soccorso di ciò che non esiste? Ben poca cosa, e le nostre menti, senza occupazione, languirebbero se le favole, gli equivoci, le astrazioni, le credenze, i mostri, le ipotesi e i presunti problemi della metafisica non popolassero di esseri e di immagini senza oggetto le nostre profondità e le nostre tenebre naturali.
I miti sono l’anima delle nostre azioni e dei nostri amori. Non possiamo agire solo in direzione di fantasmi. Possiamo amare solo quel che noi stessi creiamo.
Speciali
- Conoscere l'editing
- Corso online di Scrittura Creativa
- Corso online di Editing
- Corso SEC online (Scrittura Editoria Coaching)
- Scrivere un romanzo in 100 giorni
- Interviste a scrittori
- Curiosità grammaticali
- Case editrici
- La bellezza nascosta
- Gli influencer dei libri su Instagram – #InstaBooks
- Puglia infelice – Reportage sulle mafie pugliesi
- Letture di scrittura creativa
- Consigli di lettura
- L'Islam spiegato ai figli
- Interviste a editor e redattori
- Interviste a blog letterari
- Interviste a giornalisti culturali
- Interviste a docenti
- Come scrivere una sceneggiatura
- Premio Strega: interviste e ultimi aggiornamenti
- Premio Campiello: interviste e ultime novità
- Premio Galileo: interviste
- I nuovi schiavi. Reportage tra i lavoratori agricoli
- La Webzine di Sul Romanzo
Archivio Post
Più cercati
- Quanto fa vendere il Premio Strega? I dati reali
- Che tipo di lettore sei?
- I 20 consigli di scrittura di Stephen King
- Test di grammatica italiana, qual è la risposta giusta?
- Classifica dei libri più venduti di tutti i tempi nel mondo
- Come scrivere un romanzo: 15 modi utili
- 11 consigli per trovare la tua writing zone
- 13 cose che gli amanti dei libri sanno fare meglio di tutti
- 7 posti che tutti gli scrittori dovrebbero visitare almeno una volta
- Carlos Ruiz Zafòn ci racconta il suo Cimitero dei libri dimenticati
- I 10 film più divertenti di tutti i tempi
- I consigli di scrittura di 11 scrittori
- La reazione di Cesare Pavese quando vinse il Premio Strega
- Le 10 biblioteche più grandi del mondo
- Marcel Proust pagò per le prime recensioni di “Alla ricerca del tempo perduto”
- Perché uscire con uno scrittore? 10 motivi validi
Commenti
Invia nuovo commento