Albert Einstein, raccontato con le parole di Mileva Marić
Su Albert Einstein hanno scritto in tanti. Molte biografie hanno celebrato la figura di questo grande genio della fisica. Quello che mancava però ancora era uno sguardo rivolto all’Einstein uomo. Gabriella Greison, fisica, scrittrice e giornalista, autrice di diversi libri di successo come L’incredibile cena dei fisici quantistici, Sei donne che hanno cambiato il mondo, Storie e vite di superdonne che hanno fatto la scienza e Hotel Copenaghen, nel suo ultimo romanzo, Einstein e io (Salani Editore) ci racconta, attraverso gli occhi di colei che più di tutti lo ha conosciuto, Mileva Marić, il lato intimo di uno dei più grandi scienziati che siano mai esistiti.
Tutto ha inizio nel 1896 al Politecnico di Zurigo. Mileva Marić è la quinta donna a essere ammessa al corso di matematica e fisica. Sono anni in cui le donne che vogliono studiare, soprattutto le materie scientifiche, non hanno vita facile. Mileva è però testarda, tenace, intelligente e preparata e pensa di poter riuscire a realizzare i propri sogni nella libera e neutrale Svizzera, ben sapendo di essere costretta a dover sgobbare più degli altri suoi compagni maschi, per dimostrare di essere brava quanto loro. La passione per la fisica ha origine lontane. Fin da bambina Mileva amava fantasticare e porsi tante domande. Il suo desiderio era conoscere il mondo senza limitazioni.
«È da bambini che si capisce tutto. Dalle prime domande che ti fai puoi capire quale sarà la strada che porta ai tuoi sogni, quella che porta ai doveri, e quella che porta alle necessità».
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Il suo idolo è Marie Curie, premio Nobel per la chimica insieme al marito Pierre e per la fisica insieme a Antoine Henri Becquerel. Prima donna professore alla Sorbona di Parigi per Mileva Marie ha «le sembianze di una donna risoluta, che sapeva il fatto suo, una donna sicura di sé, imbattibile in campo scientifico. Me la immaginavo esattamente come sarei stata io alla sua età», una donna/scienziato di successo. Benché la fantasia sia la «nostra forza» non sempre le cose vanno come si desiderano.
Tra i banchi di scuola Mileva conosce il diciottenne Albert Einstein, un ragazzo sfrontato, impertinente, che alle lezioni non prende mai appunti perché è troppo sicuro della sua preparazione e che non portava mai libri con sé. Albert è tedesco, la sua famiglia vive in Italia. Ha ripetuto due volte l’esame di ammissione al Politecnico; Mileva è serba, ha viaggiato parecchio e parla diverse lingue. Hanno in comune un carattere solitario e la passione per la scienza. I due s’innamorano e nonostante le tante difficoltà, tra cui l’opposizione della famiglia di lui alla loro relazione (Mileva è quattro anni più grande di Einstein, è zoppa, scienziata, tutte cose che fanno arricciare il naso alla famiglia borghese di Einstein) Mileva e Albert si sposano e resteranno insieme per vent’anni.
Il romanzo è scritto in prima persona. È Mileva che racconta la vita familiare vissuta insieme ad Einstein, la nascita dei figli, i lavori di ricerca svolti insieme, le ore trascorse a studiare, fino al divorzio che ha dato poi inizio alla seconda fase della vita del fisico, quella in cui vinse il Premio Nobel (1921), ebbe successo e sposò la cugina Elsa. Gli ultimi anni di vita di Mileva furono invece caratterizzati da problemi economici e malattie. Mileva fu una candela che lentamente si consumò per amore del grande genio fino a spegnersi del tutto.
Einstein e io è un romanzo d’amore: amore per la scienza, amore per un uomo per cui Mileva sacrificò tutto, i propri sogni, le proprie ambizioni. Quando il romanzo ha inizio Mileva è una donna determinata, anticonvenzionale, è una scienziata che intende imporsi nel mondo. In seguito assistiamo a una trasformazione: da donna diventa moglie, poi madre, poi nulla. I suoi desideri passano in secondo piano. Viene bocciata due volte all’esame finale al Politecnico, la seconda perché è incinta e da donna che vuole cambiare il mondo e dimostrare cosa una donna possa fare all’interno di una società maschilista, Mileva diventerà una donna come tante. Si annullerà dietro la figura del marito per assecondarlo e aiutarlo a realizzare le proprie ambizioni di grandezza.
Mileva ha una mentalità scientifica, fatta di calcoli, amore per i numeri, è una donna che sicuramente ha fornito un importante contribuito agli studi del marito, senza aver avuto tuttavia il giusto riconoscimento che meritava. Mentre Albert Einstein è ancora oggi ricordato come uno dei più grandi geni mai esistiti, Mileva è al contrario finita nel dimenticatoio. Il suo nome è rammentato solo in associazione all’essere “moglie di”. Eppure lei non è stata solo la moglie di Einstein, ma una sua collaboratrice. Prima di raggiungere il successo che ha poi ottenuto Albert Einstein ha dovuto faticare parecchio, perché i suoi articoli venivano ignorati e le sue idee non tenute in considerazione. Mileva lo ha sempre incoraggiato a non arrendersi. Era innamorata di lui e della fisica, totalmente concentrata sulle necessità del marito, che lei aiutava in ogni modo possibile.
«Tornavo a casa dalla biblioteca con testi e manuali e subito mi mettevo a capo chino sui fogli per fare e rifare calcoli. Lui mi passava le informazioni, io ricalcolavo. Lui rileggeva, aggiustava e approvava. Sempre così».
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Quale ruolo abbia svolto allora Mileva negli studi di Einstein è facile immaginarlo. La storia è piena di donne la cui intelligenza e le cui scoperte sono state offuscate dagli uomini, e Mileva ne è un esempio. Dedicò ore e ore di ricerca e di studi per e insieme al marito, perché loro vivevano in simbiosi, erano gli ein-stein (in tedesco: una sola pietra) e non le importava se negli articoli pubblicati dal marito il suo nome non compariva accanto al suo. Il volgersi degli eventi storici le darà però torto. «Il suo nome era lì, chiaro, leggibile, bello. Del mio nome, invece, non c’era traccia». Mileva viveva di riflesso. Aveva sacrificato tutto per amore del marito, lui le aveva preso tutto: i suoi sogni, le sue ambizioni, l’aveva prosciugata interamente. Con il passare degli anni non furono più una sola clessidra, lui s’innamorò di un’altra donna, la tradì, si separarono.
Con questo romanzo Gabriella Greison intende dare memoria a questa donna che è stata una fisica e una scienziata, ma che la storia ha dimenticato. Il romanzo è stato scritto basandosi su documentazioni reali esito di lunghe ricerche. La Greison ha uno spiccato gusto per l’essenziale e per i dettagli. Getta uno sguardo alla vita quotidiana dei personaggi, sui luoghi nei quali le loro idee e i loro pensieri sono nati e sono stati elaborati, tanto che sembra quasi di conoscerli davvero e di visitare quei posti.
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