“Adua” di Igiaba Scego, il difficile rapporto tra Italia e Somalia
Adua, pubblicato da Giunti, è il nuovo romanzo di Igiaba Scego, scrittrice somala nata nel 1974 a Roma e già autrice di diversi libri interessanti, tutti incentrati sul tema dell’integrazione, e del rapporto tra culture diverse. Si può considerare tra le migliori esponenti di una nuova generazione di autori che scrivono in italiano, che spesso sono anche nati in Italia o ci vivono fin da piccolissimi, ma che provengono da etnie differenti, e che per questo motivo sono particolarmente sensibili a questo tema, quasi sempre al centro della loro produzione letteraria.
La protagonista di Adua è una donna somala non più giovanissima, approdata a Roma negli anni Settanta del secolo scorso. Il padre Zoppe era stato, da giovane, interprete per l’esercito italiano durante l’espansione fascista in Africa Orientale, riuscendo quindi a conquistarsi una discreta posizione prima che l’avvento al potere di Siad Barre instaurasse una feroce dittatura, seguita da una lunga e ancor più feroce guerra civile.
Adua, che è stata chiamata così in onore della bruciante sconfitta inflitta dagli etiopi agli italiani nel 1896, è fuggita in Italia a diciassette anni, sia per liberarsi dal dominio del padre-padrone Zoppe, sia per inseguire il sogno di una carriera cinematografica a Cinecittà, magari persino a Hollywood, miraggio che allora dominava le sue speranze per il futuro.
Tutto ciò che ha ottenuto, però, è stato soltanto la realizzazione di un pessimo film ai limiti del porno, a cui è seguita una vita piena di difficoltà e umiliazioni di ogni tipo.
Rimasta sola, ha sposato da poco un giovanissimo connazionale, approdato a Lampedusa in cerca di fortuna ma ridotto a vagare ubriaco per le strade della capitale, per offrirgli la possibilità di uscire dalla clandestinità, ma sa benissimo che questo matrimonio di convenienza non è destinato a durare. Medita quindi di tornare in Somalia, alla ricerca dei pochi legami che ha ancora con la terra natale, e si confessa idealmente all’elefantino del Bernini che troneggia in piazza Santa Maria sopra Minerva, raccontandogli la sua epopea familiare.
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Alle vicende di Adua s’intrecciano così quelle del padre Zoppe, che prima di lei aveva già tentato un percorso di emancipazione personale, insieme alla storia non troppo edificante della conquista italiana della Somalia, favorita dalle divisioni e dalle rivalità che dilaniavano la popolazione locale.
Scritto in uno stile serrato e convincente, che alterna senza sbavature presente, passato recente e passato remoto, Adua è un romanzo più che attuale, in questo particolare momento storico che pone la realtà delle migrazioni in primo piano sulla scena europea, sollecitando governi e istituzioni a ricercare nuove forme di gestione di un problema troppo a lungo sottovalutato.
Ci fa anche conoscere il punto di vista di una popolazione di “stranieri” che in realtà vivono spesso nel nostro Paese da diversi decenni, condividendo in gran parte i nostri stili di vita, ma senza dimenticare le proprie origini. Questo li obbliga alla ricerca continua di un delicato equilibrio fra esigenze diverse: integrazione, dopotutto, non deve significare oblio totale del proprio passato, ma costruzione di una nuova identità, che possa far convivere dentro di sé il desiderio di rimanere fedeli alle proprie origini con la necessità di sottostare a regole di vita differenti da quelle apprese in precedenza.
È questa la sfida che Igiaba Scego ci racconta in Adua, così come ha fatto in tutte le sue opere precedenti e nell’intenso lavoro di mediazione culturale che svolge da anni in Italia.
Un altro punto molto interessante del romanzo riguarda l’atteggiamento dell’Italia durante le guerre coloniali. Assumendo il punto di vista di un abitante della Somalia, possiamo accantonare per sempre una certa retorica del passato, che tendeva a giustificare le nostre conquiste in terra africana attribuendoci un ruolo da “colonizzatori buoni”, differente da quello degli altri Paesi europei: l’esercito italiano in Africa si è comportato come un qualsiasi esercito di conquistatori, commettendo le stesse scorrettezze e seguendo ovviamente una logica predatoria.
Consigliamo perciò la lettura di Adua, e magari anche degli altri romanzi di Igiaba Scego, a chi vuole sapere qualcosa di più in tema di immigrazione e integrazione.
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