"7 piccoli sospetti" di Christian Frascella
Autore: AnonimoLun, 12/04/2010 - 09:21
Di Geraldine Meyer
Tanto per entrare subito nel vivo delle cose inizierò dicendo che Christian Frascella è un gran bravo scrittore. Forse questo modo di esprimersi non è accademico ma è quello che mi arriva dalla pancia o dalle scapole (che secondo Nabokov sono l'organo davvero deputato a ricevere l'emozione letteraria). "Sette piccoli sospetti" è un libro che fa ridere, piangere e pensare. Frascella ha questa caratteristica, già emersa nel suo primo libro, di far ridere di primo acchito; ma di costringere questo sorriso a diventare un pensiero amaro.
Si parla di adolescenza e se ne parla in modo intelligente in questo libro. Non faccio paragoni con altri scribacchini che si sono cimentati con questo argomento senza uscire da un recinto di banalità. Ciascuno può azzardare nomi se vuole. Frascella ha il merito di avere scritto di ragazzini senza limitarsi a guardare compiaciuto il suo ombelico, e ha costruito una storia ricca di personaggi, dialoghi, immagini, sfumature. È bello questo libro, e i sette ragazzini di cui ci racconta la storia ad un certo punto vorresti vederli davvero girare per le strade del paese o del quartiere in cui vivi.
Sette ragazzini, ciascuno con una vita stropicciata per qualche motivo, decidono di dare una svolta alle loro esistenze: una picaresca rapina alla banca del paese. E questa è la cornice narrativa all'interno della quale si muovono altre storie. Quella di personaggi che divengono quasi mitici in un'ancora più mitica provincia. Cecconi il ragazzino che parla solo napoletano, Corda quasi trasparente per la sua famiglia prigioniera della devozione del fratello maggiore, Lonìca piccolo pugile nato sconfitto, Fastelli già obbligato a una vocazione non sua.
Ognuno di loro entra nell'adolescenza senza forse essere mai uscito dall'infanzia. Eppure ciascuno di loro ha già gesti appesantiti da dolori e difficoltà, solitudine e dispiacere. Vivono quell'età difficile in cui si è abbastanza grandi per avvertire confusamente che la vita non è una passeggiata, ma ancora troppo piccoli per avvertirne la malizia.
La trama non posso raccontarvela perché è parte integrante del piacere che si prova leggendo questo libro, però posso dirvi che la scena in cui i sette amici si trovano a scrivere la lettera che dovrà far innamorare di uno di loro la ragazza più brutta del paese è un pezzo di pura maestria e tenerezza. Come le pagine in cui Lonìca guarda in televisione, con i suoi amici, un vecchio incontro di Mohamed Alì. Di fianco a loro suo padre, malato, che regala loro un momento di emozione non solo sportiva: un intero incontro a sfiancare l'avversario stando sulla difesa. Poi la sorpresa di una reazione orgogliosa e piena di dignità.
Frascella è bravissimo nell'alternare momenti di racconto corale a zoom sulla vita dei singoli ragazzi. Un'alternanza che non è solo tecnica narrativa ma sostanza stessa del racconto. I ragazzini hanno una vita che passa senza soluzione di continuità dall'interno all'esterno e viceversa. Sono persone molto ben delineate e nello stesso tempo gruppo di amici. La maratona che si inventano per stabilire chi sarà lo sfortunato che dovrà sedurre la Chiattona diventa una metafora del loro stare al mondo. Ognuno corre per sé, vivono in quei chilometri le più rocambolesche avventure, litigano, si odiano forse eppure sembrano fare sempre gioco di squadra.
Ci si affeziona a quei piccoletti, anzi li si ama proprio. Credetemi. Sono ancora bambini e talvolta scimmiottano gli adulti del loro microuniverso ma lo fanno con la freschezza e l'ingenuità disarmante della loro età. La provincia che si muove attorno a loro diviene sfondo tutt'altro che vuoto di avvenimenti e avventure. In questo piccolo paese del centro Italia ogni persona diviene personaggio carico di leggenda, portatore di storie, di coraggio e meschinità. Non ci nasconde nulla l'autore e non fa neanche un vuoto e retorico elogio della vita di provincia. La presenta certo con la fantasia e la licenza poetica degli scrittori ma ce la restituisce ricca di vita. Come del resto è.
Lo stile è assolutamente funzionale alla storia, all'ambientazione e alla frammentaria sensibilità dei ragazzini, ancora in divenire ma molto salda nella consapevolezza degli agguati che la vita fa. Gli adulti sono un'altra cosa. Un po' lontani, un po' cattivi, sempre fondamentali per decidere di prendere una strada piuttosto che un' altra. Le strade di questi ragazzini non saranno in discesa ma ciascuno di loro avrà modo di esprimere insospettate doti. Sorprendenti per loro stessi. Bagagli per un percorso che non sarà facile e che resta aperto.
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Commenti
I gusti son gusti...
Io Frascella lo trovo abile, più che bravo. Già letto, già visto. Un ottimo artigiano, un pessimo artista. Il che, sia detto per inciso, è critica rivolta all'hype che circonda i suoi lavori, non i lavori in sè: se venissero presentati per quel che sono, cioè buoni prodotti da vendere (e da leggere), tutto sarebbe in equilibrio.
Ma altre sono le stelle che son nate, oscurate dall'hype intorno a Frascella... Andatevele a cercare...
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