Intervista a Chantal Corrado - editor Scrittura & Scritture
Autore: Morgan PalmasGio, 11/03/2010 - 10:32
Di Morgan Palmas
Buongiorno, vorrei anzitutto chiederle qual è stato il percorso professionale che l’ha portata a divenire editor in una casa editrice.
Non c’è stato un vero e proprio percorso, dopo studi in giurisprudenza mi sono avvicinata ad alcuni corsi editoriali, finché insieme alla mia socia e sorella Eliana Corrado (forse è più lei che ha un percorso professionale avendo seguito un vero e proprio master in editoria) ho deciso di mettere su la casa editrice Scrittura & Scritture.
Esistono un percorso standard o canali privilegiati oppure ritiene che vi siano più possibilità per diventare un editor?
Non credo che esista un percorso standard o canali privilegiati, io ne sono la prova anche se oltre ad essere editor sono anche una delle editrici di Scrittura & Scritture, in una casa editrice piccola non ci sono ruoli così netti, perciò inevitabilmente l’editore è anche editor, ma è anche quello che va alla posta, oppure gestisce il magazzino ecc.
Come è in concreto la sua giornata lavorativa? Quali sono le sue specificità imprescindibili?
Una delle cose belle e che più amo in questo lavoro è che non c’è una giornata tipo, come non ci sono degli orari fissi, in genere la giornata comincia al mattino presto alle volte con la lettura dei dattiloscritti, organizzare una fiera, decidere al momento una riunione con la mia socia e il resto dello staff, scrivere una quarta di copertina, confrontarsi con il grafico sulla realizzazione di una copertina e così fino al tardo pomeriggio, il lavoro alle volte e così intenso che si protrae fino a sera, alle volte si lavora anche di sabato, alle volte si perde un’intera giornata negli uffici postali o semplicemente per riordinare il magazzino, alle volte è la mia socia a coprire le mie specificità alle volte io le sue, tendo quindi ad organizzare la mia giornata lavorativa di volta in volta in base al periodo.
Nel mondo editoriale vede più merito rispetto al “sistema” Italia o reputa invece che il pensiero comune dell’amata raccomandazione sia purtroppo la via più comune? Quali percentuali fra le due?
Non penso ci sia una raccomandazione, l’editore è un imprenditore che deve saper razionalizzare le risorse economiche, il merito ci vuole, anche se spesso è l’esperienza a guidarci, aggiungerei un pizzico di fortuna, alle volte può contare essere al momento e nel posto giusto, forse serve anche una buona rete di contatti, questi però si acquisiscono con il tempo, almeno così è stato per Scrittura & Scritture.
Se crede nel merito, quali sono le sue azioni quotidiane per favorirlo?
Mettermi sempre in discussione, cercare di migliorare sempre, fare sempre di più, cercare di non abbattersi di fronte ad una sconfitta o ad una porta chiusa in faccia, e indubbiamente lavorare sodo.
Che cosa stima in uno scrittore esordiente e che cosa invece detesta?
Apprezzo molto la voglia di mettersi in gioco, fare lavoro di squadra con la casa editrice, l’umiltà, non scoraggiarsi, che sia uno scrittore che legga molto (questo non è così scontato dirlo proprio a proposito degli esordienti). Detesto la presunzione, chi voglia quasi insegnare all’editore come fare il suo lavoro, gli scrittori esordienti lamentosi e poco dinamici, tutti quelli che pensano che il loro lavoro di scrittore si sia esaurito nell’aver scritto il libro.
Quali sono le qualità della sua casa editrice e le prospettive?
L’affiatamento dello staff, la dedizione alle volte quasi abnegazione a questo lavoro, non arrendersi mai, voler crescere, lottare per raggiungere dei risultati. Per le prospettive speriamo che ci sia per Scrittura & Scritture una sempre maggiore crescita in visibilità, apprezzamento e seguito da parte dei lettori.
Che cosa pensa delle case editrici a pagamento?
Un argomento molto abusato in questo periodo, secondo me. A Scrittura & Scritture non interessa.
Indubbiamente spillare soldi ad un autore non è una bella cosa, si finisce per pubblicare qualsiasi cosa, ma dovrebbe essere lo scrittore ad avere più buon senso nella scelta di una casa editrice, secondo me anche i librai dovrebbero fare un po’ la differenza: spesso è evidente quali sono gli editori a pagamento, alle volte parlano i loro stessi libri… anche i librai dovrebbero fare un po’ di selezione: in alcune librerie si vede un po’ di ciarpame…
Un consiglio a chi vorrebbe intraprendere l’attività di editor.
L’editor è un lavoro che si costruisce molto su tanto lavoro, sull’esperienza, su leggere tanto ma allo stesso tempo sulla curiosità, è un lavoro affascinante ma allo stesso tempo duro, poco remunerativo almeno per una piccola realtà come Scrittura & Scritture, non me la sento di dare dei veri e propri consigli, perché non si finisce mai di imparare, ma certamente non basta, come pensano molti di quelli che ci inviano il curriculum, avere una laurea in tasca.
La ringrazio e buon lavoro.
Grazie a voi per l’opportunità.
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Commenti
Mi è piaciuta la chiarezza, la risposta diretta e senza autocompiacimento.
La serietà è una dote inestimabile.
Complimenti!
Una nota stonat, secondo me, è la definizione di ''abusato'' al discorso di editoria a pagamento. Finché il fenomeno non si ridurrà - e di molto - è indispensabile parlarne.
D'accordo con Cristina: intervista chiara e franca. D'accordo con Linda: editori a pagamento non è tema "abusato": la questione non è solo se gli editori ti chiedono o no i soldi, che in forma di un contributo di rischio - diciamo così - per me sarebbe anche corretto; il punto vero e' che ti chiedono soldi MA poi non ti distribuiscono né promuovono, perché la promozione costa e sulla distribuzione... credo sia questo il VERO GRANDE PROBLEMA, come per altre merci, perché anche il libro è una merce. I librai è vero: troppe volte non tengono conto che il "ciarpame" è ciarpame, se li fa vendere, ma anche perché sono strozzati ANCORA UNA VOLTA DALLA DISTRIBUZIONE, che impone chi va in vetrina e chi no, chi arriva al negozio e chi no, in quante copie quanti giorni ecc. Poi c'è "l'affare" MACERO: una bella quota di stampato è più conveniente buttarla al macero che venderla, o peggio ancora promuoverla. Perché stamparla? Favori, prebende, sovvenzioni: affari, insomma. Umiltà degli scrittori, d'accordissimo; però non è facile visto che - sembra - tutti possono diventarlo: giornalisti, e sono i più "vicini"; ma anche attori cantanti medici giudici calciatori ecc. Uno scrittore che fa il medico? Aiuto! Giudice poi...
Sono d'accordo col fatto che l'editoria a pagamento è un tema "abusato" nel senso che se ne parla troppo e soprattutto male dal momento che lo si accomuna al problema della non-distribuzione. Attenzione: non è detto che un editore non a pagamento non abbia problemi di distribuzione...o difficoltà a distribuire...il binomio editore a pagamento=non distribuzione o editore che investe=garanzia distributiva è un falso mito che andrebbe sfatato.
Non sono assolutamente d'accordo con Valeria che dice che sarebbe corretto se un editore richiedesse soldi come forma di contributo al rischio: mettiamoci tutti in testa una cosa: l'editore è un imprenditore e come tale rischia di suo...e se ne assume le responsabilità, ne valuta i rischi e i vantaggi...se non fa tutto questo, allora non è un editore...e qualcos'altro. Il problema, forse, è che è proprio la parola editore che comincia ad essere usta con molta faciloneria e leggerezza.
Credi che Chantal Corrado, in questa intervista, abbia sollevato un giustissimo spunto di riflessione: smettiamola di ridurre i problemi degli editori al discorso contributo sì, contributo no e cominciamo a guardarci intorno e a chiederci, interrogarci e proporre delle "soluzioni" alle miriadi di problemi che ci sono nel campo dell'editoria indipendente. Io lancio una prima proposta: cominciamo a muoverci in massa ad andare nelle librerie a chiedere ed acquistare i libri degli editori indipendenti, meglio se piccoli, stando bene attenti a che ci offrano libri di qualità, che sia essa di forma e contenuto! Prima o poi i librai (perchè sono loro il vero problema) dovranno togliersi la benda dagli occhi, sturarsi le orecchie e...dare ascolto alle voci di noi lettori, degli autori bravi e delle belle storie che i piccoli editori scovano e pubblicano RISCHIANDO!
Assolutamente d'accordo! Il problema è a monte. Tutti vogliono scrivere ed essere letti e nessuno legge gli altri. Alla fine in libreria si comprano sempre i soliti best seller delle solite grandi case editrici, quando si comprano!Perchè il problema è che in libreria si va a fare di tutto(prendere un caffè, chiacchierare, ascoltare cd,guardare le copertine, sfogliare libri, usare Internet) tranne che comprare libri.
@Anonimo#1: come diceva Loredana Lipperini nel suo blog, perché bisogna sempre concentrarsi su "qualcos'altro"? Sinceramente mi interessa molto poco se un editore non a pagamento non distribuisce alla stessa maniera per cui un editore a pagamento non distribuisce: nel primo caso non ho sborsato un soldo, nel secondo no. E sinceramente trovo molto, molto strano che un editore che investe di sua tasca soldoni sull'ordine dei diecimila euro se ne freghi delle sorti dei suoi soldi.
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