Cristianesimo: realtà o letteratura? Spunti di riflessione – parte 1
Autore: Morgan PalmasMer, 31/03/2010 - 10:49
Di Morgan Palmas
Nel 1896, in un’area desertica dell’Egitto, fu scoperto un testo che venne ritenuto fin da subito di notevole importanza: il vangelo di Maria Maddalena. Lei, nonostante secoli di dispute e diatribe, sarebbe considerata una dei discepoli, addirittura trattata con grande considerazione da Gesù, alla quale avrebbe confidato i segreti più “alti” dell’insegnamento.
In un’altra considerevole scoperta, alla metà del secolo scorso, emerse che nel vangelo di Tommaso si parla di un gemello di Gesù, tale Giuda Tommaso.
Circolavano allora, nei primi secoli dopo Cristo, decine di vangeli e per i prelati era un serissimo problema definire e porre i limiti del proprio operato, sia negli aspetti più teologici sia nella dottrina sociale della chiesa che si palesava nelle azioni e nei riti.
V’era un’autentica confusione. Vi fu chi sosteneva la veridicità dei quattro vangeli che oggi conosciamo adducendo le idee dei quattro venti fondamentali oppure delle quattro colonne che sono alla base del cielo: un impasto insaporito di credulità popolare e astrusi concetti legati alla superstizione che oggi farebbero sorridere il più sprovveduto dei cristiani.
In seguito a meravigliose riunioni pregne di conoscenza e saggezza, si liquidarono tutti i vangeli ritenuti poco veritieri come “abisso dell’ignoranza e della bestemmia contro Dio”…
È curioso osservare che il vangelo di Tommaso ritiene il regno di Dio né un elemento che si verificherà nella storia né un luogo preciso.
Ricordate, nel vangelo di Giovanni, quando Gesù si dichiara la porta attraverso la quale ottenere la salvezza? Bene, è altrettanto curioso notare che l’insegnamento di Silvano suggerisce questo: “Bussate su voi stessi come su una porta, e camminate su voi stessi come su una strada dritta. […] Qualsiasi cosa apriate per voi, la aprirete”.
Inoltre, Matteo, l’evangelista che ha concesso per l’eternità chicche indimenticabili.
Un elemento su tutti: la nascita illegittima di Gesù che nelle parole di Matteo divenne opera dello Spirito Santo. Lo spirito santo appunto - questa fu una sua meravigliosa invenzione per difendere Cristo dalle critiche che erano numerose a quei tempi - non discese più nel momento del battesimo, ma nell’atto del concepimento. Si nascose un adulterio per consacrarlo a miracolo dall’alto.
O pensiamo al passo in cui Erode “s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del territorio dai due anni in giù” (Mt 2,16) per confermare che Giuseppe ricevette la notizia da un angelo di scappare prima in Egitto, poi, a Nazaret. Non esiste un solo storico dell’epoca che parli di tale perfidia di Erode…
Questa è la prima puntata, altri spunti verranno. Realtà o letteratura?
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Commenti
Ciò che è scritto non è mai realtà.
è ridicolo tentare di svuotare il mare con una conchiglia...
@Il grande marziano: esatto.
@Anonimo: c'è chi non ha il coraggio neppure di vederla quella conchiglia, indipendentemente dall'oceano.
...o tutto quello che è scritto è sempre realtà essendo sempre frutto di punti di vista e di interessi di varie persone?!?!...allora anche il raconto orale non è mai realtà?!?! Ma vuoi vedere che aveva ragione Pirandello per cui la realtà non può mai esistere comune per tutti?!!? :-)
Una cosa, inerente al post, a mio modesto parere molto molto molto interessante e che può aprire spunti per infinite riflessioni è che nei Veda, testi induisti di 4.400 (quattromilaquattrocento) anni fa circa, trovi scritto “IN ORIGINE ERA PRAJAPATI E IL VERBO ERA PRESSO DI LUI E IL VERBO STESSO ERA VERAMENTE IL SUPREMO DIO.” E nel prologo del Vangelo di Giovanni, circa 1.900 (millenovecento) anni fa, trovi scritto “IN PRINCIPIO ERA IL VERBO E IL VERBO ERA PRESSO DIO E IL VERBO ERA DIO.” A dir poco singolare, no? Identici!!...dopo 2.500 anni
@RUDI: non è per niente singolare. Ci sono anche "mitologie" di popoli molto distanti tra loro che parlano tutte di vergini-madri di personaggi che destinati a diventare eroi. Molti hanno teorizzato l'esistenza di archetipi propri del pensiero umano. A tale proposito ti consiglio: "L'eroe dai mille volti" di Joseph Campbell.
Tornando al post, la realtà diventa sempre punto di vista nell'assimilazione mentale di ciascun individuo, sia essa riprodotta per iscritto, per immagini o tramandata per tradizione orale.
Come tale, il mezzo che la descrive è sempre e comunque triplamente fallace. Innanzitutto è ingannevole a causa dei limiti intrinseci del mezzo utilizzato (sia esso lo scritto, il video o il parlato), in secondo luogo perché l'autore che descrive la realtà prende delle decisioni personali in merito a come farlo, infine perché l'interlocutore finale ne filtra i significati attraverso la sua esperienza e il suo background culturale.
Ergo, quello che dicevo nel primo post.
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