100 ottimi motivi per piantarla di scrivere - Lezione 17
Autore: Morgan PalmasMer, 10/02/2010 - 12:19
Di Morgan Palmas
Vi sono persone – ne conoscete, sono certo – che si ostinano a vantare nella scrittura doti di destrutturazione, di sovvertimento delle regole, di sublimazione del proprio talento originalissimo, di “che ti frega di questo o quest’altro”, un approccio distruttivo della forma, una necessità di differenziarsi distruggendo.
I gusti sono personali, vero.
Ciononostante è curioso come un tempo ci si beava, a ragione, di avere messo prima il proprio corpo sulle spalle dei giganti e poi, soltanto poi, di avere destrutturato.
Tanta contemporaneità invece esalta o almeno accetta l’idea che la precocità nella scrittura, in termini di indipendenza e stile, non di età, sia normale, ora leggete nuovamente l’ultimo termine: normale.
È normale che scrivere sia diventato sempre più simile al parlato? È normale ritenere che scrivere sia più importante di leggere? È normale reputare la forma un ostacolo prima di averla conosciuta?
Pensate ad altri “normale”…
Osservate la gran parte della poesia contemporanea, nella quale l’unica preoccupazione sembra essere andare al verso successivo. Pensieri uno dietro l’altro, più che poesia. La metrica è scomparsa.
Leggete molti racconti d’oggi, anche on line, virgole assurde, punti esclamativi e di domanda ovunque, doppi, tripli, punti di sospensione che potrebbero essere indigesti anche a Céline, periodi che non stanno in piedi, subordinazione sempre più rara, ecc.
Siamo sicuri che distruggere la forma sia un modo di vivere il presente oppure è semplicemente ignoranza, cioè non conoscenza di tanta letteratura?
Ecco un altro ottimo motivo, piantatela di scrivere, imparate bene le “regole” dei giganti del passato: per distruggerle bisognerebbe prima conoscerle.
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Commenti
Mi trovi perfettamente d'accordo. D'altra parte, ne parlavamo giusto qualche giorno fa, sembra che la lirica si sia ridotta a semplice "prosa per immagini", non c'è metrica, non c'è studio, non c'è niente di niente, soltanto parole che evocano immagini o immagini che evocano sentimenti, insomma un vorticoso "parolame" intriso di seducente banalità.
Per non parlare della mancanza di studio tra gli autori di prosa alle prime armi che si sentono i nuovi Asimov o Calvino o Proust (tre nomi a caso), senza avere mai preso in mano un libro di questi autori, figuriamoci leggerlo!
Oh, che gioia leggerti! Lo sperimentalismo nasconde sempre più spesso una mancanza di idee, scrittori che si nascondono dietro alla forma per celare la debolezza di sostanza. Forse sembriamo degli acidi 'intellettuali' brontoloni ma quando mi tolgono tutte quelle virgole, quando le parole prendono un ritmo così veloce solo per confondere e impedire che ci si soffermi troppo sulle mancanze, ecco io mi intristisco proprio. E le descrizioni? Finite. Perché? Noiose. Show don't tell, l'imperativo. Dialoghi azione, azione dialoghi. E poi, una volta chiusi, chi se li ricorda più quei libri che parlano come tua sorella e raccontano spesso storie maldestre, sciancate, disilluse e, a detta dei più, 'contemporanee'?
Bravo Morgan
Sara
Concordo.
E piantiamola di scrivere! :)
@Marcello: non è tutto relativo, no, ci sono percorsi di studio (accademico o non) che impongono una certa visione che non tollererà mai alcune tendenze della contemporaneità. Sarebbe come negare se stessi.
@Sara: ragionare così porta a divenire non tanto misantropi, quanto misofobi :)
@Morena: da mò che lo sto a dì °_°
Oh no! Si diventa solo selettivi e felici!
Sara
Mi trovi d'accordo ma non del tutto, stavolta. Penso che si debba leggere, leggere e leggere, però non possiamo costringerci nell'atto della lettura, rimandando quello della scrittura ad un tempo indeterminato. Chi ha la passione per la scrittura vuole scrivere, punto. L'errore secondo me non è scrivere senza prima aver letto milioni di libri, ma è dire di essere scrittori. Scrivere fa bene, è un ottimo esercizio e più si va avanti nel tempo, più si migliora. Ci vuole tempo, certo, come per tutte le cose difficili, ma non credo che ci si debba astenere dalla scrittura per leggere all'infinito. Si scrive, si legge, si migliora pian piano, io la vedo così.
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