Lèggere le cortecce
Autore: Morgan PalmasGio, 07/01/2010 - 09:43
Di Giovanni Pannacci
Invece che di scritture, questa volta vorrei parlare del leggere. Perché all’origine dello scrivere c’è la lettura. Un giorno abbiamo letto un libro: perché proprio quel libro e non un altro, nessuno lo sa. Qualcuno ce lo ha prestato, lo abbiamo trovato, ci ha trovato. Comunque sia andata, quel primo libro ci ha raccontato qualcosa che non avevamo idea si potesse raccontare proprio in quel modo, in un modo che ci ha fatto scoprire voci, luoghi, emozioni che non immaginavamo fossero rinchiuse dentro di noi. In ogni caso ci è piaciuto molto, quindi abbiamo continuato.
Il primo libro per me è stato Pinocchio, quando ancora non sapevo leggere. Durò molte sere. Il grande libro dalla copertina rigida poggiato sul petto di mio padre, la mia testa sulla sua spalla, nel febbrile tentativo di capire quale segno, quale riga fosse il Gatto e la Volpe, il cane Melampo, l’albero degli zecchini d’oro, i riflessi azzurrini della fata. Ecco perché è come se lo avessi letto, quel libro, benché non sapessi leggere. Pochi mesi dopo divenni autonomo nella lettura. Mi piaceva così tanto leggere che, in un certo qual modo, leggere non mi bastava più, dovevo trovare la maniera di amplificare quel piacere. Così prendevo una sedia grande e la mia sedia piccola. La sedia grande era la scrivania dove posavo uno dei miei libri e un foglio bianco, poi mi sedevo sulla sedia piccola e, diligentemente, ricopiavo le pagine del mio libro preferito del momento. La scrittura nasceva per prolungare il piacere della lettura.
Prima si impara a leggere, molto dopo, e con più dolore, a scrivere. La lettura è un dono, è quasi gratis, imparare a scrivere costa molta più fatica. Oggi scrivo le storie che mi piacerebbe leggere, è molto semplice. Scrivo storie che nascono da tutti i libri che ho letto e che leggo, molto più che dalla vita ordinaria che conduco. Ecco perché leggere è l’atto primario, indispensabile.
Ogni mese arriva a casa mia un pacco di libri, da leggere e recensire. (Talvolta succede che le passioni dell’infanzia si trasformino in un lavoro e quando accade è molto bello).
Non so quasi mai quali libri contenga il pacco, così ogni volta è un po’ come fosse Natale.
E come sempre accade coi regali, a volte sono felice, a volte deluso, a volte proprio arrabbiato.
Ad ogni libro, tutti i giorni, dedico comunque qualche ora del mio tempo, alcuni non vorrei mai finirli, con altri scivolo veloce sulle pagine come un pattinatore sul ghiaccio. Ma sempre, mentre leggo, mi sdoppio, a volte anche mi triplico. Al di sotto del semplice atto del leggere, si mettono in movimento imprevedibili ingranaggi che azionano molteplici e differenti congetture sul testo in questione. Insomma, mentre leggo, contemporaneamente elaboro le analisi, le considerazioni e la recensione stessa del libro.
Ovvio dunque che la lettura, all’apparenza atto statico e passivo come pochi, è – al contrario – quanto di più attivo e stimolante ci possa essere. Ogni libro è un portale che ci mette in comunicazione con altri mondi. Perché questo accada è un mistero, o almeno lo è stato finché non ho letto “Terre del mito” di Giuseppe Conte, edito da Longanesi, uno dei libri più belli del 2009.
A pagina 28 l’autore ci svela un segreto interessante sui libri (e sulla lettura), che mi pare la chiusa ideale a queste noterelle sul piacere di leggere. Eccolo:
“Liber è in origine la pellicola tra il legno e la scorza degli alberi: si scriveva su di essa, prima della scoperta del papiro: dunque nella parola libro c’è il ricordo lontanissimo, confuso, della pioggia e del fuoco, delle radici e del cielo, dei venti e dei nidi degli uccelli, della luna e del sole, del buio e della luce...”.
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Commenti
La frase conclusiva è molto intensa.
Io non riesco a ricordare quale sia stato il mio primo, vero libro. All'inizio era soltanto "Topolino", poi è diventato "Dilan Dog", insomma, fumetti. Ma tra questi c'è stato qualcosa, ne sono certo. Credo che si trattasse delle "Mille e una notte", o forse "Dalla Terra alla Luna". Ciò che conta, però, è che, da allora, non ho mai smesso.
Bellissima frase. Ci leggo tante cose in cui credo. Grazie.
Io non me lo ricordo affatto quale sia stato il mio primo libro letto, forse Pinocchio, forse Il giornalino di Gian Burrasca, però mi ricordo con estrema precisione l'odore di quei libri pieni di fiabe che mio zio mi leggeva quando ero molto piccolo. E' proprio un odore che non potrei mai dimenticare...
E' o non è allora il libro (fumetti compresi) uno straordinario portale per l'altrove?
Giovanni
Non ricordo purtroppo.
Leggevo a quattro anni perché i miei giovanissimi zii, mi mostravano i titoli dei giornali e mi facevano ripetere le parole.
Una sorta di insegnamento per immagini... infatti non ho mai sillabato, e in prima elementare ero la beniamina della maestra perché leggevo speditamente, tutto.
la sete di conoscere ha poi fatto il resto. Ho letto di tutto, senza un ordine logico, solo seguendo il mio interesse del momento.
Non so vivere senza leggere.
Bellissimo articolo. Credo che leggerò il libro di Conte.
Marylibri
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