La necessità di comunicare
Autore: Marcello MarinisiGio, 05/11/2009 - 11:47
Di Marcello Marinisi
Perché sentire la necessità di questi interventi? Perché inserire all’interno di un blog che si occupa di letteratura, una serie di articoli che trattano il tema della comunicazione e del marketing?
Quando Morgan mi ha proposto di collaborare, ho subito pensato a quale poteva essere il mio contributo a questo progetto così interessante e che anch’io, come molti di voi, leggo costantemente. Ho subito pensato di affrontare una tematica che forse troppo spesso viene trascurata nell’ambito del panorama editoriale italiano: la comunicazione e il marketing editoriale.
Innanzitutto partiamo da un assunto di base che spero tutti voi teniate presente accingendovi a intraprendere la lettura di questi appuntamenti quindicinali: il libro è un prodotto di consumo e come tale deve essere trattato dal marketing. Non c’è dubbio che si tratti di un prodotto particolare e pertanto necessita di un approccio speciale.
Purtroppo, nel nostro Paese, si procede un po’ alla cieca navigando a vista senza una buona pianificazione strategica delle fasi di lancio, promozione e sostentamento delle vendite dei volumi pubblicati. Proprio per questa ragione ho deciso di inaugurare questi articoli, con la speranza che i pochi strumenti che potrò mettere a disposizione dei più possano chiarire per lo meno che cosa significhi vendere un libro.
Il mercato italiano è molto particolare, il bacino di utenti è di circa 60 milioni, ma i lettori abituali non superano i 5 milioni; basti pensare che il bacino svizzero è di 9 milioni di lettori e ci sono stati autori che sono riusciti a vendere anche 2 milioni di libri. Questo esempio serve soltanto per chiarire quale sia il livello di dispersione del mercato a cui ci rivolgiamo.
I piccoli editori, spesso lamentano i costi eccessivi di una comunicazione efficace. Queste rimostranze sono spesso indotte da uno scarso interesse verso gli strumenti e non da un reale calcolo economico o strategico(che pure un’azienda deve necessariamente affrontare). Quelle che proporrò in queste pagine vogliono essere soluzioni base perché anche un piccolo-medio editore, possa riuscire a investire in comunicazione in maniera virtuosa senza per questo dovere affrontare investimenti ciclopici.
Ci sono vari mezzi e molti canali a disposizione degli editori e degli autori per potere promuovere le proprie opere:
- televisione;
- stampa;
- radio;
- affissione;
- eventi;
- Internet.
Senza contare che il libro stesso è un oggetto che si auto-promuove attraverso tutta una serie di scelte che l’editore fa e che si ripercuotono sulla capacità stessa del libro di potere essere un potenziale best seller (copertina, sinossi, nota critica, impaginazione ecc.).
Ovviamente, tutti questi discorsi hanno una seconda premessa importante: il contenuto. Non pensate che il marketing e la comunicazione (che ne è un aspetto fondamentale) siano una sorta di pietra filosofale in grado di trasformare il piombo in oro. I lettori non sono fessi, ricordatevelo. Sono attori attivi di un processo di comunicazione molto complesso poiché non avviene in un contesto temporale condiviso (io autore ho scritto, in un momento precedente nel tempo e distante nello spazio, ciò che il lettore sta leggendo qui e ora) e sono consumatori esigenti, sia che essi siano lettori abituali, sia che si tratti di lettori cosiddetti deboli o potenziali. In entrambi i casi, pertanto, è necessario che l’autore porti il massimo rispetto per individui che decidono di spendere parte del loro tempo (risorsa scarsa per eccellenza) intrattenendosi con un libro.
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Commenti
Ma se ci capita di avere tra le mani una proposta di contratto per il nostro romanzo da una piccola casa editrice che si pone quei problemi, che dobbiamo fare? Se il piccolo editore ha uno scarso interesse verso gli strumenti di comunicazione, che editore è? Io ritengo che tra tutti quelli elencati, quello del libro stesso sia senza ombra di dubbio la più efficace. Sì alla televisione (costi alti), o alla stampa, o alla radio. Sì all'affissione (ma di che?), di eventi, o di internet, ma quello che può fare una copertina a livello pubblicitario è già un qualcosa di superiore. La sinossi, la nota critica, l'impaginazione sono di per sé una pubblicità importantissima. Tra libri sconosciuti, quando sono in libreria, mi capita tra le mani quello con una copertina che mi attira, più accattivante. Magari poi lo riposo, ma intanto è un passo avanti verso l'acquisto rispetto a tutti gli altri...
Marco
@marco: ho letto il tuo commento. La necessità di questa serie di articoli che pubblicherò qui nasce proprio dalla volontà di fugare i tuoi dubbi e quelli dei molti che si affacciano in questo campo che appare molto nebbioso e incerto. Nelle "prossime puntate" vedremo di fare un po' più luce sulla faccenda.
Ci sarò. Grazie.
Marco
comunque noto che manca una voce fondamentale, che ha creato dei casi letterari di questi anni: il passa parola. Case editrici medie che hanno venduto 1 milione di copie di romanzi senza grandi investimenti di marketing nè di battage pubblicitario. Per esempio la E/o con l'eleganza del riccio, mi pare sia arrivata a 900.000 copie, o la trilogia millennium di stig larsson, per marsilio (che tra l'altro pubblica anche henning mankell che reputo superiore a larsson ma che vende meno in italia). e anche alcuni premi letterari, che garantiscono un aumento di vendite di diverse migliaia di copie. Ma immagino lo approfondirai in seguito :)
Simone
@simone: sono strumenti utili, anzi, utilissimi. Però, a differenza degli altri che ho mensionato, non sono strettamente controllabili, sono onde anomale che non puoi prevedere. Ma come hai detto bene, ne riparleremo meglio in seguito.
grazie. seguo e leggo tutto per ora in silenzio
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